Safilo: senza la chiusura di Martignacco rischiano gli altri stabilimenti

PADOVA. Il management di Safilo ha partecipato oggi a Roma all’incontro promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico con le Organizzazioni Sindacali, al quale hanno preso parte anche le Istituzioni regionali e locali. Al centro della riunione il piano di riorganizzazione e ristrutturazione annunciato lo scorso 10 dicembre dall’Azienda, che ha l’obiettivo di garantire solidità e prospettiva di crescita su nuove basi al gruppo, alla luce dei cambiamenti strutturali del settore. Lo dice una nota dell'azienda che prosegue affermando che "la strategia di verticalizzazione del Gruppo LVMH e il conseguente annuncio del ritiro delle licenze di occhiali di lusso a marchio Dior e Fendi prodotti nelle fabbriche italiane di Safilo, stanno determinando una situazione di sovracapacità produttiva industrialmente e finanziariamente insostenibile".
Inoltre, l’Azienda ha ribadito che nell’arco temporale di medio periodo non ci sono licenze del lusso disponibili in grado di assorbire tale sovracapacità produttiva italiana conseguente alla decisione del Gruppo LVMH. Il management dell’Azienda ha confermato ancora una volta alle OOSS che le proprie scelte non sono guidate da logiche di delocalizzazione produttiva, ma sono purtroppo la diretta conseguenza di decisioni altrui indipendenti dalla propria volontà e che comportano l’inevitabile chiusura dello stabilimento di Martignacco, 400 esuberi nel sito di Longarone e 50 presso la sede di Padova.
Il management durante l'incontro ha dunque sottolineato che se "l’azienda non procedesse con gli interventi delineati nel piano metterebbe a repentaglio anche il futuro degli stabilimenti di Longarone e Santa Maria di Sala". In questo contesto, Safilo ha ribadito la propria proattività attraverso interventi come la CIGS, l’incarico ad un advisor per la possibile reindustrializzazione dello stabilimento di Martignacco e il ricollocamento dei lavoratori – oltre alla solidarietà per Longarone e un piano di incentivi all’esodo, tutti strumenti che mirano a rendere il meno traumatico possibile il pur significativo impatto del piano. In tale contesto, il management dell’Azienda ha evidenziato che le produzioni in uscita dal proprio perimetro manifatturiero saranno a breve realizzate in uno stabilimento a Longarone, a poche decine di metri da quello di Safilo.
Pertanto, ha auspicato che attraverso la moral suasion del MISE e delle istituzioni locali, sia resa concreta la possibilità di ricollocare il maggior numero possibile di lavoratori Safilo in esubero presso la nuova fabbrica. Durante l’incontro – nonostante la preziosa funzione di mediazione della task force del MISE – non è stato possibile raggiungere un’ipotesi di accordo. In questo quadro l’Azienda chiederà un incontro urgente per la prossima settimana alle Segreterie delle rappresentanze sindacali nazionali, regionali e provinciali al fine di ulteriormente provare ad addivenire a una positiva definizione della trattativa, prima di procedere con l’apertura della procedura di mobilità – già rimandata post incontro al MISE, dal momento che era prevista per il 7 gennaio – così da poter avviare il percorso, garantire i tempi e rispettare il piano di risanamento, con l’obiettivo di poter assicurare le misure e i benefici di legge ai lavoratori e un futuro sostenibile ai siti produttivi in Italia.
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