Sergio Barel: «L’incertezza è la nuova normalità. Investire, innovare e non restare immobili»
Per il presidente del Cluster della meccanica Fvg il rallentamento c’è ma ci sono elementi per continuare a guardare con fiducia al futuro

L’incertezza domina in questa complessa fase economica, è trasversale a molti settori e rischia di minare la fiducia. Un contesto che vale anche per la meccanica. «Ma anche l’incertezza - secondo Sergio Barel, presidente del Cluster della metalmeccanica Fvg - non va considerata come un nemico da temere bensì come un fattore di cui tenere conto» e da affrontare «innovando, imparando a definire diversi scenari e, quindi, diverse modalità di reazione».
Solo questo?
«No, dobbiamo anche adoperarci per mettere a terra le competenze che possediamo, e nella meccanica mondiale noi siamo davvero al top, perché sono un fattore vincente».
Presidente, parliamo di ferie lunghe, stop prolungati alla produzione per queste festività natalizie, che sono un segnale di una certa difficoltà del settore.
«Nel secondo semestre di quest'anno la frenata c’è stata. Ovviamente nel macrosettore metalmeccanica ci sono segmenti che hanno rallentato di più, penso a quelli molto legati al consumer, e altri meno. E se guardiamo all’automotive, ha sofferto di più chi esporta direttamente verso la Germania, rispetto a chi, pur avendo committenti tedeschi, esporta in Polonia piuttosto che in Repubblica Ceca. Se poi osserviamo la meccanica industriale, i dati sulle esportazioni confermano una crescita rispetto al ’22. Ripeto, pur rilevando una frenata nel secondo trimestre».
La zavorra qual è?
«Sappiamo che l’aumento dei tassi di interesse ha bloccato gli investimenti, la frenata tedesca è un altro fattore, l'inflazione che ferma i consumi...».
Guardando al futuro prossimo?
«Sono fiducioso, non solo per indole ma perché credo che ci siano elementi sui quali basare questa fiducia».
Ad esempio?
«Rispetto ai tassi di interesse, dopo la mossa della Fed, anche la Bce opterà per una politica dei tassi diversa. L’inflazione sta rallentando e questo farà ripartire i consumi. Mercati oggi in contrazione iniziano a dare segnali di inversione del trend».
E veniamo al tema “auto”, che resta spinoso. Diremo davvero addio al motore endotermico nel ’35?
«Altro elemento di incertezza. Ma anche qui fattori che si pensavano granitici non lo sono più, la scadenza per l'Euro 7 è stata spostata, adesso attendiamo le elezioni e vedremo».
Dopo il voto cambierà qualcosa?
«Diciamo che già era stata indicata, al 2026, una data per una verifica, non credo sia irragionevole ipotizzare che, prendendo atto dell’impossibilità reale di rispettare alcune scadenze che la Ue si era data, si colga l’opportunità per una revisione».
Anche perché Germania e Francia hanno fatto alcune scelte...
«Esattamente, la Germania ha tolto gli incentivi sull’auto elettrica, la Francia li concede ma solo sulle poche auto elettriche prodotte in Europa».
Un freno alla competizione, sleale, cinese che produce auto elettriche con l’energia assicurata dal carbone.
«Un altro paradosso. E’ intuibile che servano correttivi e nuove regole. Gli obiettivi della Ue, ambiziosi ma anche unici al mondo, forse richiedono tempi più lunghi. E forse vale la pena chiedersi e sia lecito che la Cina oggi stia correndo per costruire centrali per produrre energia con il carbone, potendo così offrire alle sue imprese un costo energetico risibile, a fronte di prezzi molto, molto più alti, pagati dalle imprese europee che investono nella transizione energetica».
Altri fattori di preoccupazione?
«I conflitti. Quello in Ucraina prosegue a cui si somma la crisi in Medio Oriente le cui conseguenze rischiano di determinare nuove difficoltà alle catene di fornitura».
Come si possono muovere dunque le imprese metalmeccaniche?
«Come dicevo l’incertezza non si risolve restando fermi. Bisogna disegnare scenari e possibili azioni da mettere in campo, dobbiamo mettere a terra le nostre competenze, che sono eccellenti, occorre mantenere viva la fiducia investendo e innovando. Del resto l'incertezza è diventata la nuova normalità e quindi dobbiamo prenderne atto e cambiare approccio, essere resilienti, capaci di cambiare ed evolvere. Sono qualità che abbiamo già dimostrato di possedere, devono diventare il nostro fattore distintivo».
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