Ceramica Dolomite, sciopero di otto ore
E’ stato proclamato per giovedì 27 novembre, in vista 80 esuberi su 330 dipendenti nello stabilimento di Borgo Valbelluna. I sindacati: «Non solo tagli, sì al rilancio»

Ceramica Dolomite in sciopero di otto ore il 27 novembre contro la prospettiva di 80 esuberi, mentre il primo dicembre successivo ci sarà il primo confronto tra l’azienda ed i sindacati in Confindustria a Belluno.
È la conclusione delle tre assemblee dei lavoratori svoltesi ieri in un clima di crescente apprensione.
L’astensione del lavoro è stata decisa per giovedì della prossima settimana perché in quel giorno si terrà l’assemblea dei soci che dovrà approvare il Piano triennale, con un carico di 80 esuberi su un organico complessivo di 330 addetti.
In verità, è parso di capire ieri, il taglio potrebbe essere inferiore, in quanto il costo del lavoro che oggi è del 79% potrebbe risultare inferiore in base ad altri parametri.
Il sindacato – nella fattispecie Filtcem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil – ovviamente si adopera per tenere aperta la fabbrica e per farlo senza perdere un solo posto di lavoro.
«Potrebbe esserci anche qualche lavoratore vicino alla pensione a cui può anche andare bene di lasciare», afferma Mauro Dalla Rosa della Femca, «ma dobbiamo preservare la capacità lavorativa. C’è la fondamentale necessità di avere gente che sia preparata, che sappia fare questo lavoro. In questa azienda, quindi bisogna avere persone competenti a tutti i livelli. Anche perché», prosegue il sindacalista, «la crescita dei volumi è fondamentale».
L’azienda, che si è affidata a Maurizio Castro quale senior advisor, è strutturata per la produzione di un milione di pezzi all’anno. Oggi sono di gran lunga meno della metà.
Specifica il sindacalista della Cisl: «Io mi auguro che Castro, visto che ha uno spessore e sono risapute le sue capacità, sia in grado di far capire che la volontà c’è tutta, però dalla volontà per passare ai fatti bisogna creare dell’entusiasmo. E perché ci sia l’entusiasmo bisogna vedere la luce. E questo è un aspetto che si fa solo con delle cose concrete, dei segnali concreti da parte di chi gestisce l’azienda, forse anche con qualche cambiamento».
Non c’è nessuno, secondo il sindacato, che vuole sottrarsi alle proprie responsabilità.
«Però anche l’azienda deve capire che questi passaggi si fanno insieme perché se loro intendono agire soltanto su tagli dei costi, non si va da nessuna parte».
Luigi Rossi Luciani e Claudio Del Vecchio l’hanno detto chiaro e tondo a Maurizio Castro: vogliamo andare avanti. Anche se la partita fino ad oggi è costata 60 milioni e c’è chi ne ritiene necessari altri 40.
Ma a fronte di un fatturato di 17,8 milioni, quest’anno le perdite sono state di 19,4 milioni.
Il Piano triennale mette in conto il pareggio di bilancio entro il 2028, però l’azienda ha bisogno di capire nell’arco di tre mesi «se si va in una direzione giusta oppure no».
Che cosa vuol dire? «Andare in una direzione giusta vuol dire sostanzialmente fare un accordo sindacale proprio di sistema», si dice negli ambienti vicini alla Ceramica, «un’intesa quindi da raggiungere rapidissimamente entro il mese di gennaio».
Un incremento di produttività, un’altra organizzazione, quindi riuscire in più o meno due mesi a mobilitare una coscienza collettiva, non è facile, ma – si dice sempre da parte dell’azienda – non impossibile.
Aiuta il fatto che la proprietà non è più a quattro componenti ma a due. E a quanto se ne sa Claudio Del Vecchio ha così voglia di impegnarsi, che sta già contattando direttamente clienti.
Si sta insomma muovendo il mondo del marketing. Che è un’urgenza. Anzi lo era, ormai da qualche anno. —
Riproduzione riservata © il Nord Est





