Pillarstone-Finint in vantaggio si attendono le banche

Il fondo britannico e la banca di Conegliano tra i favoriti tra i contendenti in lizza per salvare l’azienda della famiglia Bragagnolo. Oggi l'incontro con gli istituti di credito e Sga

TREVISO. Un cda fiume per decidere chi sarà il cavaliere bianco in grado di portare Pasta Zara fuori dal concordato in bianco sana e salva. La proposta di Pillarstone Finint sarebbe quella vincente. E potrebbe essere proprio questa ad essere portata all’incontro di oggi con le banche creditrici e Sga.

Il Gruppo di Furio Bragagnolo ha più debiti che fatturato, una esposizione di 240 milioni di euro, 75 quelli che sono custoditi dentro alla Sga di Marina Natale e provenienti dalle ex popolari venete. Una condizione di estremo stress finanziario che ha costretto l’azienda a chiedere l’accesso, accordato dal Tribunale di Treviso, al concordato preventivo in bianco. Condizione che scadrà il 7 di dicembre.

Sul tavolo del consiglio ieri sarebbero arrivate quattro offerte, quella del ticket Marhi-Pillarstone è ritenuta la più credibile e auspicabile anche da uno dei principali creditori del gruppo alimentare che ha stabilimenti in Veneto, Friuli e Lombardia.

Sul piatto il duo metterà nuova finanza per 30 milioni di euro. Una cifra insufficiente per salvare l’azienda, ma un primo passo per far ripartire gli investimenti. Il resto dovranno farlo le banche, stralciando parte dell’ingente debito che il gruppo non è in grado di restituire.

Il fondo britannico, piattaforma di Kkr per le operazioni di ristrutturazione finanziaria, guarda al dossier Pasta Zara da tempo. Ora l’arrivo di un partner locale, il gruppo finanziario di Conegliano di Enrico Marchi, potrebe rendere ancor più convincente l'interessamento per i destini del gruppo della famiglia Bragagnolo.

Fuori dalla partita è Veneto Sviluppo, invece, con il quale Pillarstone sta costruendo il fondo per intervenire sulle posizione unlikely to pay, le cosiddette inadempienze improbabili, molte delle quali custodite nel ventre della Sga. Molte delle quali di provenienza delle due popolari venete ora in liquidazione coatta amministrativa. Se l’operazione su Pasta Zara vedrà un intervento della finanziaria regionale è ipotesi al momento remota. Ma il fronte sembra ancora molto caldo per dare per scontato gli esiti futuri.

Il piano Pillarstone Finint punta a salvare gli stabilimenti di Veneto e Friuli, Riese PioX e Muggia. Su quello di Rovato resta un punto di domanda. Uno degli scogli principali resta la definizione della governance del gruppo. La famiglia Bragagnolo potrebbe restare con una piccola quota. Ma il fondo inglese e Marchi puntano ovviamente a trasformare il loro intervento iniziale in capitale e quindi a controllare poi il gruppo. E su questo bisogna capire come reagirà, per l’appunto, l’imprenditore.

Intanto ieri le segreterie nazionali e territoriali delle categorie alimentari di Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato di essere disponibili ad affrontare l'incontro con Pasta Zara, già fissato per il prossimo 22 ottobre nella sede di Assindustria Venetocentro di Treviso, solo se all’appuntamento «sarà presentato l'investitore ed un piano industriale credibile che il Consiglio di amministrazione sarà chiamato a definire questa settimana».

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