Popolare di Vicenza: nuovi affari romani e un intrigo da 60 milioni con Marchini

Marchini, candidato sindaco a Roma, inciampa su 60 milioni prestati dalla Popolare di Vicenza e transitati per il Lussemburgo. La segnalazione di Bankitalia: due bonifici sospetti. Marchini nega. I documenti oggi su Repubblica

PADOVA. Sono 60 i milioni di euro della Banca Popolare di Vicenza, transitati su alcuni fondi lussemburghesi e finiti alle società di Alfio Marchini, imprenditore e candidato sindaco per Roma Capitale. Segnalati da Emanuele Gatti, l’ispettore di Bankitalia con una relazione alla Procura di Vicenza che indaga sulla Popolare. Ma ci sono anche 75 milioni di euro di prestiti non restituiti, sempre attribuibili a Marchini. Ed emergono due strani bonifici fatti proprio dalla banca che fu di Gianni Zonin, da un conto svizzero aperto all'occasione e diretti proprio alle società di Marchini. Questo contengono due verbali chiave dell’inchiesta della procura vicentina oggi pubblicati da Repubblica e dal Fatto Quotidiano.

L'ipotesi investigativa è che la Popolare di Vicenza avesse trovato un modo per aiutare le aziende del gruppo imprenditoriale del candidato sindaco alla Capitale creando dei veicoli finanziari e operazioni ad hoc. Come due fondi schermo in Lussemburgo. Ma Alfio Marchini smentisce punto per punto la ricostruzione. "E' fango elettorale" risponde. Mentre dalla Popolare non arriva ancora nessuna risposta ufficiale ma la linea è confermata: piena collaborazione con le indagini.

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Tutto comincia a settembre quando gli uomini del nucleo valutario della Guardia di Finanza eseguono perquisizioni nelle sedi della Banca Popolare di Vicenza per conto della procura. Sotto inchiesta per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza ci finiscono l’ex presidente Gianni Zonin, l’ex dg Samuele Sorato, Emanuele Giustini, Andrea Piazzetta, che erano i vice di Sorato e due ex consiglieri: Giovanna Dossena e Giuseppe Zigliotto.

L’ispettore di Bankitalia segnala al magistrato, tra le diverse anomalie, anche 350 milioni di euro investiti dalla banca in due fondi del Lussemburgo, Athena e Optimum, e poi finiti attraverso vari passaggi ad alcuni gruppi imprenditoriali, tra cui quello di Marchini. E' L'Espresso il primo a far emergere l'intrigo in un articolo di Vittorio Malagutti del 1 luglio 2015. Per poi tornarci ad indagare lo scorso ottobre in una seconda puntata.

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La banca allora era a corto di compratori per i propri titoli. Per questo avrebbe parcheggiato pacchetti azionari importanti presso quei fondi lussemburghesi. I quali non si sono mossi a proprie spese. I soldi arrivavano sempre da Vicenza. Ma oggi emerge che se l'investimento è stato di 350 milioni ( 250 milioni in un fondo e 100 nell'altro) in azioni ci sono finiti solo 55 milioni. Scrive a verbale l’ispettore di Bankitalia: «È emerso che il valore dell’investimento al 31 marzo 2015 è di circa 250 milioni, quindi la Banca ha perso 100 milioni. Le risorse impiegate da detti fondi per l’acquisto di azioni della Popolare ammontano a 55 milioni». La svalutazione è legata a questioni di bilancio e a 100 milioni di perdite legate ai 350 milioni investiti. Ma il punto è un altro.

Dove sono finiti tutti gli altri soldi? «Trenta milioni al Gruppo Marchini – sostiene Gatti – mediante la sottoscrizione di un bond della società Imvest (di cui il Gruppo ha una partecipazione, ndr)». 19 milioni sono finiti poi all'aumento di capitale della Metherios Spa, società romana di consulenza indipendente per operazioni di finanza straordinaria. Poi c'è un bond da 30 milioni, emesso sempre da Imvest e altri 11 milioni impiegati per acquistare azioni Metherios che a sua volta ha acquistato partecipazioni nelle aziende di Martini. E il resto? L'Espresso aveva già aperto un varco su una lista segreta di imprenditori e aziende finanziate anche in Puglia, come i costruttori Degennaro e Fusillo. Tutte aziende con legami d'affari con la Popolare di Vicenza. Dalla Popolare avevano ricevuto prestiti e avevano comprato (o ricevuto) azioni.

Nelle nove pagine portate in Procura il 31 luglio dall'amministratore delegato Francesco Iorio, emergono anche gli affari tra Malta e lussemburgo. Il ceo spiega che: "consistono per la più parte in attività illiquide e comunque estranee all’area di operatività stabilita". 

Oggi Repubblica spiega che Gatti davanti al pm di Vicenza, ha riferito "che la Popolare ha recentemente effettuato la segnalazione di operazione sospetta all'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia relativa a due bonifici effettuati da un conto svizzero intestato alla società immobiliare Madonna della Neve appartenente al gruppo Marchini". Il servizio di audit interno ha prodotto la documentazione. Sono due bonifici da 182 mila e 470 mila euro su un conto della Popolare intestato al Fondo Kant riconducibile a Giorolamo Stabile. "Ovvero - conclude Gatti - il gestore del Fondo Optimum e vice presidente di Methorios".

"Chiediamo chiarezza" dice il consigliere regionale Sergio Berlato (Fratelli d’Italia): "Nella prima seduta della Commissione d’inchiesta settimana prossima proporrò ai colleghi di verificare quanto è emerso". "Non si possono prendere in giro i piccoli soci - aggiungono i parlamentari e i consiglieri del M5s - L’ assemblea dovrebbe avere all'ordine del giorno la revoca di tutti gli amministratori, del collegio sindacale e dei revisori. Bisogna procedere contro gli ex amministratori che hanno condotto la banca allo sfacelo".

Gli azionisti della Banca Popolare di Vicenza protesteranno con un corteo domani e sabato mattina a Vicenza. Lo slogan? "Bravi, bravi, bravi". Sabato sarà presentato dai soci un piano industriale alternativo alla quotazione.

@eleonoravallin

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