Il Mit riapre la gara per la A22
Con un decreto del 28 novembre, il Ministero rimette in moto la procedura per la concessione. Scadenza il 3 dicembre e in assenza della pronuncia della Corte di Giustizia sulla prelazione

Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti rimette in moto la procedura per l’affidamento in concessione della tratta autostradale A22 Brennero–Modena, dopo mesi di sospensione in attesa della decisione della Corte di Giustizia sull’ammissibilità del diritto di prelazione nelle operazioni di project financing. Con un decreto datato 28 novembre e firmato dal direttore generale Sergio Moschetti, la Direzione Generale per le Autostrade ha stabilito il riavvio della gara a partire dal giorno della firma e ha fissato una nuova scadenza per la presentazione delle domande: le ore 12 del 3 dicembre 2025.
La procedura, originariamente avviata con il bando del 31 dicembre 2024 e successivamente rettificata il 18 marzo 2025, era stata sospesa fino al 30 novembre 2025. La sospensione era legata all’attesa del pronunciamento europeo sulla causa C-810/2024, con cui era stato chiesto alla Corte di chiarire se i principi comunitari sulla libertà di stabilimento e la libera prestazione di servizi, insieme alla normativa sulle concessioni, ostino alla disciplina italiana della prelazione. Un nodo normativo che Bruxelles aveva già evidenziato: nel parere trasmesso il 22 maggio 2025, la Dg Grow aveva qui espresso «forti dubbi» sulla compatibilità europea del meccanismo che consentirebbe al promotore, nel caso non risultasse aggiudicatario, di pareggiare l’offerta vincente e subentrare in virtù del diritto di prelazione. Pur rimettendo ogni interpretazione definitiva alla Corte di Giustizia, la Commissione aveva richiamato l’esistenza del procedimento pendente, indicato come elemento dirimente per il prosieguo delle operazioni di gara.
A oggi, però, la pronuncia non è ancora stata resa nota. La Direzione Generale evidenzia, nel dcreto, che non è stato possibile acquisire elementi certi sui tempi di definizione del giudizio, mentre permane l’esigenza di individuare «stabilmente il soggetto concessionario» dell’A22. Da qui la decisione di non differire ulteriormente l’iter e di procedere con il riavvio della gara.
Il decreto ricorda inoltre che il riconoscimento dell’eventuale diritto di prelazione potrà essere confermato solo nella fase successiva, e unicamente dopo il parere favorevole dei Servizi della Commissione europea, come già stabilito dal testo rettificato del bando.
Il nuovo decreto rischia, inoltre, di rivelarsi fragile su più fronti. Primo: il tempo concesso agli operatori. La finestra utile per presentare le prequalifiche è di tre soli giorni lavorativi, un margine risicato per predisporre la documentazione necessaria. È probabile, osservano le fonti, che molte domande formalizzino la criticità nei rispettivi atti, aprendo la strada a un fronte potenziale di contestazioni che metterebbe in dubbio la solidità della procedura nel medio periodo.
Secondo: la posizione della Corte di Giustizia. La stessa decisione di sospendere la gara fino al 30 novembre si basava sull’aspettativa di una sentenza imminente. Se la Corte, in linea con gli orientamenti che la Commissione sembra maturare, dovesse stabilire che il meccanismo della prelazione non è più compatibile con il diritto dell’Unione, il bando diverrebbe di fatto nullo. In quel caso, il Mit si troverebbe probabilmente costretto a ritirarlo in autotutela, con un ulteriore slittamento dei tempi e un contenzioso potenziale destinato a espandersi.
Secondo alcune fonti, pare, inoltre, che la Corte europea abbia deliberato di non aprire la fase orale, nonostante la richiesta formulata nell’interesse del Governo italiano. La causa sarà definita, quindi, da un collegio di tre giudici, senza conclusioni dell’avvocato generale. È dunque prevedibile che ci possa essere un più celere deposito della sentenza.
Nell’insieme la vicenda dell’A22 corre il pericolo di trasformarsi in un pasticcio amministrativo e politico, paragonabile ad altri grandi dossier infrastrutturali rimasti tristemente senza soluzione negli ultimi anni. Il decreto richiama numerosi atti, pareri, rettifiche, sospensioni e condizioni che rendono evidente la complessità – se non l’instabilità – dell’intero percorso.
La necessità di trovare un concessionario stabile per una delle principali dorsali autostradali del Paese resta immutata. Ma, nelle condizioni attuali, il rischio è che il percorso scelto finisca per non garantire pienamente né certezza del diritto né equilibrio tra le parti, lasciando aperta una stagione di incertezze proprio mentre la procedura viene rimessa in moto.
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