Minoritarie ma in crescita: ecco le imprese femminili in Friuli Venezia Giulia

I dati diffusi da Infocamere: in regione rappresentano il 28,8%, più della media nazionale. Prevalgono le over 50, italiane, titolari di ditte individuali. Tra le straniere, spiccano le cinesi, seguite dalle rumene

Lorenzo Degrassi
In Friuli Venezia Giulia imprese femminili minoritarie ma in crescita
In Friuli Venezia Giulia imprese femminili minoritarie ma in crescita

In Friuli Venezia Giulia le donne continuano a rappresentare una componente importante, ma ancora minoritaria, del tessuto imprenditoriale.

Alla fine del terzo trimestre 2025, secondo i dati diffusi da Infocamere, si contano in regione 137.017 imprenditori attivi, tra titolari, amministratori, soci e altre cariche aziendali.

Di questi, 97.524 sono uomini e 39.493 donne, pari al 28,8% del totale, una quota lievemente superiore alla media nazionale, che si ferma al 27,9%.

L’universo imprenditoriale femminile regionale mostra una prevalenza di donne tra i 50 e i 69 anni (19.856 imprenditrici), seguite da quelle nella fascia 30-49 anni (12.151), mentre restano minoritarie le under 30, appena 1.595, pari al 4%.

La componente femminile è in gran parte italiana (86,1%), ma si contano anche 3.790 imprenditrici extracomunitarie e 1.671 di origine comunitaria.

Tra le straniere, spiccano le cittadine cinesi (564), seguite da rumene (473), serbe (311) e albanesi (295).

Le imprese “femminili” – cioè quelle in cui la partecipazione e il potere decisionale femminile superano il 50% – risultano particolarmente diffuse nell’area giuliana, dove ne sono attive 19.959 su 87.087, per un tasso di femminilizzazione del 22,9%. Dopo un calo registrato nel 2020, il 2025 mostra segnali di recupero: nei primi 9 mesi dell’anno si contano 27 nuove imprese femminili a Gorizia, 38 a Trieste e 49 a Udine.

I settori a più alta presenza femminile restano quelli tradizionalmente legati ai servizi alla persona: “Altre attività di servizi” (in cui rientrano parrucchieri, estetiste, centri benessere, tatuaggi e servizi domestici), dove le donne rappresentano addirittura il 52% del totale.

Seguono la sanità e l’assistenza sociale (39,5%), istruzione e formazione (29,3%), turismo e ristorazione (35%) e commercio (25,5%).

Anche la struttura giuridica delle imprese femminili conferma un modello imprenditoriale ancora prevalentemente individuale: il 71,3% sono ditte individuali, il 17,2% società di persone e il 10,1% società di capitali. La maggior parte di queste imprese – il 60% – è nata dopo il 2010, segno di un crescente protagonismo femminile.

Tra le principali criticità rimane però l’accesso al credito.

«Un tema di grande rilevanza per l’universo imprenditoriale femminile è quello del credito», ha ricordato il presidente della Camera di Commercio Venezia Giulia, Antonio Paoletti.

«In Italia, i dati sul cosiddetto gender credit gap mostrano che le donne ricevono appena il 20% del totale dei prestiti individuali concessi dalle banche».

Per colmare questo divario, l’ente camerale ha promosso iniziative formative e un prodotto finanziario dedicato del Confidi Venezia Giulia, pensato specificamente per le imprenditrici.

Del ruolo delle donne nel mondo economico, infine, si parlerà anche con una prospettiva transfrontaliera il 21 novembre a Gorizia, nel convegno “Donne e cultura oltre il confine”, promosso da Aries scarl, azienda in house della Camera di commercio Venezia Giulia.

«L’appuntamento – spiega la direttrice operativa Patrizia Andolfatto – punta a valorizzare la centralità della donna in un territorio che ha conosciuto le difficoltà del confine, ma anche le opportunità del dialogo». —

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