L’addio di Intel costa 4,5 miliardi: «Una sconfitta per il Veneto»

Il caso in Parlamento: interrogazione al ministro Urso. Carraro: «Fare di più per attrarre investimenti»

L’annuncio da Davos di Pat Gelsinger, amministratore delegato di Intel, ha mandato in fumo in un attimo la speranza di portare in Veneto 4,5 miliardi di investimenti e migliaia di nuovi posti di lavoro. Investimenti che, almeno in questa fase, la multinazionale americana ha deciso di spostare a Wroclav, nel sud della Polonia, una cittadina che dista 465 chilometri da Magdeburgo, in Germania, dove Intel ha in programma la realizzazione di due fabbriche di wafer per i chip al costo di 30 miliardi, con incentivi statali pari a 9,9 miliardi.

Una clamorosa occasione persa alla luce del fatto che nell’ottobre del 2022, alla vigilia del passaggio di consegne tra Mario Draghi e Giorgia Meloni, l’accordo tra governo e Intel era praticamente concluso. «Poteva essere una grande opportunità per l’Italia e il Veneto», spiega Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto, «bisogna fare di più per attrarre gli investimenti stranieri in Italia in una fase in cui, complici anche la crisi della Germania e le tensioni geopolitiche, i problemi per le nostre imprese inizieranno a farsi sentire».

«Per il nostro territorio sarebbe stata un’occasione importantissima», aggiunge Raffaele Boscaini, presidente di Confindustria Verona, «il governo dovrebbe lavorare di più sulla capacità del Paese di attrarre imprese straniere mentre gli enti locali, a partire dalla Regione, avevano fatto tutto quello che andava fatto».

Ma l’ammissione da parte del manager che l’Italia e il Veneto non sono più presenti nella lista dei progetti che in questo momento la società sta portando avanti è una tegola per la Regione dato che Luca Zaia si era speso in prima persona per il buon esito della trattativa. Da Palazzo Labia, dove ieri si stavano facendo ancora i conti con la bocciatura della legge sul fine vita, viene quindi rivendicato «il lavoro fatto con estrema attenzione dalla Regione Veneto che ha preparato un dossier corposo. Intel ha cambiato probabilmente piani per la situazione geopolitica».

Ma sulla vicenda si apre un’altra resa dei conti all’interno della maggioranza. Gli uffici della Regione vengono colpiti dal fuoco amico per bocca di Alberto Bozza, consigliere regionale di Forza Italia, che mette nel mirino sia il presidente che l’assessore alle Infrastrutture, Elisa De Berti: «Anche in Regione sul piano infrastrutturale e viabilistico non si è fatto abbastanza per essere interessanti. Il casello autostradale di Vigasio non è l’unica opera fondamentale che manca a sud di Verona e sui cui la Regione e l’assessore De Berti non danno certezze». «Il Presidente Zaia», aggiunge Bozza, «ci dica, adesso che la situazione ha preso una piega negativa, se per Vigasio, sito logistico per sua natura dato il collegamento al Brennero, c’è il famoso piano B a cui più volte ha accennato».

Richiesta che arriva anche dal parlamentare Andrea Martella, segretario regionale del Partito democratico, che però tira in ballo anche il governo. «Si tratta di un fallimento totale dopo il lavoro positivo fatto dal governo Draghi», spiega, «la verità è che il governo e il ministro Urso, che non si è neanche mai presentato in audizione, non sono mai stati in grado di avviare un dialogo serio con Intel dimostrando tutta la loro sciatteria e inconcludenza».

E un’interrogazione parlamentare al ministro Urso è annunciata da Ivan Scalfarotto, senatore di Italia Viva: «Posti di lavoro persi, valuta investita in Italia sfumata, un indotto che non potrà giovarsi della presenza del nuovo impianto. Per informazioni, rivolgersi al Ministro delle imprese, quello contrario alle multinazionali. Che infatti in Italia non vengono».

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