L'effetto domino della chiusura del Brennero

Dopo il gruppo di Visegrad, formato dai paesi dell'Est, anche l'Austria intende chiudere la frontiere.
Il governo di Vienna, allarmato dalla crescita del consenso alla Fpoe, lo ha annunciato alla vigilia del vertice europeo di Bruxelles che si apre oggi. Effetto domino che rischia di ripercuotersi su Grecia e Italia, che tra poche settimane potrebbero trovarsi a gestire consistenti flussi di migranti e profughi . Di fronte al blocco della rotta balcanica, questi si dirigerebbero via mare verso le coste italiane.
Che fare per evitare una simile prospettiva, che condurrebbe al definitivo tramonto di Schengen, e con la fine della libera circolazione all'avvitarsi di una crisi destinata a riverberarsi sulla stessa Unione Europea? Difficilmente, infatti, quest'ultima, potrebbe sopravvivere solo come area monetaria. In gioco, qui, sono i valori costitutivi dell'Europa , verso i quali gli ex-satelliti sovietici, guidati da formazioni populiste, partiti di estrema destra ma anche leader trasformisti di sinistra, sembrano indifferenti. A dimostrazione che il loro ingresso nell'Unione muoveva essenzialmente dalla ricerca di riparo dal sempiterno timore degli artigli dell'Orso russo più che dalla piena condivisione di valori democratici. Tanto che, talune forze politiche di quei paesi, sembrano dimenticare che l'Europa è nata dalle ceneri e dalle distruzioni della seconda guerra mondiale anche per evitare che le discriminazioni ideologiche , razziali, religiose, che l'avevano profondamente segnata potessero riprodursi.
Un Europa, quella immaginata dal quartetto di Visegrad- composto da Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia- che ora mette in discussione la linea tedesca , guardando esclusivamente all'interesse nazionale e puntando a scaricare su alcuni paesi la crisi dei profughi. Il rifiuto, che peraltro non riguarda solo gli europei dell'est, di farsi carico della redistribuzione delle quote di profughi, completa il cerchio dell'autodistruzione europea. Rivelando, allo stesso tempo, l'incapacità della Germania di essere davvero egemonica quando non si tratta di moneta e economia.
Una spaccatura che rischia di riverberarsi anche sul negoziato che Berlino sta conducendo con Ankara per ridurre i flussi che passano dalla Turchia. Vicenda che, come ormai appare chiaro, non riguarda più, solamente l'entità degli aiuti finanziari che gli europei sono disponibili a trasferire al governo turco perché accolga e trattenga i profughi in fuga dalla Siria sul suo territorio, ma la stessa soluzione del conflitto in Mesopotamia.
E' evidente, infatti, che al di là della questione Stato islamico, la crisi siriana è complicata dalla divaricazione degli obiettivi della “doppia coalizione” che si oppone all'Is. Russi, iraniani e l'Hezbollah libanese sono infatti decisi a mantenere in vita il regime di Assad, o quanto meno assicuragli una continuità politica capace di tutelare i loro interessi strategici, mentre Turchia e Arabia Saudita, i principali partner della coalizione sunnita a guida americana, hanno l'obiettivo opposto. I turchi, poi, sono decisi a combattere i curdi, di qua e di là della frontiera siriana; e i sauditi a impedire quell'egemonia iraniana nella regione che renderebbe ancora più teso l'arco sciita che da va da Teheran alla Beirut del Partito di Dio passando per Damasco ancora governata dagli alawiti. Se non si raggiungerà una soluzione negoziata o si imporrà militarmente uno dei due contendenti il conflitto continuerà rendendo ancora più problematica - si veda la situazione di Aleppo assediata -, la gestione dei profughi .
Anche perché , se si prospettasse la possibilità di un vittoria russo-iraniana, la Turchia potrebbe usare il dramma dei profughi come arma di pressione su Europa e Stati Uniti: chiedendo di intervenire, insieme ai sauditi, con truppe di terra in Siria per evitare che la Mezzaluna fertile cada nelle mani di Teheran e Mosca. Un simile intervento sarebbe destinato a provocare uno scontro durissimo non solo tra Mosca e Washington ma anche tra Ankara, Riad e Teheran. Con tutte le conseguenze del caso sulla vicenda profughi. Una trappola infernale che, qualunque siano i rapporti sul terreno, nessuno sembra possa impedire di scattare.
Riproduzione riservata © il Nord Est