Stipendi e salari al palo a Nordest: i vantaggi fiscali rilanciano i bonus
Focus sul welfare nel nuovo numero di Nordest Economia
Martedì con il giornale: i dati, le interviste, le inchieste

I numeri non mentono, e se guardiamo solo ai numeri, la verità è che salari e stipendi, in Italia e a Nordest, non solo sono al palo, ma nel raffronto con altri Paesi Ue, nel volgere di non troppi anni, sono persino diminuiti. Il dato nazionale, certificato Ocse, si declina in negativo in Veneto e Friuli Venezia Giulia, entrambe fanalino di coda della macroarea nordestina, penalizzate - evidentemente - dalla forte vocazione manifatturiera di questi due territori. Le analisi per settori raccontano, infatti, che in vetta per valore delle retribuzioni ci sono i servizi finanziari, dove la Ral media (retribuzione annua lorda)supera i 43 mila euro, a seguire ci sono le utilities (oltre 31 mila euro medi), quindi l’industria di processo e manifatturiera, chiudono agricoltura, commercio e servizi.
Sul perché le retribuzioni non aumentino, le ragioni sono molte. Ma se fino allo scorso anno - tutto sommato - il problema veniva relegato alla discussione tra categorie e sindacati in occasione dei rinnovi contrattuali, la crisi energetica e la spinta inflazionistica che stiamo patendo, hanno fatto del tema “salari e stipendi” una voce di stretta attualità. Non a caso è uno degli argomenti della mobilitazione sindacale, diversamente declinata da Cgil Cisl e Uil, scattata dopo la presentazione delle scelte del Governo per la legge di bilancio.
Alle tante sfaccettature di questo argomento è stato dedicato il numero di dicembre di Nordest economia che sarà in edicola, in allegato a questo giornale, martedì 20 dicembre. All’interno dati e raffronti sul valore delle retribuzioni a Nordest, nelle regioni e nelle diverse province, interviste e approfondimenti ad esponenti del mondo delle imprese, uno fra tutti Federico Visentin, al vertice di Federmeccanica, delle categorie economiche e del sindacato, analisi e approfondimenti, come l’intervista all’ex ministro del Lavoro, e oggi alla guida del Cnel, Tiziano Treu.
Nordest economia si è occupata anche del come molte imprese hanno affrontato il nodo stipendi, che è uno degli elementi con cui attrarre e trattenere i talenti. E non da ultimo dell’opzione welfare, quest’anno diventata ancora più attraente - e anche economicamente interessante sia per le imprese che per i lavoratori - con l’innalzamento da 600 a 3 mila euro della soglia esente da tassazione del premio in fringe benefit.
Una buona mossa per il Governo, che l’ha varata, rispetto alla quale il giudizio di imprese e associazioni di categoria non è sempre univoco. Per le micro e piccole imprese è stato un modo per “scaricare” il problema del caro-bollette e dell’inflazione sulle aziende che non sempre, e non tutte, sono in grado di elargire bonus ai propri dipendenti, evitando di agire là dove - da sempre - da Confindustria a Confartigianato, da Confcommercio a Cna (e solo per citare alcune associazioni di categoria) e le organizzazioni sindacali chiedono: un taglio robusto al cuneo fiscale.
A Nordest sono molte le aziende che hanno esercitato l’opzione bonus, e qui c’è anche una radicata cultura della contrattazione di secondo livello, nata negli anni 70 grazie ai metalmeccanici e alla Zanussi, dove è stato “inventato” il sistema partecipativo che ha fatto scuola in Italia, che garantisce salario aggiuntivo sia in busta paga, sia in welfare. —
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