Il neo presidente del Porto Di Blasio: ”Ok al ritorno delle navi e dialogo con la città, a Venezia ora serve un turismo educato”

Manager di lunga esperienza internazionale, nessun legame con il territorio dopo un lungo elenco di presidenti “veneziani”. Fulvio Lino Di Blasio, 49 anni di Vigevano, negli ultimi tre ha ricoperto l’incarico di Segretario generale del porto di Taranto
Eugenio Pendolini

Il concorso di idee per spostare definitivamente le grandi navi fuori dalla laguna. L’accessibilità e l’urgenza del protocollo fanghi da sbloccare. Ma anche il dialogo come stella polare: con le istituzioni, le associazioni e i No Grandi Navi. E infine, la necessità di un nuovo modello di turismo sostenibile per Venezia.

Eccole le prime linee del nuovo presidente dell’Autorità di sistema portuale dell’Alto Adriatico, Fulvio Lino Di Blasio. E il caso ha voluto che la presentazione ufficiale coincidesse proprio con il ritorno in Marittima della prima Msc post pandemia, con passaggio all’alba davanti piazza San Marco.

Fresco di nomina, Di Blasio ha da poco iniziato a conoscere la macchina portuale di Venezia e Chioggia. E tutti i dossier aperti, compreso il rapporto non sempre pacifico con la città.

Preceduto dai saluti della provveditrice alle Opere pubbliche ed ex commissario Cinzia Zincone, Di Blasio si è presentato ricordando Francesco Muscarà, l’autotrasportatore mestrino scomparso solo pochi giorni fa a Fusina per un infarto sul lavoro.

Dopo i primissimi giorni di ambientamento, che situazione trova al Porto di Venezia?

«Ho accettato l’incarico venerdì scorso, ho già parlato con la Regione e il Comune. Partiamo da una situazione di mercato particolare, servono azioni concrete per sbloccare i dossier fermi».

Una visione che passa inevitabilmente dai tanti fronti aperti: lavoro e accessibilità, su tutti.

«Ci sono tutte le premesse per una ripresa. Sull’accessibilità c’è tutta una partita aperta. Ci sono elementi da sbloccare, come manutenzioni e dragaggi. Sul Protocollo fanghi, ad esempio, abbiamo già fissato un appuntamento la settimana prossima a Roma».

Avete già iniziato a porvi il tema delle concessioni? Nel 2024 andrà in scadenza la Marittima: si procederà con bando o con concessione diretta, nonostante i rilievi dell’Anac?

«Le concessioni sono per noi oro. I terminalisti vogliono certezze sulle proiezioni del business e sulle tempistiche degli investimenti. Siamo al lavoro con il Demanio per la ripresa di alcune attività».

Intanto, a Venezia riprende il passaggio delle crociere.

«Gli indirizzi si prendono a Roma. Noi ci mettiamo a disposizione per lavorare con tre interlocutori: il mondo degli armatori e del lavoro portuale, la città di Venezia con la sua amministrazione, e infine la laguna, organismo molto delicato e fondamentale. E poi, anche se esula rispetto alle nostre competenze, bisognerà lavorare sul modello di turismo in città».

Che cosa intende esattamente?

«A Taranto, in un contesto non paragonabile, abbiamo lavorato con il territorio, soprintendenza e associazioni, per chiederci come evitare l’effetto invasione e una fruizione non controllata del territorio. Qui si sta lavorando sul recupero dell’identità culturale, non incompatibile con un turismo educato. Serve valorizzare l’ecosistema per innescare un cambiamento culturale».

A che punto è il concorsone di idee che dovrà partorire il progetto per il porto off-shore?

«L’Autorità lo sta predisponendo, la bozza è pronta e stiamo approfondendo con il ministero alcuni aspetti meramente tecnici. Da decreto doveva essere pronto il 31 maggio, ma materialmente non c’è stata la possibilità».

Per ora però tutto resterà come prima. E intanto si progetterà il terminal a Marghera. Sarà approfondito anche l’escavo del canale Vittorio Emanuele?

«Le crociere continueranno come in passato, ma non è vero che non è cambiato nulla: è cambiata la consapevolezza su come gestire le criticità. Saranno approfonditi gli escavi per il Vittorio Emanuele, ma non è un elemento su cui per ora ci stiamo concentrando. La priorità è trovare un modo per far arrivare le navi nel posto più sicuro per i passeggeri e nel modo meno impattante per la laguna. Su Marghera, bisognerà trovare un equilibrio tra temporaneità e risorse pubbliche».

Porto e città di Venezia hanno avuto spesso un rapporto conflittuale. Come lo affronterà?

«Sono convinto che le cose vadano fatte insieme. Parlerò con le istituzioni e con le associazioni. Ho difficoltà a gestire posizioni poco elastiche e dogmatiche. Mi piace confrontarmi con persone preparate. Incontrerò anche i No Grandi Navi».

Nei giorni scorsi ha fatto visita ai cantieri del Mose. Che impressione ne ha avuto?

«Ho compreso le eccellenze del sistema, e gli impatti sulla accessibilità al Porto. Il Mose già ha definito quali sono i fondali che possono essere utilizzati, 12 metri sono un elemento fisico e non elastico che determina quali navi possono entrare».-

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