Nasce BancoBpm: da Verona sì bulgaro alla fusione, Milano strappa l'ok al 71%

VERONA. E' nata la terza grande banca in formato Spa d'Italia. Verona e Milano hanno detto sì. A Verona il 99,5% dei soci si è espresso a favore della fusione alle 13.45 del pomeriggio di sabato 15 ottobre. Si sono registrati solo 11 astenuti e 118 contrari.
L'assemblea ha preso il via alle 9 in punto a Verona. All'ordine del giorno un unico punto: la votazione per la fusione con Bpm e la contemporanea nascita della nuova Spa Banco-Bpm. Nei padiglioni della Fiera scaligera, completate le registrazioni, erano presenti fin da prima mattina 24 mila soci sui circa centomila iscritti da almeno 90 giorni.
In contemporanea, alla Fiera di Rho-Pero, iniziava con 20 minuti di ritardo e un altro clima, più teso rispetto a Verona, l'assemblea della Bpm chiamata anch'essa a deliberare sulla fusione con il Banco. Ai lavori, guidati dal presidente del consiglio di sorveglianza Nicola Rossi, sono intervenuti 5.500 soci, 10 mila con le deleghe. Di questi 130 sono finiti in lista per parlare al microfono. E nonostante i pensionati contrari, in primis l'associazione Lisippo, e qualche mugugno in più rispetto la scioltezza di Verona, alle 16.15 è arrivato anche il verdetto lombardo a favore del nuovo polo: i voti a favore sono stati 7.314 pari al 71,7%, i contrari 2.731, gli astenuti 142, non votanti 11. Al momento del voto erano presenti 10.198.
“L’assemblea odierna è un momento cruciale e storico per la nostra banca: segna la fine obbligata della nostra storia di banca cooperativa lunga 150 anni dove sono confluite le singole storie di Lodi, Novara, Verona, Crema e Verona e di molte altre casse di risparmio fino al Credito Bergamasco. Ma è anche l’inizio della nostra nuova storia di Banca Spa e la fusione con Bpm darà vita a una grande banca: Il Banco-Bpm spa" ha esordito in apertura il presidente del Banco Carlo Fratta Pasini.
"Il cda è orgoglioso di aver raggiunto un’aggregazione di elevato profilo frutto di una lunga negoziazione con controparte e vigilanza. C’è il rimpianto per ciò che non più saremo e anche l’ansia per un presente pieno di difficoltà per imprese e famiglie e anche per il nostro sistema bancario nazionale e regionale ma questa fusione – precisa il presidente - apre con forza un orientamento positivo al futuro”. “Portare in assemblea anche la fusione con Milano non è stato semplice ma frutto di investimenti onerosi per tutti. Gli ostacoli superati, visti a ritroso, sembrano enormi come l’aumento di capitale da 1 milione realizzato con successo sul mercato, l’unico realizzato solo da una banca in questo 2016. Ora servono determinazione e coraggio: le condizioni ci sono tutte - ha quindi proseguito -. Il rimpianto per ciò che si perde va superato dalla consapevolezza di un grande progetto di consolidamento bancario che preserverà le identità nel nuovo competitivo contesto dell’Spa con un azionariato forte. Un grande progetto di banca non si traduce necessariamente in una grande banca, ci sono stati e ci saranno ostacoli anche in avvio ma ciò non deve suscitare timori. Non è una certezza dunque, ma una rara e unica opportunità”.
Anche a Milano, l'ad Giuseppe Castagna, ha ricordato che l'aumento di 1 miliardo del Banco Popolare, funzionale all'operazione di fusione con Bpm, "è l'unica operazione riuscita del 2015. Pensate a Bpvi e a Veneto Banca. Il Banco ha raccolto un miliardo a ridosso della Brexit, quando sul mercato non andava nessuno. Questo significa che il mercato ci crede e prova ne è che in questi giorni i titoli hanno ripreso vigore".
L'ad Pier Francesco Saviotti, dopo 49 anni di attività professionale di cui 8 trascorsi nel Banco, ha annunciato il suo congedo a fine anno, salutando e ringraziando colleghi e azionisti per il sostegno. Il maneger ex Comit dice che uscendo oggi, con la fusione, corona il suo sogno. E precisa con forza: "Il Banco non farà licenziamenti non è nel nostro vocabolario e gli 1800 dipendenti, individuati tra gli esuberi, lasceranno il gruppo grazie al fondo di solidarietà". Il Banco-Bpm, poi aggiunge, "avrà una partenza lenta, non ci aspettiamo subito grandi risultati, ma il business plan ci lascia tranqulli: il cost/income al 58% e il ritorno sul capitale tangibile del 9% ci porteranno verso il 2019 a un utile netto da 1 milairdo per garantire un dividendo nella misura minima del 40%".
@eleonoravallin
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