Lo shopping degli investitori americani target principale l’industria manifatturiera

Resta il manifatturiero il target privilegiato dello shopping a stelle e strisce nel Triveneto. Dopo la storica cessione del gruppo Fedrigoni, il prestigioso brand dell’industria cartaria che da quasi un anno è passato, per un costo di 650 milioni, sotto il controllo di Bain Capital, altre eccellenze sono entrate nel mirino degli investitori statunitensi. Non soltanto private equity, ma anche investitori industriali, come dimostra la recentissima acquisizione, a gennaio, della vicentina Sme (100 addetti, sede ad Arzignano) da parte di Dana Incorporated, colosso americano dell’automotive, con 30mila dipendenti sparsi in 33 paesi.
Grandi e piccoli gioielli il cui controllo passa Oltre Oceano: da un lato un segnale di debolezza, ma nello stesso tempo anche un sintomo di vitalità per un tessuto industriale che resta nel mirino degli investitori esteri, con oltre 400 operazioni di fusione e acquisizione dal 2011 ad oggi. Sempre nel Vicentino fari puntati anche su altre due operazioni. Una riguarda Forgital, realtà hi-tech della siderurgia con sede a Seghe di Velo, in Valdastico, azienda da 500 milioni di fatturato e oltre 90 di Ebitda. La società guidata dalla famiglia Spezzapria è uno degli obiettivi più ambiti. Se la trattativa sembra essersi raffreddata nelle ultime settimane, l’interesse di Carlyle non è venuto meno: ma altri fondi, tra cui Blackstone, figurano nella liste dei possibili pretendenti.
Più a Ovest, nella valle del Chiampo, prossime a passare di mano sarebbero anche le concerie Rino Mastrotto, con il binomio euroamericano formato da Alpha e Nb che sembra vicino ad acquisire la maggioranza, con un investimento nell’ordine dei 300 milioni. Sarebbe l’ennesimo boccone pregiato per Alpha, che a Nordest già controlla Savio (meccanotessile) a Pordenone e dal 2018, sempre in Friuli, ma in provincia di Udine, anche la Calligaris, una delle imprese simbolo di ciò che resta del distretto della sedia. Se il manifatturiero resta il primo territorio di caccia, sembra attenuarsi l’attenzione americana per il settore bancario, dopo l’incetta di crediti deteriorati (Hypo Bank Italia, Mediocredito Fvg e Cariparma-Friuladria prima di Montepaschi) fatta tra 2017 e 2018 dalla attivissima Bain Capital.
Guardando alla distribuzione, invece, Blackstone starebbe valutando la cessione dei suoi outlet, tra i quali, oltre a Franciacorta (Brescia), Mantova, Valdichiana (Siena) e Molfetta (Bari), figura anche il Palmanova Outlet Village, in provincia di Udine. In cima alla lista dei possibili acquirenti i cinesi di Sasseur, anche se il prezzo chiesto dagli americani, che valutano l’intero pacchetto tra i 700 e gli 800 milioni e puntano a una corposa plusvalenza, non è di facile portata.
Complicata anche la partita sulla cessione di Cigierre, il gruppo della ristorazione con sede a Tavagnacco cui fa capo, tra gli altri, il marchio Old Wild West. La britannica Bc Partners, che dal 2015 ha in mano la maggioranza, si è presa una pausa di riflessione, di fronte a offerte (la più alta non supererebbe i 750 milioni) un po’ al di sotto delle attese: in lizza, oltre ad altri gruppi britannici (Permira, Onex, Cinven) viene indicata anche Carlyle.
Da commercio e ristorazione al turismo, oltre Atlantico si guarda anche alle eccellenze del settore alberghiero: oltre che ai 16 alberghi del gruppo immobiliare Castello Sgr, l’equity statunitense Oaktree starebbe valutando anche altre acquisizioni: tra queste anche una quota del polo turistico di Porto Piccolo, a Sistiana, a due passi da Trieste, di cui detiene il controllo il gruppo edilizio udinese Rizzani De Eccher, che da contractor, in virtù dei crediti non saldati dal committente, ha indossato le vesti del proprietario: l’ingresso di un partner come Oaktree sarebbe un supporto prezioso non solo in termini finanziari, ma anche per la valorizzazione di un polo turistico e residenziale valutato nell’ordine dei 350 milioni
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