L’indagine congiunturale di Confindustria Fvg: le ombre tedesche sull’economia

Il presidente Zamò: «La regione soffre le interconnessioni, con la Germania ma la ripresa potrebbe arrivare nel 2024»
Piercarlo Fiumanò

Il sistema industriale della regione continua a soffrire la recessione in Germania. Peggiora il settore manifatturiero, che ha subìto il maggior calo dal maggio del 2020, e si raffredda il mercato del lavoro. Il bilancio dell'export regionale nei primi sei mesi dell'anno ha messo in luce il problema più immediato per le nostre imprese e cioé quello del rallentamento della domanda tedesca.

Nel terzo trimestre la produzione in regione cala del 7,2% mentre i nuovi ordini vanno giù del 13,3%. Le vendite si riducono (-9,3% l’indicatore tendenziale) con un impatto pesante sul mercato domestico (-10,8%) e all’estero (-7,9%).

É il quadro che emerge dai dati previsionali per il quarto trimestre 2023, contenuti nell'indagine congiunturale diffusa da Confindustria Fvg presieduta da Pierluigi Zamò. L’esposizione dell’export regionale verso la Germania è la causa prima di questa vulnerabilità. Basti pensare che solo nel primo trimestre di quest’anno il Fvg ha esportato verso Berlino beni per un totale di 696 milioni di euro. Quelle che Zamò definisce «le strette interconnessioni di Germania e Francia con l’industria regionale» sono la causa prima di una fase di difficoltà: la sola provincia di Udine ha esportato verso Berlino fra gennaio e marzo 316 milioni di beni e prodotti. In termini di valori assoluti sono metallurgia e autoveicoli le aree che subiscono le conseguenze peggiori del rallentamento tedesco: solo in questi comparti il Made in Italy ha esportato nei primi 5 mesi quasi otto miliardi. In valori assoluti la Germania è il primo acquirente dei destinazione dei nostri distretti industriali (+7,9% al 30 giugno secondo il Monitor di Intesa San Paolo) seguita da Stati Uniti (-2,9%) e Francia (+12,3%).

Le prospettive di fine anno? Secondo un sondaggio degli industriali Fvg il 50% degli intervistati prevede un ulteriore rallentamento della produzione contro un 35% che ritiene ci sarà un assestamento. Il 61% è ancora più pessimista e vede una riduzione della domanda interna che, secondo il 65%, subirà una contrazione anche sui mercati esteri. Sul fronte dell'occupazione la vede in incremento solo il 4% degli intervistati (era il 12% nella precedente), mentre sarà stabile per l'83% e in contrazione per il 13 per cento. Per il 30% ci sarà un incremento degli investimenti nel digitale mentre il 62% conferma una sostanziale stabilità.

Per quanto riguarda l’accesso al credito, che in una stagione di tassi elevati vede un deciso inasprimento delle condizioni, una larga maggioranza degli intervistati prevede comunque una conferma delle attuali condizioni: il 99% ritiene stabile l'andamento degli affidamenti per i prossimi 3 mesi, il 52% stima un incremento nei tassi bancari, il 94% prevede una conferma delle attuali condizioni di garanzia.

Zamò chiude la sua analisi con uno sprazzo di ottimismo. «Vedo opportunità di crescita nei settori della digitalizzazione, della sostenibilità ambientale, delle risorse umane e delle fusioni e nella ricrca e sviluppo, segno che la nostra regione ha una economia strutturalmente forte».

Dunque Confindustria Fvg , guarda con attenzione ai possibili segnali di ripresa dell'economia tedesca che «potrebbero arrivare nel 2024 sostenuti da un'azione di adeguamento dei salari reali». I riflettori poi si accendono in direzione della Banca Centrale europea: «Nei prossimi mesi Francoforte sembra essere meno incline al ricorso a politiche monetarie restrittive per il raggiungimento dell'obiettivo inflazione al 2 per cento. Credo nella capacità del sistema Paese di utilizzare tutti i fondi messi a disposizione dal Pnrr dovrebbero dare un orizzonte di stabilità». —

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