Semiconduttori a singhiozzo, doccia fredda targata Asia per il settore automotive

Le carenze nelle forniture considerate un freno nel breve periodo a più lungo termine ci si attende un boom di richieste di vetture green

Luigi Dell’olio

PADOVA. Proprio nel momento in cui la ripresa si stava rafforzando, per il settore dell’automotive è arrivata la doccia fredda per la difficoltà di approvvigionamento dall’Asia di alcune componenti tecnologiche come i microchip. Con il risultato di rallentamenti, e in qualche volta persino blocchi della produzione, che stanno creando a uno dei comparti più colpiti dai lockdown della primavera.

 Uno scenario di breve complicato, dunque, mentre nel medio termine il settore si attende un boom nella domanda di veicoli ad alimentazione sostenibile, tra crescente sensibilità dei consumatori verso l’ambiente e legislazione di favore da parte dei governi.

Immatricolazioni

Cominciando dai numeri, a settembre le immatricolazioni in Italia si sono fermate a quota 105.175, vale a dire un terzo in meno (il 32,7% per la precisione) rispetto allo stesso mese del 2020. Mentre il totale dei nove mesi è 1,16 milioni di unità, in crescita del 20,6% sull'analogo periodo del 2020, anche se i livelli del 2019 restano lontani (-14%). La frenata è iniziata in estate, quando sono emerse le difficoltà nelle forniture di microchip.

«Con l’avvento del virus i produttori di microchip avevano ridotto i programmi di produzione ritenendo che vi sarebbe stato un calo di domanda legato al lockdown e in generale agli effetti negativi della crisi sanitaria. È successo invece esattamente il contrario», spiegano dal Centro Studi Promotor, che monitora il settore con analisi mensili. Ricordando come il 96% dei concessionari indichi bassi livelli di giacenze. All’inizio dell’anno la quota era del 28% e da quando viene condotta l’inchiesta congiunturale mensile, cioè dal 1993, un livello così basso di giacenze di auto nuove non si era mai verificato.

Questa situazione ha importanti conseguenze anche sul mercato dell’usato, che a settembre ha registrato un calo del 17,1% rispetto allo stesso mese del 2020. Gian Primo Quagliano, presidente Promotor, parla di «una situazione di assoluta emergenza» per il comparto dell’auto. Tanto da sottolineare la necessità di misure di sostegno da parte del Governo, considerata l’importanza dell’automotive per l’economia e l’occupazione nel Paese.

Ha una visione per certi versi simili il presidente di Unrae (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) Michele Crisci, per il quale «il continuo stop and go degli incentivi non aiuta certo il mercato ad agganciare l’attuale fase di ripresa dell’economia nazionale e a ridurre l’handicap dovuto alla crisi dei semiconduttori».

Da qui l’invito all’esecutivo a far rientrare il finanziamento dell’ecobonus «all’interno di una strategia di lungo periodo per l'intero settore dell’automotive, il cui rilancio farebbe anche aumentare ulteriormente il Pil oltre il livello previsto nella Nota di aggiornamento del Def».

La sensazione è che nelle prossime settimane sarà riconvocato il Tavolo Automotive con tutti i protagonisti del settore e in quell’occasione si capirà se vi sono i margini e la volontà politica per intervenire a sostegno del settore.

Dall’Unione europea non dovrebbero alzare le barricate sollevando il tema degli aiuti di Stato, alla luce dell’eccezionalità della situazione. A maggior ragione se si agirà con un programma di sostituzione delle auto più inquinanti con vetture di nuova generazione, realizzando un piano concreto di sviluppo e attuazione urgente delle infrastrutture di ricarica ad alta potenza.

Intanto, con un emendamento al Decreto Infrastrutture e mobilità sostenibili approvato a inizio settembre, gli operatori del settore hanno ottenuto un’estensione delle tempistiche entro le quali i venditori sono tenuti a confermare l’operazione di vendita dei veicoli incentivati tramite ecobonus. Aiutare il settore a risollevarsi contribuirebbe, per altro, a sostenere l’economia in generale, dato il peso rivestito dal comparto.

In difficoltà

L’auto, insieme alla moda, è il principale settore oggi in difficoltà all’interno di un contesto generalmente positivo, ricorda il segretario generale della Uil Veneto Roberto Toigo. Il potenziale per riprendere il cammino positivo non manca, grazie alla forte domanda di alimentazione sostenibile, dopo che le ibride nel corso dell’estate hanno sfiorato un terzo delle immatricolazioni, superando le alimentazioni a benzina, con il diesel in coda. I problemi attuali sul fronte dell’approvvigionamento potrebbero spingere a un ripensamento delle delocalizzazioni.

Nel post-pandemia occorrono catene di rifornimento più corte per reagire alla crescente incertezza e l’automotive non è estraneo al trend generale dell’economia.

Passare dalle analisi ai fatti, e soprattutto farlo in tempi brevi, non è però semplice. Nelle scorse settimane sono emerse ipotesi su un eventuale interesse di Intel a realizzare un polo produttivo a Mirafiori (anche il Veneto ha presentato la sua candidatura a quella che di fatta è una gara europea indetta dalla multinazionale), anche se per il momento non vi sono stati sviluppi. Anche su questo fronte un’azione di sistema potrebbe accelerare la transizione.

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