«Metinvest con Danieli a Piombino per rafforzare i legami Ucraina-Italia»
Yuriy Ryzhenkov, amministratore delegato del colosso siderurgico dell’Est. «In Toscana produrremo acciaio di qualità, c’è molta domanda insoddisfatta»

Il progetto della nuova acciaieria Metinvest-Danieli di Piombino sta ormai per partire. Yuriy Ryzhenkov, amministratore delegato del colosso siderurgico ucraino che in Italia già opera con i laminatoi Trametal a San Giorgio di Nogaro (Udine) e Ferriera Valsider a Oppeano (Verona), spiega le ragioni del nuovo investimento da 2,4 miliardi.
La newco Metinvest Adria di Piombino, 75% Metinvest e 25% Danieli, avrà a regime una capacità produttiva di 2,7 milioni di tonnellate di hot rolled coils, i nastri o bobine di acciaio laminato a caldo. Il progetto mira proprio a dimezzare la grande dipendenza dell’industria manifatturiera italiana dalle importazioni di questi prodotti, che sono utilizzati in moltissimi settori. E di farlo nel modo più efficiente possibile, con tecnologie elettrosiderurgiche Danieli a ciclo unico e utilizzando come materie prime rottami ferrosi riciclati in Europa e preridotto da minerale di ferro ucraino.
La prima domanda sorge spontanea: perché investire nella produzione di acciaio in un Paese come l’Italia che ha il più alto costo in Europa dell’energia elettrica?
«Premetto che l’Italia non ha più questo triste primato, perché è stata superata dall’Ucraina (a causa della devastazione delle centrali di produzione da parte dei bombardamenti russi e della conseguente esigenza di importare elettricità dal resto d’Europa, ndr). Per venire alla domanda, nonostante lo svantaggio dei costi energetici (il Pun - Prezzo Unico Nazionale italiano supera stabilmente i 100 euro a MWh, ndr), possiamo essere competitivi in Italia grazie all’efficienza energetica. La prova è data dal fatto che gran parte della siderurgia italiana è elettrica. Serve la giusta tecnologia, e rispetto a questo il progetto di Piombino lo stiamo infatti facendo in partnership con Danieli che è un’eccellenza mondiale nel campo degli impianti siderurgici. E occorre avere il mercato, e anche questo c’è. Inoltre l’Italia ha un immenso potenziale per la produzione di acciaio decarbonizzato con elettricità da fonti rinnovabili, grazie a 320 giorni all’anno di sole per il fotovoltaico, molte zone ventose per l’eolico e la possibilità di collegare potenzialmente la rete elettrica con il Nord Africa dove si può produrre molta energia rinnovabile. Guardiamo a questo anche con l’azienda energetica ucraina Dtek Renewables che già sta investendo in energie rinnovabili in Italia».
La produzione di Metinvest Adria a Piombino si integrerà con l’attività dei due laminatoi di lamiere da treno e coils della Metinvest Trametal di San Giorgio di Nogaro e di Ferriera Valsider di Oppeano?
«No, in Toscana produrremo bobine laminate a caldo (hot rolled coils) di alta qualità. Cioè una gamma di prodotti più complementari, di cui in Italia c’è una grandissima domanda largamente insoddisfatta oggi dalla produzione nazionale. L’Italia è infatti il maggiore importatore europeo di hot rolled coils. Puntiamo a servire in particolare l’industria del Nord Italia, ma anche della Germania meridionale, dei Balcani e della Spagna».
Da dove arriveranno le forniture di materie prime, in particolare i rottami ferrosi, per la nuova acciaieria di Piombino?
«Il progetto mira a rafforzare i legami industriali tra Ucraina e Italia. Già ora l’impiego di materie prime ucraine è rilevante. A Piombino utilizzeremo preridotto (DRI/HBI) di alta qualità che produrremo in un impianto di prossima costruzione in Ucraina, dove abbiamo ampia disponibilità di minerale ferroso di adeguata qualità. Inoltre stiamo considerando con nostri partner la possibilità di avviare nuovi siti di produzione di preridotto nell’area del Mediterraneo, o in Nord Africa o in Europa. Pertanto Metinvest Adria a Piombino avrà bisogno di rottami ferrosi dall’Italia solo per un terzo del suo fabbisogno. Una quantità che ragionevolmente non disturberà il mercato italiano, dove sappiamo che le importazioni, principalmente da altri Paesi europei, superano ampiamente le esportazioni vista l’elevatissima incidenza dell’elettrosiderurgia sulla produzione nazionale di acciaio. A tal proposito, secondo uno studio che abbiamo commissionato non ci sarà carenza di rottami nel mercato europeo. Anzi, nei prossimi cinque anni l’export Ue di questo materiale aumenterà di ben sette milioni di tonnellate. E in ogni caso, se serve, saremo facilmente in grado di importare rottame aggiuntivo da diversi Paesi».
E l’interesse della Metinvest per l’ex Ilva - Acciaierie d’Italia?
«Abbiamo fatto la due diligence. Abbiamo esaminato Taranto. Pensiamo che sia una buona opportunità, ma riteniamo che Metinvest non sia in grado di gestirla da sola. Quindi prenderemo in considerazione questa possibilità solo se troveremo un partner con cui procedere».
Il mercato dell’acciaio in Europa è molto rallentato. Che prospettive vedete e come stanno andando i due laminatoi triveneti?
«In questa situazione di mercato non mi avventuro a fare previsioni. La congiuntura è difficile anche per i nostri laminatoi italiani. Tuttavia, Trametal sta operando senza interruzioni, mentre Valsider ha dovuto fermarsi per alcuni mesi per ragioni economiche, poiché il margine tra il prezzo dei prodotti finiti e il costo delle bramme che dobbiamo importare è attualmente troppo ridotto».
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