Safilo: il sindacato non si siede al tavolo? Così si complica la situazione

Dura reazione dell’azienda di occhialeria alla decisione delle organizzazione sindacale di far saltare il tavolo odierno su Longarone e Padova. La decisione delle parti sociali è stata giustificata dalla risoluzione dell’azienda a chiudere l’unità di Martignacco

PADOVA. Safilo risponde duramente alla rottura dei sindacati. L’azienda, ha scritto in una nota stampa, “ha appreso, con sorpresa e disappunto, dalla stampa di sabato 11 gennaio che gli incontri previsti a Longarone e Padova tra le Organizzazioni Sindacali e la Direzione Aziendale sono stati annullati per decisione unilaterale sindacale”. Questa modalità di (non) procedere, si legge ancora nella nota, “trova l’Azienda fortemente in disaccordo sia sul piano formale sia sostanziale”.

Safilo ha rivendicato nella sua comunicazione “relazioni industriali corrette e rispettose con le OOSS” e pertanto “si sarebbe attesa che una decisione di tal sorta venisse formalmente comunicata a firma delle sigle sindacali, con illustrazione delle motivazioni alla base di una decisione che, di fatto, interrompe il prosieguo della trattativa”. Sul piano sostanziale, sempre da rassegna stampa di ieri Safilo apprende che “senza rassicurazioni sul futuro dello stabilimento di Longarone, non possiamo trattare” (Corriere delle Alpi, pag. 22, 11/01/2020). Safilo ribadisce “volontà di salvaguardare, per quanto possibile, le produzioni italiane, ribadendo chiaramente che la produzione del metallo in atto a Longarone è un punto fermo della strategia di Safilo”.

L’incontro del 13 gennaio era finalizzato a proseguire in modo concreto e fattivo il dialogo e a fornire, qualora richieste, ulteriori eventuali informazioni – in particolare sulla solidarietà, istituto idoneo a gestire in modo socialmente responsabile l’annunciata eccedenza di personale e sul quale sembrava esserci convergenza di visione. Continua la nota, che conclude: “Non sedersi invece ai tavoli per lavorare concretamente certo non giova né aiuta la ricerca di possibili soluzioni, anzi complica ancor di più la gestione del problema che l’Azienda ritiene debba essere velocemente risolto nell’interesse di tutte le parti coinvolte”.

La rottura tra parti sociali e azienda è stata scatenata dalle parole di Safilo che ha dichiarato nell’incontro di venerdì “ineluttabile” la chiusura dello stabilimento friulano di Martignacco dove sono impegnate 250 persone. Mente si Longarone il gruppo ha aperto alla possibilità della solidarietà per i 400 esuberi. Su Padova infine ha confermato la mobilità per 59 dipendenti.

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