Rara Factory sa il segreto per sostituire le terre rare
La startup nata come spin off di Ca’ Foscari ha sede al Parco Tecnologico Vega di Marghera. Il fondatore Stefano Bonetti: «Il primo obiettivo? Trovare magneti diversi da quelli al neodimio»

L’obiettivo, ambizioso, è sviluppare tecnologie di frontiera per ridurre la dipendenza da terre rare e materiali critici, elementi indispensabili per la transizione energetica, la mobilità elettrica, l’aerospazio e i dispositivi medicali avanzati, oggi appannaggio quasi esclusivo del mercato cinese e, tanto per dirne una, uno dei punti centrali dell’accordo tra Usa e Ucraina, passaggio cruciale nella nuova geopolitica delle risorse globali.
Come? Combinando la scienza dei materiali all’intelligenza artificiale sotto la regia di giovani cervelli che hanno scelto di non fuggire, ma di rimanere in Italia.
A tentare l’impresa è il team di una startup innovativa nata da meno di un anno, Rara Factory, che ha sede al Parco Scientifico Tecnologico Vega di Marghera, prima realtà interamente dedicata alla ricerca, sviluppo e prototipazione di materiali sostenibili alternativi alle terre rare e ai materiali critici, nata come spin-off deep-tech dell’Università Ca’Foscari di Venezia.
Il core business della tecnologia Rara Factory è un algoritmo brevettato che permette di identificare materiali alternativi alle terre rare, combinando elementi reperibili in natura e mantenendo proprietà equivalenti o superiori rispetto alle leghe tradizionali. Il tutto grazie a una tecnologia del valore di oltre due milioni di euro, che ieri – durante l’inaugurazione ufficiale – è stata illustrata alle istituzioni regionali e comunali, università, imprese, investitori e partner strategici.
Grazie a un mix di competenze, che va dalla fisica della materia alla fisica teorica e all’intelligenza artificiale generativa, finora l’algoritmo è stato testato con successo su oltre 45 mila materiali. «Andiamo a prendere l’abbondanza: grandi quantità di elementi facilmente reperibili come ad esempio silicio, alluminio, ferro, calcio» ha spiegato ieri Stefano Bonetti, fondatore e direttore scientifico di Rara Factory, nonché professore ordinario di Fisica Sperimentale della Materia e Applicazioni a Ca’Foscari: «Il primo obiettivo sarà di trovare dei magneti alternativi a quelli al neodimio per applicazioni nell’automotive e delle energie rinnovabili, ma il nostro metodo è molto più generale ed è valido per qualsiasi materiale critico che vuole essere sostituito, come ad esempio litio, coltan o cobalto».
Nel solo campo di applicazione dei magneti – che oggi vale 54 miliardi a livello globale e si stima oltre 90 miliardi nel 2030 – le applicazioni della tecnologia Rara Factory si pongono l’obiettivo di generare un risparmio sui costi dei materiali del 30-40%. Il nuovo laboratorio è dotato di sistemi di calcolo avanzato per la progettazione di nuovi materiali mediante un modello AI proprietario, strumenti per la sintesi di nuove leghe, impianti di caratterizzazione per misurare proprietà magnetiche, termiche ed ottiche dei materiali generati in grado di produrre circa 150 campioni al giorno e oltre 10. 000 entro fine anno.
Michele Bugliesi, ad di Rara Factory, già rettore di Ca’Foscari, ha sottolineato il valore di una startup tanto innovativa e la speranza di catalizzare nuovi stakeholder nazionali e territoriali. «Il nostro obiettivo è costruire una catena del valore completa, con partner industriali, istituzionali e investitori di primissimo piano contribuendo a creare un ecosistema competitivo che connetta ricerca, imprese e territorio».
Rara Factory oggi è sostenuto da UniCredit e Motor Valley Accelerator, il programma della Rete Nazionale Acceleratori di Cdp Venture Capital, che ha come co-investitori Plug and Play Tech Center, UniCredit e Fondazione di Modena.
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