Terza corsia, San Donà-Portogruaro: cantieri al via nel 2026

Entro il prossimo anno i lavori da 870 milioni: l’obiettivo è ultimarli nel 2031. Il consorzio stabile Eteria (con Icop) lavora al progetto esecutivo che dovrà essere approvato dal commissario

Christian Seu

Ventisei chilometri per avviare verso la chiusura un capitolo lungo ventisei anni. Tanti ne sono trascorsi da quando per la prima volta – era il 1999 – il dossier della Terza corsia faceva capolino nei piani finanziari di quella che allora si chiamava Autovie Venete.

Poco meno di ventisei sono i chilometri che lungo l’A4 separano San Donà di Piave da Portogruaro. E ventisei, inteso come 2026, sarà anche l’anno in cui in quel tratto di autostrada entreranno nel vivo i lavori, abbrivio che avvicinerà un po’ di più l’agognata conclusione della più imponente delle opere pubbliche messe in cantiere a queste latitudini.

Il bando per la progettazione esecutiva e la costruzione dell’ampliamento è stato formalmente aggiudicato al Consorzio stabile Eteria (una rete d’impresa che raduna la romana Vianini Lavori, la piemontese Itinera e la friulanissima Icop) lo scorso agosto.

E i progettisti individuati dal consorzio sono già al lavoro per far diventare esecutivo il progetto definitivo già approvato dalla struttura commissariale guidata dal presidente della Regione, Massimiliano Fedriga.

Proprio la gestione commissariale, con il suo meccanismo di deroghe, ha consentito di snellire le procedure di gara, inevitabilmente elefantiache per un’opera che per impatto economico (870 milioni di investimento) e in termini ingegneristici (ottanta opere da demolire e costruire) non ha in questo momento eguali in Italia.

L’affidamento dei lavori, come in questo caso, al contraente generale – procedura che attribuisce maggiori responsabilità all’affidatario che è chiamato a fornire l’opera finita “chiavi in mano” alla concessionaria autostradale – è stata già sperimentata con successo nel tratto tra Alvisopoli e Gonars e ha dato risultati molto positivi sotto il profilo dei costi e dei tempi (tre anni e mezzo circa per realizzare 27 chilometri di terza corsia, con la costruzione, tra l’altro, del doppio viadotto sul fiume Tagliamento).

Al termine della progettazione, della sua verifica e della sua conseguente approvazione da parte del commissario delegato, potranno essere avviati i lavori, che – cronoprogramma alla mano – dovrebbero prendere il via nella seconda parte del 2026 quando dovrebbe concludersi contestualmente il cantiere di rifacimento dei cavalcavia attualmente in realizzazione sullo stesso tratto tra Portogruaro e San Donà di Piave. I lavori di ampliamento autostradale saranno avviati a partire da San Donà di Piave, in continuità con il tratto già ampliato con la terza corsia, procedendo quindi verso est, e gli stessi comprenderanno fin da subito la realizzazione del nuovo svincolo e casello di San Stino di Livenza.

L’obiettivo è chiudere l’intervento tra il 2030 e il 2031. Gli alltri lavori, dallo svincolo di San Stino a Portogruaro, saranno realizzati quando si concluderà positivamente il procedimento di approvazione dell’aggiornamento del piano economico di Autostrade Alto Adriatico del valore di quasi 2 miliardi per i prossimi 30 anni (quanto è la durata della concessione), presentato il 31 luglio dell’anno scorso al ministero dei trasporti.

Nel piano economico ricadono anche due terzi del quarto lotto, dallo svincolo di Palmanova a Villesse, undici chilometri e cento metri: due sub-lotti per i quali è già stata avviata la fase progettuale.

Resta invece sospesa la partita più complicata, quella del tratto tra Villesse e il Lisert, con il “buco nero” rappresentato proprio dalla barriera sul Carso, per la quale Autostrade Alto Adriatico studia soluzioni alternative al difficilissimo ampliamento: «Stiamo anche approfondendo francamente la possibilità di ricorrere a nuove tecnologie, per andare addirittura oltre il casello per abbattere definitivamente quelle code orribili che ci sono ad ogni esodo estivo», aveva detto il presidente della concessionaria, Marco Monaco, al nostro quotidiano, riferendosi alla soluzione del free flow, ed è già utilizzata su alcune tratte autostradali italiane, come la Pedemontana Lombarda.

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