Porto di Trieste senza guida, l’allarme di operatori e sindacati
La nomina tarda ancora, i traffici crollano e crescono i dossier non gestiti. Confindustria: «Serve iniziativa». La Cgil: «Presto impatto sull’occupazione»

Sempre più preoccupati per la situazione del porto di Trieste, dove la crisi dei container e la dura competizione sull’autostrada del mare si stanno consumando senza un presidente insediato nella pienezza dei poteri al vertice dell’Autorità portuale.
Da qui il nuovo appello al governo e alla politica affinché la designazione del nuovo numero uno dell’Adsp non aspetti oltre.
«Siamo oltre ogni tempo plausibile», mastica amaro il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti, secondo cui «le difficoltà in atto richiedono un incremento della competitività dello scalo, per il quale servono però azioni e iniziativa».
Quanto alla battaglia dei traghetti fra Grimaldi e Dfds, Agrusti dice che «la concorrenza è sempre positiva ma va governata». Serve un presidente, insomma, «ma Trieste non sia oggetto di ragionamenti che ricordano più la costruzione delle liste elettorali che la gestione di un porto. Dopo i vari incidenti di percorso la politica smetta di latitare: il generale agosto sta finendo e deve arrivare un magnifico settembre».
Il presidente di Aspt Astra, Stefano Visintin, concorda: «Servono subito presidente e segretario generale, frutto di un accordo politico ampio e forte. Bisogna cominciare a risolvere i problemi, a partire dalla gestione delle concessioni portuali, che devono far aumentare i traffici e non soddisfare interessi particolari».
Una stoccata indirizzata alla discesa in campo che Ministero e Autorità hanno compiuto in favore di Grimaldi. Fatto questo che non piace neppure alla Cisl: il segretario regionale con delega ai porti Giulio Germani sottolinea che «l’Adsp deve garantire la concorrenza e garantire con fermezza la sicurezza dei lavoratori. Non è suo compito invece assumere posizioni sulle politiche dei terminalisti», come è stato fatto chiedendo alla Piattaforma logistica di spostare alcuni slot da Dfds a Grimaldi.
La Cisl denuncia che «la mancanza di una guida stabile dell’Autorità sta rallentando la realizzazione degli investimenti programmati e questo sta determinando una saturazione degli spazi. Il rischio è un effetto dominio che scaricherà i costi sui lavoratori portuali».
Il segretario regionale della Cgil Michele Piga rileva «le fibrillazioni in atto nei traffici e il possibile impatto organizzativo e occupazionale sul porto, che ha bisogno di una guida sicura e autorevole dotata di piene facoltà, di competenza, di relazioni internazionali e di una visione importante sullo sviluppo dello scalo, dei traffici e dell’intermodalità.
La nomina non sia oggetto di giochi di potere ma guardi al futuro economico e sociale, puntando su una figura che non sia vicina a nessuna parte politica e a nessun operatore economico in particolare».
Per Bruno Fioretti, responsabile porti della Uil Fvg, «la preoccupazione cresce fra operatori e lavoratori: la situazione si era quasi risolta con Gurrieri, ma siamo tornati nell’incertezza e oggi ci ritroviamo con un commissario e pure un sub commissario. Bisogna risolvere al più presto perché i traffici container sono in picchiata e questo impatterà presto sull’occupazione».
Con Massimiliano Generutti, l’Usb evidenzia «la rincorsa alla poltrona e ricorsi in vari porti, in una lotta che ha il sapore amaro della vecchia Repubblica. Mentre il traffico tiene a Capodistria e Fiume amplia e modernizza i suoi terminal, Trieste è entrata in una fase di regressione, senza più guida e capacità di innovare. Il governo ha dimostrato tutta la sua incapacità e nei porti ha ingenerato sfiducia negli armatori e alimentato la guerra spietata fra terminalisti per il monopolio delle banchine».
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