Silicon Box, i motivi del no al Veneto: «Poco sviluppo industriale e incertezza sui prezzi»

Possibili complicazioni nell’acquisto dei terreni e ritrosia a insediare lo stabilimento in un contesto prevalentemente agricolo e meno sviluppato dal punto di vista industriale. Con un imperativo: evitare danni reputazionali e incertezza nei prezzi. Ecco le motivazioni che Silicon Box, impresa basata a Singapore, esplosa economicamente con il business dei chiplet (circuiti integrati molto piccoli), ha fornito alla Regione Veneto venerdì 28 giugno, nel corso di un incontro da remoto. Oltre ai responsabili dell’azienda c’era anche Federico Meneghesso, il capo di gabinetto del presidente Zaia.
Questo giornale ha potuto approfondire i contenuti della risposta che Silicon Box ha fornito alla Regione Veneto, per spiegare i motivi per cui alla fine la scelta è ricaduta su Novara. Ed è un passaggio rilevante, a maggior ragione ora che è esplosa la polemica politica, con il governatore Zaia che chiede piccato di rendere pubblici i dossier e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy che con una nota ufficiale invita a non buttare la palla in tribuna. Della serie, non c’è nulla di oscuro: il Veneto era stato messo a conoscenza dei motivi della scelta.
Il preambolo dei manager della società di Singapore è stato chiaro: nonostante i numerosi vantaggi di Vigasio, e considerando che Silicon Box ha una tempistica rigorosa e un approccio di gestione snello che richiede un’esecuzione mirata, è stata scelta un’altra sede.
Poi l’elenco dei tre motivi fondamentali per cui si è scelto di scartare Vigasio, dove veniva messa a disposizione un’area di 450 ettari nella provincia di Verona: la maggiore vicinanza del sito di Novara ai partner strategici; la complessità legata all’acquisto dei terreni, perché Silicon Box mira a evitare potenziali rischi che potrebbero causare ritardi, danni alla reputazione o incertezza dei prezzi e - nonostante la Regione Veneto abbia sviluppato un solido piano di emergenza - il sito scelto alla fine è stato preferito perché ha un unico proprietario, con il quale è già stato raggiunto un accordo preliminare su prezzo, tempi e modalità di cessione; il sito di Vigasio si trova in un’area meno sviluppata industrialmente rispetto all’opzione selezionata, e l’azienda vuole ridurre il rischio di sviluppo in un contesto prevalentemente agricolo.
Queste le motivazioni fornite al funzionario regionale incaricato di seguire l’incontro. I manager di Singapore hanno cercato poi di addolcire un po’ la pillola, chiarendo che questa decisione non riflette una mancanza di fiducia nei confronti del Veneto. Al contrario, hanno riconosciuto che la regione è ben radicata nel settore industriale e che Vigasio, nello specifico, ha il potenziale per diventare un polo molto attrattivo. In futuro, forse. Ma non oggi.
Poi il congedo definitivo, prima della foto con il ministro Adolfo Urso, il governatore del Piemonte Alberto Cirio e il sindaco di Novara Alessandro Canelli: i rappresentanti dell’azienda di Singapore hanno confermato che stanno stabilendo in Italia una presenza a lungo termine e prevedono ulteriori opportunità, soprattutto di collaborazione in materia di ricerca e sviluppo, e sperano in futuro di poter sfruttare i punti di forza del Veneto. C’è anche chi evidenzia il fatto che, a differenza di Alberto Cirio, Luca Zaia non abbia partecipato a nessuna delle riunioni tecniche.
Zaia non l’ha presa per niente bene, soprattutto perché il grande rifiuto si aggiunge al cambio di programma di Intel, che dopo aver paventato la possibilità di metter su radici in Veneto ha abbandonato il piano di sviluppo in Italia a favore della Polonia. Ma in questa storia le ragioni economiche si intrecciano a quelle politiche.
E dunque non si può prescindere dal fatto che la trattativa sia stata condotta con il supporto del Mimit, il ministero retto da Adolfo Urso di Fratelli d’Italia, fatalità l’uomo di cui più volte si è fatto il nome come del possibile successore di Zaia alla presidenza del Veneto.
Il “doge” torna a chiedere che i dossier siano resi pubblici, paventando possibili altre ragioni che abbiano condizionato la scelta di Novara al posto di Vigasio. Dal Ministero specificano, invece, pochi ma fondamentali punti: Silicon Box è stata portata in Italia dal Mimit ma poi la trattativa è stata esclusivamente tra l’azienda e le regioni.
Anche ieri il presidente del Veneto è tornato sull’argomento: «Continuo a dire: liberateci dal vincolo della riservatezza, così almeno chi parla si legge i dossier, e si rende conto che ha detto tante cazzate». Insomma, il clima è davvero incandescente.
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