La lezione ambientalista dell'ex ministro Franco: «Il riscaldamento globale è nuovo debito pubblico»

All'economista la laurea honoris causa dell'università Ca' Foscari in Economia e finanza: «La temperatura è un bene per cui il mercato non è sufficiente»

Giorgio Barbieri
L'ex ministro Daniele Franco a Ca' Foscari
L'ex ministro Daniele Franco a Ca' Foscari

«Il riscaldamento globale è come un secondo debito pubblico sulle spalle delle future generazioni». Non sono le parole della giovane attivista svedese Greta Thunberg, ma di Daniele Franco, ex ministro dell'Economia del governo Draghi, ex Ragioniere generale dello Stato e ora tra i principali candidati alla presidenza della Banca europea degli investimenti, che ieri a Venezia ha ricevuto la laurea magistrale honoris causa in Economia e finanza. Nella sua lectio magistralis Franco si tiene alla larga dagli argomenti di più stretta attualità, dedicandosi a un'analisi concreta che ha agganciato i temi della finanza pubblica (ovvero i conti dello Stato) alle diverse sfide che siamo chiamati ad affrontare tra cui le trasformazioni demografiche e il riscaldamento globale.

La cerimonia, che si è svolta all'interno dell'aula magna Ca' Dolfin, è stata introdotta dalla rettrice di Ca' Foscari, Tiziana Lippiello, e a seguire sono intervenuti il direttore del Dipartimento di Economia, Michele Bernasconi, e il professore di Scienza delle finanze, Dino Rizzi. Tutti hanno ricordato il prestigioso curriculum di Franco, nato a Trichiana nel Bellunese 70 anni fa e laureato in Scienze politiche a Padova. «Sono molto affezionato a Venezia», è l'esordio dell'ex ministro che proprio in laguna nel 2021 aveva presieduto il G20 dell'Economia. Franco si è poi addentrato nell'analisi di questioni globali «che richiedono risposte lungimiranti che spesso si scontrano con i tempi della politica». E con la forza dei numeri, e con un occhio sempre attento al necessario equilibrio dei conti, Franco sembra dare voce alle preoccupazioni dei movimenti ambientalisti. «Il debito pubblico è uno straordinario strumento di politica economica per realizzare investimenti, affrontare recessioni ed eventi eccezionali», afferma l'ex ministro, «tuttavia, un ricorso eccessivo al debito può creare problemi. Per cui la questione cruciale è la crescita economica».

La lectio magistralis di Franco a questo punto si concentra sugli effetti e sui costi economici del riscaldamento globale, se non affrontato per tempo. «Le ricerche più recenti affermano che, a emissioni costanti, è probabile che si superi la temperatura pre-industriale di 1,5 gradi prima del 2040 e che a fine secolo l'aumento si collocherebbe tra 2 e 4,5 gradi. La temperatura è un bene pubblico», aggiunge Franco, «per il quale i meccanismi di mercato non sono sufficienti. Se lasciamo che il mercato operi, il bene pubblico non viene prodotto».

L'analisi di Franco quindi sottolinea le possibili soluzioni. «La transizione ambientale e quella demografica sono molto costose», aggiunge, «ma ne conosciamo l'evoluzione attesa e i relativi rischi. I tempi e le caratteristiche di altri shock sono invece più incerti, ma sappiamo che accadranno, come ad esempio le pandemie. In tutti i casi, le azioni preventive e la predisposizione di margini di bilancio adeguati sono meno onerose di interventi tardivi. Serve quindi una strategia complessiva, di medio-lungo termine e, per l'ambiente e le pandemie, è necessaria la collaborazione tra i principali paesi».

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