La congiuntura è in frenata sale la cassa integrazione

Nel 2023 il ricorso agli ammortizzatori sociali in aumento del 25 per cento

In Fvg le vertenze Wärtsilä ed Electrolux spingono la cig straordinaria

Elena Del Giudice

Il rallentamento dell’economia, con particolare riferimento all’industria, si riverbera inevitabilmente sul lavoro. E il bilancio 2023 dell’Inps sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali lo conferma, rilevando un balzo del 25 per cento della cassa integrazione sia per il Veneto che per il Friuli Venezia Giulia. C’è però una diversità tra i territori data dal tipo di ammortizzatore che cresce di più: la cig ordinaria per il Veneto, a cui tipicamente si fa ricorso per una flessione temporanea della produzione, e la cig straordinaria per il Fvg, che si attiva in concomitanza di crisi palesi o piani di ristrutturazione avviati. Ecco dunque che la cig ordinaria in Veneto passa dai 28,8 milioni di ore autorizzate nel ’22 ai 42,8 milioni di ore del ’23, con una variazione che va oltre il +48 per cento, mentre la cassa straordinaria flette, dai 10,2 milioni del ’22 agli 8,12 milioni dello scorso anno, con una contrazione del 20,8 per cento.

Discorso inverso in Fvg, dove la presenza di vertenze come quelle di Wärtsilä ed Electrolux, per il numero di lavoratori coinvolti, è rintracciabili nel trend della cassa integrazione straordinaria che segna +68 per cento, salita da 2,9 milioni del ’22 ai 4,9 milioni dello scorso anno, a fronte di un più modesto +13,6 per cento della cassa ordinaria, salita da 8,6 milioni a 9,8 milioni.

Crolla letteralmente il ricorso alla cassa in deroga, ammortizzatore utilizzato massicciamente nel periodo Covid, e successivamente ricondotto ad alcune specifiche e limitate situazioni (aziende in particolare difficoltà che devono completare processi di riorganizzazione e ristrutturazione già prevista e non completata entro il 2022).

Significativa la riduzione del Fis, il fondo di integrazione salariale, destinatario anche questo di modifiche a partire dallo scorso anno che ne ha ampliato la platea dei possibili beneficiari, e che copre le aziende di piccolissima dimensione che non possono accedere alla cassa integrazione, ma escludendo quelle che aderiscono ai fondi di solidarietà bilaterali, a quelli bilaterali alternativi o intersettoriali. Nel conto, in sostanza, non entrano le imprese artigiane. Il bilancio sulle microimprese è dunque parziale, non avendo a disposizione i dati degli enti bilaterali. Il Fis gestito dall’Inps vede comunque passare le ore autorizzate in Veneto da 12,4 milioni a poco più di 1 milione, e in Fvg scendere da 1,4 milioni a 227 mila ore.

Dando uno sguardo alla cig di dicembre, risultano in flessione le ore autorizzate che si sono attestate a 1,28 milioni contro 1,5 milioni di novembre, e in Veneto si è scesi dai 6,9 milioni di ore di novembre ai 3 di dicembre, ma occorre prudenza nel leggere il dato come un’inversione del trend. Dicembre è il mese delle chiusure collettive legate alle festività, quindi il numero di giorni lavorativi è ridotto. Non solo, ma in entrambe le regioni sono molte le aziende che, a causa della scarsa visibilità e della carenza di ordini, hanno prolungato lo stop produttivo ben oltre i canonici 10 giorni, anticipando la chiusura e posticipando la ripresa, anche oltre l’8 gennaio.

Rapportando, e limitatamente alla cig, le ore autorizzate agli Fte (lavoratore equivalente a tempo pieno), mediamente nel 2023 tra Fvg e Veneto ci sono stati oltre 32 mila addetti in cassa integrazione, di cui poco meno di 25 mila in Veneto e oltre 7.200 in Fvg.

Una fotografia, quella che emerge dai dati Inps, che contrasta con le recenti stime sull’andamento dell’occupazione, segnalata in aumento. Vero è che le rilevazioni sugli occupati non dicono tutto sulla qualità dell’occupazione, se è vero che è “occupato” anche colui che, nella settimana di riferimento, ha svolto almeno un’ora di lavoro retribuita... anche in natura.

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