Legno-arredo, è allarme per le nuove norme Ue

Aziende preoccupate per la certificazione sulla provenienza delle materie prime. Alessandro Fantoni: «Condividiamo la finalità, ma non i modi di applicazione»

L’allarme arriva dal legno-arredo, ma nel mirino del regolamento Eudr dell’Unione europea ci sono anche altre materie prime, dalla carne di bovino alla soia, dall’olio di palma al caffè, la cui importazione sarà possibile solo se l’area di provenienza sarà identificata grazie alla geo-localizzazione. Scopo nobile del regolamento è di fatto vietare l’importazione e l’esportazione nell’Ue di prodotti che abbiano causato la deforestazione o il degrado delle foreste o abbiano provenienza illegale. «Sulle finalità c’è totale condivisione - dichiara Alessandro Fantoni, capogruppo delle aziende del legno, mobile e sedia di Confindustria Udine -, ma è sulle modalità e i tempo di applicazione delle nuove norme che stiamo chiedendo da tempo un confronto con l’Ue».

Nel caso del legno-arredo, l’Eudr investe l’intera filiera, e inizia «nel momento in cui un albero viene tagliato e viene richiesta l’informazione puntuale sulla geo-localizzazione in cui è avvenuto l’abbattimento della pianta», spiega Fantoni. Le informazioni seguiranno quella materia prima nel suo viaggio fino alla segheria, da questa all’utilizzatore seguente, nella successiva esportazione e via via fino alla realizzazione del prodotto finito. «Immaginiamo un falegname artigiano che acquista dei pannelli da un fornitore, del legno vergine da un altro, altri pannelli da un terzo, e utilizza tutti questi materiali per la fabbricazione di un mobile. È immaginabile una piccola impresa artigiana che trascorre il suo tempo nel registrare i diversi codici della materia prima legno? Codici - prosegue Fantoni - che andranno registrati su un portale che, al momento, non esiste, e sulla cui funzionalità nessuno è in grado di fornire garanzie. Ovviamente, nel momento in cui ci si trova nella condizione di dover acquistare una materia prima o un semilavorato e chi vende non è in grado di fornirci i famosi codici, quell’acquisto non può venire eseguito. Ed è sufficiente che un solo anello della catena si trovi in questa condizione, che l’intera filiera si blocca».

Alessandro Fantoni
Alessandro Fantoni

Un’ipotesi non peregrina se solo si considera che Paesi come la Cina o l’Indonesia, rilevanti esportatori di prodotti Eudr, «non condividono le informazioni sulla tracciabilità, in particolare sulla geo-localizzazione dei prodotti». Un lungo elenco di ragioni che stanno alla base della richiesta «di rinvio dell’attuazione del regolamento, prevista a fine anno, in attesa che tutti gli strumenti necessari alla sua applicazione siano messi a disposizione, e anche che vengano fornite risposte ai tanti quesiti avanzati dalle imprese», chiarisce il capogruppo.

L’Eudr non è l’unica norma impattante sulla filiera dell’arredo. L’altra fonte di preoccupazioni si chiama Ecodesign, attesa nel 2027, che imporrà un “passaporto” per ogni prodotto, un altro percorso a ostacoli, con relativo appesantimento burocratico e di costi. Una zavorra che non può pesare solo sulle imprese: «Confidiamo che Stato e Regione sosterranno le aziende» è l’auspicio di Fantoni. Tanto più che il legno-arredo, secondo comparto manifatturiero del Fvg, con oltre 2.300 aziende e 19.000 addetti, circa 5 miliardi di fatturato l’anno di cui oltre 2,2 miliardi di export, sta vivendo «una fase congiunturale complessa», conclude il capogruppo, rintracciabile proprio nell’andamento delle esportazioni, in calo del 10% nel 2023, e dell’11% nel primo trimestre 2024.

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