Introvabili, a Nord Est la sfida lavoro

C’è chi solca il Mediterraneo, va nelle Università straniere, li forma e se li porta in Italia; chi invece le scuole se le costruisce di fianco al quartier generale, li istruisce e, dopo averli selezionati, li assume; chi ancora il reclutamento prova a farlo andando nelle scuole e raccontando come è bello lavorare in fabbrica.
Chi ancora si affida ai social network, Linkedin o Instagram. Il Nord Est italiano è una grande storia di capitale umano, la prima risorsa in assoluto è stata infatti la capacità di fare. Eppure oggi le risorse mancano in maniera allarmante. Secondo Unioncamere Excelsior nel 2023 il Nord Est aveva previsto oltre 813 mila nuove assunzioni, oltre 526 mila in Veneto e più di 113 mila in Friuli Venezia Giulia.
Il tasso di difficoltà di reperimento è stato però elevato: secondo le indicazioni delle imprese, la metà, il 49,8% per il Veneto e il 52,7% per Fvg, risultano introvabili. Peggio della media italiana, che si ferma al 45% dei profili cercati. Questo significa che mancano all’appello tra le due regioni circa 322 mila persone, quasi 262 mila in Veneto, oltre 59 mila in Fvg (Leggi l’analisi: Produttività e salari, la svolta necessaria)
Il prossimo anno le cose non andranno meglio. Nel trimestre da dicembre 2023 a febbraio 2024 le imprese del Fvg avranno bisogno di 25.470 persone. Nello stesso periodo il Veneto ne assumerà 120.360. Gli operai specializzati per l’edilizia, il personale anche non qualificato dell’agricoltura, quello delle strutture per l’assistenza e la riabilitazione in alcune province risultano introvabili in quattro casi su cinque. Va appena meglio per alberghi, ristoranti, bar, dove non vanno facilmente a segno tre ricerche su cinque. Ma la situazione è critica ovunque, a partire dall’industria.

«Abbiamo da tempo il problema di reperimento di risorse tecniche, soprattutto ingegneri, ma anche tecnici di reparto. Una prima soluzione è stata utilizzare gli uffici tecnici e di progettazione che abbiamo sparsi nel mondo assumendo lì degli ingegneri, in Croazia per esempio e adesso anche in Romania» racconta Gianpietro Benedetti, presidente del Gruppo Danieli, che tuttavia sul punto precisa: «Di ingegneri però ce ne servono anche in Italia e quindi abbiamo portato qui 20 ragazzi egiziani. Parlano perfettamente l’italiano, saranno formati all’Its Malignani di Udine per due anni e poi entreranno in azienda».
Ma non è l’unica via, perché Danieli per ovviare alla carenza endemica di giovani ingegneri sta facendo accordi con l’Università del Cairo. E poi c’è la scommessa del Mits (Malignani Its Academy) di Udine, percorso biennale di alta formazione post diploma che avrà sede nell’area dell’ex birreria Dormisch, attraverso un progetto finanziato con 25 milioni dal gruppo di Buttrio.
«Abbiamo l’obiettivo di raggiungere nell’arco di qualche anno quota 600 studenti». Il tema dell’istruzione superiore è tuttavia un pregiudizio difficile da debellare. Ma è lì che c’è un primo punto di svolta, anche per i molti giovani che non proseguono con il percorso universitario. «Dobbiamo riuscire a far capire che un Its non è un percorso minore - dice Leopoldo Destro, presidente di Confindustria Veneto Est - ed elevare il numero degli studenti. Se pensiamo che ne abbiamo 22 mila in Italia e 800 mila in Germania, un numero enormemente più alto».
E poi c’è la questione di recuperare lavoratori tra le donne e i giovani. «Noi siamo di 15 punti sotto rispetto alla media europea come tasso di occupazione femminile, dobbiamo assolutamente riuscire ad attingere a questo bacino di risorse con politiche di welfare adeguate». Oltretutto, spiega Maria Raffaella Caprioglio presidente di Umana, «nei Paesi con piena occupazione femminile ci sono anche tassi di natalità più alti». Certo la questione del capitale umano è faccenda da affrontare nell’immediato. «Abbiamo un problema demografico, ma abbiamo due bacini auriferi come i giovani che non lavorano e per l’appunto le donne a cui attingere. E poi con il Decreto Cutro si sta lavorando per progetti che puntano a formare risorse straniere da portare poi nel nostro paese».
La formazione, spiega Caprioglio, è il grimaldello per affrontare questa problematica. «In generale è necessaria una attività di reskilling delle risorse, le aziende hanno sfide continue. Dal green a Industria 4.0 e ora con l’Intelligenza Artificiale e Industria 5.0, che comporta un continuo aggiornamento delle risorse». —
Percorsi di studio e gli indirizzi Ecco cosa cercano le imprese
Da dicembre 2023 a febbraio 2024 le imprese del Fvg avranno bisogno di 25.470 persone. A livello di percorso di studi nel contesto universitario i profili più ricercati appartengono all'indirizzo economico 800 persone (3,14%), mentre i settori di Amministrazione, Finanza e Marketing, insieme a Meccanica, Meccatronica ed Energia, dominano le preferenze nel livello secondario, con percentuali rispettivamente del 9,54% e del 5,93%.
Nello stesso periodo il Veneto ne assumerà 120.360. A livello universitario, l’indirizzo economico resta il più richiesto 4.760 entrate (3,66%). Nell’istruzione secondaria le preferenze oscillano tra Amministrazione, Finanza e Marketing (9,19%) e Meccanica, Meccatronica ed Energia (4,60%). Nell’istruzione professionale domina l’indirizzo meccanico, 7,92% del totale degli ingressi.
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