Lutto nella Marca: è mancato Marco Tamaro, direttore di Fondazione Benetton

Aveva 61 anni ed era malato da tempo. Lascia un vuoto grandissimo nel mondo della cultura, degli studi e della vitalità cittadina

TREVISO. Il subdolo male lo ha strappato alla vita in pochi giorni. Marco Tamaro, direttore della Fondazione Benetton Studi e Ricerche, è spirato l’altra notte, a soli 61 anni. Sconvolti la cultura, il mondo scientifico e agricolo, non solo veneto. 

Fino all’ultimo aveva seguito i mille progetti della Fondazione, da lui letteralmente “aperta” a territorio e associazionismo culturale, ambientale e paesaggistico; a teatro e cinema; ad arte e scuola, con il progetto incentrato sull’articolo 9 della Costituzione. E ancora i festival, le mostre, fossero i fumetti o la statistica. Un’accelerazione vistosissima, dopo le prime avvisaglie degli anni Duemila.
 
Nella sua visione centro studi e laboratorio di ricerca nati nel 1987 dovevano dialogare con le realtà del territorio, senza intaccare la visione globale dell’istituzione creata dalla famiglia Benetton nei palazzi Bomben e Caotorta. Peculiarità inconfondibile che Tamaro ha aggiunto a una Fondazione con pochi eguali, lasciando prematuramente un testimone non facile da raccogliere. 
 
In lutto l’intera Fondazione: il presidente Luciano Benetton e il vice Luigi Latini, con cda, revisori dei conti, comitato scientifico, dipendenti e collaboratori, «commossi ricordano energia, determinazione e positività» di Tamaro. «Fondazione deve alla sua intensa presenza la continuità di crescita, la vivacità culturale e la coerenza di obiettivi che, in tempi non sempre facili, hanno accompagnato l’evolversi di questa istituzione».
Nato a Mestre da famiglia istriana, si laurea in Scienze Agrarie dopo il classico. Per due anni è assistente a Chimica Industriale, a Ca’ Foscari, attivo nel Terzo Mondo colpito dalla grande sete. Di qui la “vocazione” per l’acqua e la sua tutela come bene primario. 
 
Nel 1989 entra funzionario nel consorzio Destra Piave, a Treviso. L’inizio di una proficua e fondamentale collaborazione di 20 anni con Fondazione Benetton, per gli studi sulla campagna veneta. In particolare con Massimo Rossi, cartografo e geografo, e con il direttore Domenico Luciani. Con altre istituzioni pubbliche trevigiane e veneziane nasce il Centro della Civiltà dell’Acqua, nel parco Stucky Longobardi a Mogliano. Tamaro ne è consigliere, il direttore è Renzo Franzin, altra figura chiave scomparsa troppo presto.
 
Nel 2002 è vicedirettore del Destra Piave. Vive esperienze significative, anche all’estero. Sarà fautore delle ragioni dell’agricoltura contadina, per lui “sapienziale”, agli antipodi di ogni sfruttamento indiscriminato del suolo e del latifondismo. Incessanti cardini di pensiero e azione, con la valorizzazione territoriale, la sostenibilità ambientale, la tutela del patrimonio culturale.
 
Nel 2009, succede a Luciani alla direzione di Fondazione. La famiglia Benetton scommette sul suo raro profilo global, sintesi di territorio e visione mondiale; culturalmente eclettico e di grande passione; manageriale e abile nel tessere relazioni; di empatia e spiccata comunicatività. Anche a villa Minelli.
 
Per Fbsr sarà un decennio dinamico e di alta energia. Nuove frontiere, come le sinergie con l’Azienda Maccarese, tenuta della famiglia; i progetti come “Treviso urbs picta”; l’impegno per il recupero dei luoghi, dall’auditorium di San Teonisto alle Prigioni e la gestione di Imago Mundi. Ora l’auditorium di S. Maria Nova, restaurato da Tobia Scarpa (non lo vedrà ultimato); le sinergie con Fabrica con l’amico Carlo Tunioli, l’innovativa gestione dei palazzi di via Cornarotta. Senza dimenticare le radici: ricerche e premio Scarpa, attività editoriali e formative, e i fronti “storici”: paesaggio, storia del gioco, beni culturali.
 
«È una gravissima perdita, era figura di grande cultura, preziosa come poche», lo ricorda Luciani. Non ultimo, l’incarico in commissione edilizia di Quarto d’Altino, e l’impegno sui temi caldi, attualissimi, di urbanistica, paesaggio e agricoltura.
 
«Alla guida di Fondazione Benetton ha rappresentato un passaggio importante per lo sviluppo delle attività culturali nella Marca e nel Veneto», dice il governatore Luca Zaia, «Aveva una visione non limitata delle potenzialità sociali della sinergia tra imprenditoria e cultura». 
 
Aveva la passione per la moto, per i viaggi con il camper, e le camminate in montagna. E un’ironia che creava memorabili battute. E l’amore per casa Cozzi, dopo il restauro. Lascia la moglie Linda, docente, l’amore di una vita sin dai tempi della scuola, i figli Lucia e Giulio, gli altri parenti. 
 
Domani il commiato laico, a Zero Branco, alle, 18,30, nella casa Luisa e Gaetano Cozzi, in via Milan 41. Il suo luogo del cuore, cui aveva dato un’impronta fortissima, dopo il restauro, tra sperimentazione culturale e musicale. 

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La redazione
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