Prodotti bio e filiere: il mangiare sano business in crescita con pochi campioni

Non c’è dubbio che negli ultimi anni l’attenzione per il mangiar sano sia cresciuta, tanto da farne uno dei pilastri dell’industria alimentare, intesa in senso ampio, quindi dall’agricoltura, all’allevamento fino alla trasformazione e produzione alimentare.
E infatti il settore del bio, anche a Nordest, è diventato un vero e proprio business, a cui però ancora manca un campione a livello industriale che si distingua in questo comparto. Esiste invece un campione italiano, che ha sede nella Marca trevigiana, per quanto riguarda la distribuzione ed è EcorNaturaSì.
Di questo e altro si occupa il mensile Nordest Economia, in uscita il 19 settembre in allegato con i nostri giornali. Saranno prima di tutto messi a fuoco i numeri di un settore in continua crescita. Secondo il Sistema d’informazione nazionale sull’Agricoltura Biologica (SINAB), in Veneto gli operatori del settore censiti sono stati in totale 3.808, dei quali 2.757 produttori, 1.639 trasformatori e 63 importatori.
Mentre il Friuli Venezia Giulia conta circa 300 aziende di produzione con il metodo biologico, concentrate soprattutto in area collinare. La produzione si realizza su circa 2.800 ettari e le colture prevalenti sono le cerealicole le foraggiere zootecniche, le viticole e le frutticole.
Non mancano poi gli approfondimenti e le interviste ai protagonisti del settore. Per Andrea Segré, professore di Politica agraria internazionale e comparata e di Economia circolare e politiche per lo sviluppo sostenibile all’Università di Bologna, nonché fondatore di Last Minute Market e ideatore della campagna Spreco Zero, «lo spreco del cibo è un elemento antagonista della sicurezza alimentare e delle diete sostenibili, quindi come concreta concausa del degrado ambientale del pianeta».
Analisi condivisa anche da Carlo Petrini, gastronomo, scrittore e attivista, nonché ideatore di manifestazioni come Cheese, il Salone del Gusto di Torino e Terra Madre, oltre che fondatore di Slow Food. «Nel mondo ci sono 8 miliardi di persone, ma si produce cibo per 12 miliardi», afferma, «eppure tante persone sono malnutrite. Superare queste storture è indispensabile per vivere in armonia con l’ambiente circostante».
Tutto questo va fatto però facendo anche particolare attenzione al livello dei prezzi. Che, secondo Fabio Brescacin, fondatore e presidente di NaturaSì e tra i pionieri del biologico in Italia, non possono neanche scendere troppo. «Mi rendo conto che possiamo sempre fare di più per rendere più accessibili i nostri prodotti, almeno quelli essenziali per l’alimentazione», sottolinea, «ma questo non deve significare una riduzione della qualità del cibo che offriamo. Su questo punto non possiamo mediare.
Così come non possiamo mediare sul tema del giusto prezzo da pagare agli agricoltori. Dove viene pagato poco l’agricoltore prospera lo sfruttamento, non solo del lavoratore ma anche della terra e del suolo. Dobbiamo fare la nostra parte, ma è anche vero che continuare a pagare troppo poco il cibo è un’aberrazione del mercato che non mostra la natura delle cose, ovvero che un’agricoltura sana e un cibo sano hanno dei benefici dal punto di vista della salute, sociale ed economico».
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