Cassa integrazione, le province più colpite da Pordenone a Rovigo

L’analisi del ricercatore di Ires Fvg, Alessandro Russo. Fra gennaio e giugno di quest’anno in Friuli Venezia Giulia sono stati autorizzati 8,1 milioni di ore di cassa integrazione guadagni (+1,4%), in Veneto 38 milioni (+9,2%)

La redazione
Alessandro Russo, ricercatore di Ires Fvg
Alessandro Russo, ricercatore di Ires Fvg

Fra gennaio e giugno di quest’anno in Friuli Venezia Giulia sono stati autorizzati 8,1 milioni di ore di cassa integrazione guadagni, dato in lieve aumento (+1,4%) rispetto agli 8 milioni registrati nello stesso periodo del 2024.

«Sono decisamente cresciute - spiega il ricercatore dell’Ires Fvg Alessandro Russo - le ore relative agli interventi ordinari nella provincia di Gorizia (+72,9%, nel periodo in esame) e quelle di cassa integrazione straordinaria nel Pordenonese (+132,2%). Tali incrementi, comunque, sono stati quasi completamente compensati dalle flessioni registrate nelle altre aree della regione».

Quali i settori maggiormente coinvolti, Russo?

«La forte crescita di ore di cassa integrazione ordinaria nell’Isontino è legata ai comparti della meccanica e dell’elettronica, mentre quella degli interventi straordinari nel Pordenonese dipende essenzialmente dalle dinamiche della meccanica strumentale (cioè la fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici) e, in misura minore, del comparto del mobile. Si può inoltre notare che la provincia di Pordenone è quella che esprime la maggiore domanda di ammortizzatori sociali da parte delle imprese nella prima parte del 2025 (sia di interventi ordinari che straordinari), con valori assoluti che superano anche quella di Udine, che comprende un tessuto produttivo più esteso».

E in Veneto? Che panorama si delinea?

«L’accrescimento delle ore di cassa integrazione guadagni è stato decisamente più marcato di quello evidenziato in Friuli Venezia Giulia. Nel primo semestre di quest’anno, infatti, il numero di ore autorizzate ha superato i 38 milioni, contro i poco meno di 35 della stessa fase temporale del 2024, con una variazione in termini percentuali pari al +9,2%. Gli interventi ordinari sono diminuiti del 3,3% (corrispondente a circa un milione di ore in meno su base annua), mentre quelli straordinari presentano un valore più che doppio (8,3 milioni contro quasi 4, +109,7%). Il notevole aumento delle ore di cassa integrazione straordinaria è ascrivibile principalmente alle variazioni osservate nelle province di Venezia, Treviso e Rovigo. Nella prima il settore maggiormente interessato è quello della metallurgia, nel Trevigiano sono in difficoltà i comparti del tessile, della meccanica e del mobile, a Rovigo è soprattutto la chimica a determinare il risultato negativo».

In Friuli Venezia Giulia, dunque, il quadro è più rassicurante?

«Sì, sulla base dell’analisi della richiesta di ammortizzatori sociali da parte delle imprese nella prima parte di quest’anno. Fa eccezione l’area della Destra Tagliamento, dove incidono negativamente alcune crisi aziendali nella meccanica e nel settore del mobile. Appare ben più preoccupante la situazione che si riscontra nel vicino Veneto, dove il volume degli interventi straordinari è raddoppiato rispetto al 2024. Si tratta quindi di richieste legate a ristrutturazioni, riorganizzazioni e riconversioni aziendali, non di difficoltà temporanee e transitorie delle imprese. Le criticità del settore meccanico sono frequentemente connesse all’andamento poco favorevole dell’economia tedesca, dati i diffusi rapporti di interdipendenza di molte realtà produttive locali. Anche alcuni comparti del made in Italy, come il tessile e il mobile, mostrano segnali di sofferenza, senza contare che non si sono ancora dispiegati pienamente gli effetti dei dazi americani, che potrebbero ulteriormente peggiorare il quadro economico». —

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