«Sbagliato agire solo sui bonus, il governo incentiva la gara a chi è più buono»

È il giudizio netto di Federico Visentin che parla nella triplice veste di imprenditore (è presidente della vicentina Mevis), presidente di Federmeccanica e presidente di Cuoa Business School

Giorgio Barbieri

«L’impressione generale è che da molti anni non si sentivano parole così forti di attenzione verso il mondo dell’impresa come quelle pronunciate in queste prime settimane di vita del governo da presidente del Consiglio e dai ministri. Poi però dobbiamo guardare ai fatti e avere la capacità di dirci che le misure contenute nella legge di Bilancio in materia di contrasto al caro energia e di sostegno al reddito non sono sufficienti. Gli interventi messi in campo non bastano e il mio timore è che tra tre mesi saremo al punto di partenza». È il giudizio netto di Federico Visentin che parla nella triplice veste di imprenditore (è presidente della vicentina Mevis), presidente di Federmeccanica e presidente di Cuoa Business School. Dalle sue parole sembra che non abbiano fatto particolare breccia le affermazioni al miele pronunciate più volte dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nei confronti degli imprenditori anche in occasione dell’assemblea generale di Confindustria Veneto Est poche settimane fa a Padova .

In quella occasione, strappando gli applausi della platea, la Premier aveva detto che “non può esistere welfare se a monte non c’è chi genera ricchezza”. Questa attenzione da parte del governo è stata poi dimostrata anche nei fatti?

«La presidente del Consiglio sembra parlare con la nostra voce salvo poi nella realtà non prendere in considerazione le nostre proposte, preferendo misure di corto respiro che innescano logiche sbagliate».

A cosa si riferisce in particolare?

«Prendiamo ad esempio i provvedimenti che riguardano i fringe benefit. Che modalità è? È un’operazione che non ha niente di strutturale che innesca semplicemente la corsa a chi si dimostra più buono».

Le cronache delle ultime settimane sono infatti piene di aziende che rendono noti i loro bonus ai dipendenti. Che effetto le fa?

«Dimostra esattamente quello che dicevo, ossia che con queste misure senza visione finiscono solamente per introdurre una “logica del Babbo Natale” che è sbagliata. Mi auguro solamente che tutti coloro che sono riusciti a fare grandi guadagni ne condividano una parte con i loro dipendenti».

Quali erano le vostre proposte di sostegno al redditto in una fase in cui è preso a tenaglia sia dall’inflazione che dal caro energia?

«Si doveva intervenire in maniera decisa sul cuneo fiscale. Ci dicono che c’è tutta la legislatura per farlo. Il punto non è tanto se il Governo durerà per realizzare quanto detto, ma sono le priorità che vanno individuate quando si inizia il percorso. Il taglio del cuneo è la priorità di oggi, sia per far fronte ad un’emergenza che c’è ora, sia per la competitività del nostro sistema che anche non può essere rinviato ad altra data. Abbiamo detto di partire dalla proposta di Confindustria che prevede un taglio dei contributi di 16 miliardi sui lavoratori dipendenti con redditi fino a 35 mila euro, che porterebbe fino ad una mensilità in più in maniera strutturale».

Il governo però afferma che non ci sono i soldi per misure di questo genere.

«Occorre individuare il modo corretto per utilizzare le risorse a disposizione, che non sono poche, senza buttarle via e razionalizzare la spesa pubblica per reperire ulteriori risorse. Limitarsi al taglio del cuneo fiscale del 3% per gli stipendi fino a 20.000 euro non risolve il problema e rischia di disperdere risorse. Nella metalmeccanica, ad esempio, 20.000 euro è poco. Con il taglio al cuneo fiscale si investe nella competitività del nostro Paese e si lancia un messaggio di fiducia».

Tornando invece ai bonus perché ritiene che i provvedimenti del governo non vadano nella direzione giusta?

«I bonus sono nati per generare meccanismi di partecipazione da parte dei dipendenti ai risultati dell’azienda. Si individuano obiettivi per aumentare la produttività. Dunque ben vengano i flexible benefit per creare ambienti di lavoro dove le persone vadano volentieri. Ma come il governo ha impostato le misure non va bene. L’impressione è che si tratti di un’operazione fatta esclusivamente per non pesare sulle casse dello Stato».

Provvedimenti giusti o sbagliati, resta però il tema che spesso i salari sono troppo bassi e diversi contratti sono in attesa di rinnovo.

«In Federmeccanica abbiamo un contratto solido con meccanismi di ricalcolo degli impatti inflattivi. Ma esistono anche lavori con contratti non adeguati. È vero, si può anche continuare a lavorare ai rinnovi, ma siamo di fronte a un’emergenza epocale che richiede interventi strutturali. Non possiamo discutere di una riforma del genere con gli stessi termini che utilizziamo per tutti gli interventi nella legge di bilancio con cui si cerca un miliardo di qua e uno di là. Non preoccuparsi delle coperture sarebbe da irresponsabili, ma lo è anche continuare ad agire a colpi di bonus».

La sua sembra quasi la posizione della Cgil.

«Quando si invocano interventi strutturali è normale ci siano buone dosi di coincidenza dei punti di vista».—

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