Si scalda il dossier della A22: in pista tutti i big europei
Si è chiusa ieri la fase di pre-qualifica. Il Mit non ha reso noto i nomi dei gruppi partecipanti Tra i gruppi che hanno chiesto l’accesso gli spagnoli di Abertis e Sacyr-Dogliani, Gavio e Aspi

il punto
Il risiko delle concessioni autostradali italiane entra in una fase decisiva con la chiusura, ieri 3 dicembre, della prima tappa della gara per l’assegnazione cinquantennale dell’A22, la dorsale che unisce Modena al Brennero attraversando Veneto, Trentino e Alto Adige. Un passaggio chiave in un contesto già segnato da ricorsi al Tar, nodi regolatori e attese per un pronunciamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sul controverso diritto di prelazione dell’attuale concessionario, Autobrennero.
La procedura ristretta – riaperta dal Ministero delle Infrastrutture con un decreto del 28 novembre, appena cinque giorni week end compreso prima del termine di ieri, dopo una sospensione durata cinque mesi – prevedeva entro mezzogiorno la sola presentazione delle domande di partecipazione, corredate da requisiti amministrativi, economici e tecnici. Il Mit ha voluto ribadire: «Non è prevista, in questa fase, la presentazione di un’offerta tecnica o economica».
L’A22, 314 chilometri di corridoio alpino strategico per il traffico europeo – 43 mila veicoli al giorno tra Pianura Padana, Austria e Germania – continua a fare gola ai grandi player del settore. La concessione, scaduta nel 2014 e prorogata da allora, è in mano ad Autobrennero, partecipata per l’84,7% da enti pubblici tra cui spicca, con il 32,2%, la Regione Autonoma Trentino Alto Adige, mentre il 14,1% appartiene a gruppi privati, tra cui Abertis con il 4,2% attraverso A4 Holding. Nella fase di prequalifica, oltre alla stessa Autobrennero, avrebbero presentato domanda Autostrade per l’Italia (Aspi), controllata dal consorzio tra Cdp Equity, Blackstone e Macquarie; la spagnola Abertis, partecipata alla pari da Mundys (famiglia Benetton) e Acs; il gruppo Gavio; il consorzio Sis, partecipato al 49% dall’altra spagnola Sacyr e al 51% dalla Fininc della famiglia Dogliani.
Il Mit, ieri, ha precisato che «per avere il numero preciso e i nomi degli operatori economici che hanno manifestato interesse, occorrerà attendere l’istituzione della Commissione», che valuterà i requisiti. Nessuno degli interessati ha voluto commentare, esclusa Autobrennero che ha confermato la sua presenza.
La partita è importate, si tratta di investimenti per 10 miliardi per una concessione cinquantennale su uno degli assi strategici del Nord industriale italiano, e quindi non è passata inosservata neppure oltreconfine. Abertis e Sacyr considerano l’Italia un mercato prioritario nella loro espansione europea, si leggeva ieri sul sito eleconomista.es. Abertis, primo operatore mondiale con 8.200 chilometri in 15 Paesi, è già radicata nel Nord Est con il 91,26% di A4 Holding, concessionaria della A4 Brescia–Padova e della A31 Valdastico, infrastrutture che scadranno il 31 dicembre 2026 e che il governo Meloni intende rimettere a gara. Anche in questo caso, i due gruppi spagnoli hanno già reso nota la disponibilità a partecipare.
Sacyr, dal canto suo, si muove tramite Sis, già attiva in Pedemontana Veneta, A3 Napoli-Salerno, Via del Mare, A21 Torino e nei nuovi ospedali di Torino e Novara: un portafoglio che rende l’A22 un passaggio naturale nella strategia di crescita internazionale del gruppo.
Sul tavolo resta però un dossier delicato: la compatibilità europea del diritto di prelazione dell’operatore uscente. Bruxelles, in un parere del 22 maggio, aveva espresso «forti dubbi» sulla disciplina italiana, richiamando la causa C-810/2024 pendente davanti alla Corte di Giustizia. Il meccanismo, contestato da diversi operatori – tra cui Aspi – consentirebbe al promotore non aggiudicatario di pareggiare l’offerta migliore e subentrare comunque. La Commissione aveva lasciato alla Corte la parola finale, indicandone la centralità per la prosecuzione della gara.
La pronuncia, attesa da mesi, non è ancora arrivata. Il Mit, nel decreto di riavvio, ha motivato la scelta di procedere spiegando che non era possibile attendere oltre: l’esigenza «di individuare stabilmente il soggetto concessionario» ha prevalso sull’incertezza giuridica. L’eventuale riconoscimento della prelazione, comunque, potrà avvenire solo nella fase successiva e solo dopo un nuovo parere dei servizi della Commissione europea.
La vicenda della A22 si trascina da quasi dieci anni. Il bando, pubblicato il 31 dicembre 2024 e rettificato il 18 marzo 2025, era stato sospeso fino al 30 novembre proprio in attesa dei chiarimenti europei. La riapertura di fine novembre ha rimesso in moto l’intero processo: la giornata del 3 dicembre ha chiuso la finestra di prequalifica; la fase successiva, quella competitiva, si aprirà solo dopo la validazione ufficiale delle candidature.
Per il governo Meloni la gara rappresenta un banco di prova complesso: garantire concorrenza, mantenere l’aderenza al quadro europeo e blindare la legittimità del nuovo affidamento dopo un decennio di proroghe, diffide e contenziosi. —
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