L'anti-stampante 3D nasce nella San Donà Valley

E' una fresa compatta e super precisa. Se la sono inventati due trentenni di San Donà, Luca e Andrea che prima l'hanno venduta e poi hanno registrato l'azienda. Il successo? Grazie a Kickstarter e a un nuovo modo di vendere

SAN DONA’ DI PIAVE (VE) - Prima il prodotto, poi il mercato, poi l’azienda. Andrea Pischedda ha 28 anni. Luca Faggiotto ne ha trenta. Hanno entrambi una grande passione per il fai-da-te. A luglio 2015 si inventano una fresa portatile che è la risposta più sofisticata alla diffusione dilagante delle stampanti 3D in formato home.

Entrambi sono già titolari della Photo Industry di San Donà di Piave, un’agenzia pubblicitaria, ma una mattina d’estate, di fronte alla moda imperante delle stampanti 3D che creano oggetti 'solo' da fili di plastica, decidono di rendere portatile qualcosa che esiste solo nelle officine specializzate e in grande formato.

“La fresa, diversamente dalla stampante, usa un blocco di materiale vario che non è solo plastica ma legno alluminio e quant’altro e con un motorino scolpisce il materiale con la precisione di un centesimo di millimetro” spiegano i due giovani. “Fino ad oggi, non esistevano soluzioni compatte per uso domestico: ma solo attrezzi professionali da 30 mila al milione di euro”.


Luca e Andrea si inventano una fresa piccola che precisano "si compensa benissimo con la stampante 3D perchè possono lavorare insieme perfettamente". Ne costruiscono un prototipo da 50 cm per 50 cm, grande quanto, una stampante 3d e la “pubblicano” su Kickstarter, la piattaforma per il founding (raccolta dei denari) per i progetti creativi di tutto il mondo. ”Kickstarter è un sistema nuovo in Italia – confermano i due – ma ci ha permesso di avere una produzione su larga scala, bensì di presentare il prodotto ancora in fase di prototipo senza averlo industrializzato”.



I primi disegni sono datati giugno 2015, a luglio si inizia a costruire il primo modello. A fine novembre si è già pronti per il mercato. La campagna su Kickstarter ha una deadline: parte a metà dicembre per concludersi a gennaio 2016. Ma la strategia funziona e ne vengono vendute oltre un centinaio per 140 mila euro raccolti. “Abbiamo avuto ordini da tutto il mondo soprattutto dagli Stati Uniti, quasi il 50% del totale, il resto viene da Europa e Asia, soprattutto Taiwan e Hong Kong” spiegano.
 
Kickstarter però non funziona in Italia: solo due ordini. “Gli italiani si affacciano per curiosità ma il crowdfounding qui ancora non è d'uso, non c’è la sensibilità perchè non funziona il meccanismo di pagare prima che il prodotto sia pronto". Colpisce però molto altrove, anche in Europa. In Germania per esempio, dove, se pur pochi, sono arrivati almeno una decina di ordini. Tra cui quello di alcune Università tedesche per i loro laboratori.

Con gli ordini in casa, ora inizia la produzione. Che sarà tutta made in Italy. “Abbiamo già ordinato tutti i pezzi qui grazie a contratti chiusi con aziende del Nordest. Partiamo a fine maggio con le spedizioni”. Quello che manca ora è l’azienda. “Da tre settimane abbiamo depositato la Srl, una società reale” spiegano Luca e Andrea.



L’azienda si chiama Makerdreams e due anni fa era solo un nome, quello legato alla prima stampante 3D creata dai due giovani (una venduta anche ad Harward sempre grazie al crowdfounding). “All’epoca si accedeva a Kickstarter solo se si era americani e inglesi, quindi al tempo non l’abbiamo usato. Poi ci è arrivata la newsletter di apertura anche agli italiani, così abbiamo venduto qui il nostro secondo progetto”.

Dopo Kicksterter e dopo la Srl, il sito internet ha già predisposto l’e-commerce che ha già portato a casa diverse decine di ordini da quando è finita la campagna. Il costo della fresa è di 2.500 euro. Makerdreams sta anche contattando diversi distributori in tutto il mondo per una vendita mirata.

I progetti sono di costruire entro fine anno nuova versione della prima stampante 3D.
“La parte comunicativa e di marketing sulla piattaforma l'abbiamo realizzata in casa, forti della nostra agenzia pubblicitaria. Poi, abbiamo ricevuto un aiuto dal Crunchlab, il Fablab di San Donà che ha vinto il bando Fablab del veneto. Sono loro – spiegano i due – ad averci aiutato  con la scheda elettronica. Oggi siamo partner del Fablab che dista da noi solo 50 metri. Abbiamo creato una piccola San Donà Valley”.
 
Non solo. “Stiamo ragionando per nuove assunzioni – anticipano Luca e Andrea - ora abbiamo due stagiste di 29 e 22 anni, procediamo passo passo. Abbiamo un consulente aziendale per il business plan ma abbiamo già deciso di fare tutto in Italia anche se ci costa di più. Ci siamo appoggiati ad aziende leader del settore per avere la massima qualità sul prodotto finito".


Tra i clienti che hanno già acquistato il prodotto c’è la Tesla Motors e l'università tedesca Fau University, I-Meet. Tra gli acquirenti anche diversi artisti per realizzare le loro sculture moderne e di design.

@eleonoravallin
 

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