La nicchia dei cibi bio si allarga a Nordest

Agricoltura biologica, in Veneto le aziende sono il 4,2% del totale. In Friuli-Venezia Giulia attive circa 300 aziende

Roberta Paolini
Una immagine di archivio di frutta e verdura biologiche. ANSA
Una immagine di archivio di frutta e verdura biologiche. ANSA

Il mangiar sano è diventato uno dei pilastri dell'industria alimentare, intesa in senso ampio, quindi dall'agricoltura, all'allevamento fino alla trasformazione e produzione alimentare. I cambiamenti in atto, derivanti da una nuova visione del mercato, in realtà sono già stati in parte recepiti dai diversi attori del settore, anche se l'oggettività delle cifre dei bilanci fa emergere come un campione a livello industriale che si distingua in questo comparto al momento non esista. Esiste invece un campione italiano, che ha sede a Nordest, per quanto riguarda la distribuzione ed è EcorNaturaSì.

L'Italia, ha rilevato Nomisma ha oltre 2,3 milioni di ettari e la più alta percentuale di superfici bio sul totale (19% contro una media europea ferma al 12%), è ormai vicina target del 25% di superfici investite a bio, previsto dalla Strategia Farm to Fork per il 2030. Anche se, come detto, l'industria alimentare nel suo complesso non presenta modelli puri del cosiddetto mangiar sano. Ci sono aziende che presentano modelli di business con linee dedicate, ma l'unica stima possibile è quella sulla superficie coltivata o su allevamenti che dichiarano pratiche biologiche. In Veneto secondo i dati del Rapporto statistico della regione le aziende biologiche sono state approssimativamente pari al 4,2% delle aziende agricole, meno che a livello nazionale (7,6%). In Fvg sono presenti circa 300 aziende di produzione con il metodo biologico, concentrate prevalentemente nell'area collinare e dell'alta pianura friulana. La produzione si realizza su circa 2.800 ettari e le colture prevalenti sono le cerealicole (35%), le foraggiere zootecniche (21%), le viticole (11%) e le frutticole (11%).

Guardando ai numeri elaborati da Adacta Advisory per Nordest Economia si vede che il settore agroalimentare, ricomprendendo diverse filiere in questo aggregato, vino incluso, genera a livello italiano 277 miliardi di euro, il Triveneto contribuisce con 35,5 miliardi. Si tratta di circa il 13% del totale nazionale, costituto da oltre 2.134 aziende con volume d'affari al di sopra del milione di euro. «Si tratta di un settore anaelastico per definizione - rileva Paolo Masotti, ad di Adacta Advisory - con una marginalità non particolarmente soddisfacente ma stabile attorno al 6 per cento a fronte di ricavi con cagr del 4,6 per cento a livello nazionale». La struttura del settore a Nordest comprende tre grandi aggregati: agricoltura e allevamento che sommano 555 aziende, con un fatturato aggregato di 9 miliardi, l'industria alimentare in senso stretto, ovvero trasformazione degli alimenti, packaging e distribuzione all'ingrosso, formata da 1498 aziende che catturano in totale 25 miliardi di fatturato. E la distribuzione alimentare che invece comprende 122 aziende con un miliardo di fatturato aggregato.

Il settore impiega a livello nazionale stabilmente 550 mila persone, 62 mila a Nordest. «Il dato tuttavia – spiega Masotti – non include – gli stagionali o soci delle cooperativi quindi è un valore parziale, poiché sfuggono alle statistiche questi numeri e q uindi è un dato sottostimato. Verosimilmente queste cifre comprendendo anche questa ulteriore forza lavoro andrebbe moltiplicato per tre».

La strategia del mangiar sano è leggibile più facilmente a monte e a valle della filiera, La leadership guardando ai tre aggregati che compongono l'industria vede, secondo i dati elaborati da Adacta Advisory, per il comparto agricoltura e allevamento, al primo posto il Gruppo Veronesi (con i marchi Aia, Negroni e Veronesi), con 1,25 miliardi di ricavi aggregati nel 2021, qui nelle diverse linee di prodotto si trova il biologico, l'allevamento a terra, o carne senza uso di antibiotici. A seguire Cereal Docks con 944 milioni di euro (anche per loro linee dedicate al bio), al terzo posto Vog - Consorzio delle Cooperative Ortofrutticole dell'Alto Adige, con 455 milioni di ricavi, tra questi i marchi più celebri sono tra gli altri Marlene, Pink Lady, Giga e altri, nella versione tradizionale e in quella bio.Nel terzo segmento arriva la sorpresa, perché è nella distribuzione specializzata che si vede l'evoluzione del mercato, infatti il primo player è Ecornaturasì, 465 milioni di ricavi.

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