Il successore di Leonardo: intelligenza artificiale su misura per l’industria

Al Tecnopolo di Bologna via al progetto per la costruzione di un nuovo supercalcolatore. L’obiettivo è arrivare a settanta casi di utilizzo all’anno in quattro ambiti: clima, cybersicurezza, agrifood e processi manifatturieri

Maurizio Caiaffa
Il supercalcolatore Leonardo
Il supercalcolatore Leonardo

Tutto nero, fa un gran baccano, sprigiona una quantità esagerata di calore. Non è che trovarsi al Tecnopolo di Bologna e fare visita di persona al supercalcolatore Leonardo, una specie di chiassoso deposito di container metallici che al posto di merci ospitano chip montati in serie, ispiri di per sé l’immagine dell’alta tecnologia all’ennesima potenza.

Per realizzare davvero il significato di Leonardo nel mondo delle tecnologie digitali di frontiera, occorre che ti dicano che il supercomputer ha una potenza di calcolo di 250 petaflop - vale a dire 250 milioni di miliardi di operazioni al secondo –, che attualmente è decimo nella classifica Top 500 dei più potenti supercalcolatori, che è costato 250 milioni in buona parte finanziati dall’Europa (fa parte della rete EuroHPC Joint Undertaking) e che in un momento qualsiasi delle ventiquatt’ore che compongono ogni santo giorno – per esempio mentre lavora al 94% della propria capacità senza contare il cloud – ha in corso 1678 job (operazioni di calcolo) da parte di 491 utenti collegati da remoto, mentre in coda attendono altri 3999 compiti dello stesso genere.

Insomma una macchina informatica potentissima. «Leonardo è in funzione dal 2023 – spiega Sanzio Bassini, direttore del dipartimento di supercalcolo del Cineca, il consorzio che gestisce il supercomputer – e il suo compito è di supportare la ricerca scientifica a livello nazionale. Il suo ciclo di vita è di cinque anni, ma noi già siamo impegnati nella costruzione del suo erede, che sarà un dispositivo particolarmente dotato sotto il profilo dell’intelligenza artificiale».

Bassini è un po’ il papà di questi mostri del supercalcolo, è un loquace e gioviale emiliano con qualche tratto tipico dello scienziato geniale, soprattutto è un fisico che come responsabile di questa divisione del Cineca ha contribuito a costruire e poi a governare Leonardo.

Che adesso, però, sta per essere superato per lasciare il posto a una macchina molto più avanzata, qualcosa al passo con il Sacro Graal contemporaneo, l’intelligenza artificiale.

«No – corregge lui – non si tratterà affatto di una sostituzione ma di un’evoluzione, il nostro mondo è caratterizzato da un’enorme quantità di dati, serve una grande potenza per maneggiarli e ricavarne delle occorrenze statistiche. In fondo l’intelligenza artificiale è questo, ricavare delle occorrenze statistiche, mentre la specialità di Leonardo in realtà è un’altra, lavorare su un immenso numero di equazioni».

Come? Solo due anni e già ci si prepara al pensionamento del mitico Leonardo? Sembra impossibile, tanto più che è in corso il progetto per un potenziamento del supercomputer. Però dà l’idea dell’accelerazione spinta e senza sosta che comanda il mondo dei supercalcolatori e in generale quello dell’alta tecnologia, sotto la pressione della concorrenza fra i big globali del settore.

La regia e la gestione di Leonardo è in capo al Cineca, il consorzio fondato nel 1967 dalle università di Padova, Ca’ Foscari, Bologna e Firenze come Consorzio interuniversitario per la gestione del centro di calcolo elettronico dell’Italia Nord orientale.

Il Cineca, che negli anni e con il passare di varie ere tecnologiche ha raccolto le adesioni di tantissimi atenei, fra i quali a Nord Est quelli di Trento, Trieste, Udine, Verona, Venezia Iuav, lavora in particolare con il ministero della Ricerca scientifica, la Regione Emilia Romagna che ha messo a disposizione il Tecnopolo di Bologna, e soprattutto con l’Unione europea, che è la centrale in grado di ispirare i progetti, dare le direttive, mobilitare le risorse finanziarie.

È proprio dall’Unione europea che a febbraio è partita l’azione Invest Ai. Si parla di un’impresa del valore di 200 miliardi, di cui 3 miliardi relativi al progetto Ai Factory, quello in cui è inserito il futuro nuovo supercalcolatore di Bologna con il piano IT4LIA Ai Factory. «Sarà ottimizzato per l’intelligenza artificiale – spiega Bassini – e al servizio delle imprese, che potranno usufruire gratuitamente dei suoi servizi in chiave di trasferimento tecnologico.

L’iter sta procedendo di gran carriera, perché abbiamo fretta, il tempo è una variabile cruciale nell’implementazione di processi di questo livello e di questa complessità».

Concretamente quello dell’Ai Factory è un progetto partito a metà del 2024 e su cui Cineca entro novembre farà la call per mettere a gara gli aspetti realizzativi. Il valore dell’impresa è pari a 430 milioni, finanziati dall’Europa e cofinanziati a livello nazionale da ministero della Ricerca, Agenzia della cybersicurezza e Regione Emilia Romagna.

La capacità di calcolo sarà, quanto alle operazioni di intelligenza artificiale, venti volte più potente di quella di Leonardo, parliamo di 40-50 exaflop (gli exaflop sono miliardi di miliardi di operazioni al secondo). E mediamente saranno 130 le persone dedicate alla gestione del nuovo supercalcolatore. «Nelle prossime settimane – anticipa Sanzio Bassini – contiamo di bandire le gare per arrivare all’assegnazione dei lavori verso fine anno. Poi l’implementazione è prevista a marzo 2026 e l’avvio della produzione avverrà entro la metà del 2026».

Dal punto di vista economico e industriale il lancio di Ai Factory rappresenterà un grande passo in avanti rispetto a Leonardo.

Quest’ultimo, in virtù della sua grande potenza computazionale, è stato pensato soprattutto per supportare le attività di ricerca scientifica e universitaria in campi come gli eventi estremi in campo climatico, l’astrofisica, la fisica nucleare, la farmacologia, i nuovi materiali.

Un altro ambito di applicazione è nel campo delle amministrazioni pubbliche: ad esempio l’Assemblea dell’Emilia Romagna si è rivolta a Leonardo per l’elaborazione di un sistema di valutazione dell’impatto delle proprie leggi, progetto che avrà uno sviluppo anche al livello delle istituzioni parlamentari.

Dal canto suo invece l’Ai Factory parte già focalizzata sul sistema produttivo, perché è espressamente previsto che a presentare i propri quesiti potrà essere anche il mondo delle imprese, e in effetti tutto l’universo di poli di ricerca che ruotano intorno al sistema manifatturiero, come i centri di Industria 4.0, i digital innovation hub, finanziatori come Cassa Depositi e Prestiti oppure i fondi di private equity e associazioni di categoria come Confindustria.

La frontiera in questo caso è l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per risolvere problematiche complesse e bisognose di grandi capacità di elaborazione.

«L’obiettivo – racconta Bassini – è arrivare a settanta casi di utilizzo all’anno e gli ambiti di applicazione che immaginiamo saranno quattro: il sistema Terra fra clima, meteorologia e geofisica, la cybersicurezza, l’agrifood e i processi manifatturieri».

Una sfida che mette in gioco la competitività del sistema Paese. Non solo. «È anche una sfida di valore culturale – conclude – per far partecipare l’Italia alla grande partita globale dell’intelligenza artificiale, evitando una colonizzazione dei nostri processi produttivi».—

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