Il salto nello spazio di Matteo, ingegneria a Padova e poi Airbus Defence

La carriera di un giovane veneto che dopo l’università a Padova si è trasferito a Monaco. Approdato ad Airbus si occupa di strategia in ambito di droni civili e militari, fino a che nel 2021 entra in un programma da 7 miliardi di euro, chiamato Eurodrone

Lorenza Raffaello

Matteo Zorzan ha 31 anni e di professione fa il project manager per Airbus Defence and Space, un’azienda europea che opera nel settore aerospaziale e della difesa. Sin da bambino era interessato all'esplorazione del cosmo, tra il buio degli osservatori e la scienza sui libri, fino a che alla teoria ha preferito la pratica.

Meglio realizzarle, piuttosto che leggerle, le tecnologie che abilitano ad andare nello spazio. Negli ultimi sei anni, a Monaco di Baviera, ha ricoperto diverse mansioni dall’area più tecnica fino a quella più strategica. Prossimo obiettivo: aumentare le responsabilità, in ottica di leadership. Ma se è arrivato dove è, partendo da Brendola, paese del Vicentino, Matteo lo deve al suo percorso accademico: una laurea magistrale in ingegneria aerospaziale a Padova, un Master in Propulsione aerospaziale alla Cranfield University, il Master in Business Administration di Cimba e University of Iowa e una collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea.

«Non è stato semplice, ma mi sono sempre impegnato al 150%, senza risparmiarmi» ammette l’ingegnere. Eppure, l’origine di tutto è in un libro: «Mi sono appassionato allo spazio a 8 anni, i miei genitori mi regalarono un libro di scienze, continuavo a leggerlo, mentre i miei compagni impazzivano per i fumetti, ma è stata importante anche l’esperienza alle Olimpiadi di Astrofisica al liceo».

Nel 2013, conseguita la triennale in Ingegneria aerospaziale, con un amico fonda Polaris, un progetto di ricerca per risolvere il problema del surriscaldamento dei satelliti. I primi risultati sono promettenti, tanto che l’Esa decide di sovvenzionare il progetto, dando loro la possibilità di gestire un team di ricerca e passare, ancora una volta, dalla teoria alla pratica.

Ben presto arrivano anche gli sponsor: «Siamo andati a Capo Nord alla guida di due automobili meravigliose, un lusso per due ventenni, è stato gratificante, ma anche tanto divertente. Terminato il progetto, i soldi rimasti li abbiamo devoluti all’università di Padova, come forma di riconoscenza». Ormai la strada è segnata e Zorzan è inarrestabile, quanto la sua ambizione a progredire, migliorare, scoprire. «Sono abbastanza attraente per essere assunto?» Più un mantra, che un quesito.

Si laurea e, in contemporanea, consegue il master a Cranfield. Gli eccellenti risultati accademici, gli consentono di partecipare ad un programma per giovani talenti, dove scopre di essere portato per il project management. Approda ad Airbus dove si occupa di strategia in ambito di droni civili e militari, fino a che nel 2021 entra in un programma da 7 miliardi di euro, chiamato Eurodrone, «un progetto importante – dice – che permette di dedicarmi al prodotto e concentrami sulla leadership. È per questo che mi sono iscritto all’Mba di Cimba perché, una volta maturata l’esperienza strategica e operativa, volevo essere preparato anche nelle soft skills, fondamentali per gestire un team di persone».

I risultati professionali sarebbero stati gli stessi anche in Italia? L’ingegnere è sicuro: «No. Per il mio percorso, l’Italia non sarebbe stato il posto giusto, ma ho amici che sono arrivati al mio stesso punto di carriera, alla mia stessa età, senza andare all’estero. Quello che cambia è lo stipendio, in questa fase io prendo circa il doppio, ma con gli anni questo divario si colmerà».

Secondo Zorzan, l’Italia vanta delle eccellenze e l’aerospazio avrà un ruolo sempre più importante in ambito di sostenibilità energetica, ma anche nell’industria 4.0 dove si lavora sull’efficienza della comunicazione in ambiti complessi. Il vicentino non esclude un suo ritorno in patria. «Cosa succederebbe in un’azienda italiana se entrasse una figura come la mia?»

Il suo sogno sarebbe quello di portare la struttura di una grande azienda in realtà medio-piccole, per ricoprire la posizione da general manager, in cui contano non solo le abilità tecniche, ma anche tutti quei fattori, come la resilienza e l’empatia. «Vorrei tornare per portare uno spirito internazionale, essere un catalizzatore del cambiamento nel territorio e dimostrare che i risultati possono essere conseguiti anche con certi tipi di stipendi e dinamiche di team». —

Riproduzione riservata © il Nord Est