Viktor il coraggioso: l’uomo che ha fatto causa agli Usa importa vini dal Nord Est
I vignaioli friulani Pecorari (Lis Neris) e Specogna su Schwartz: «È un anticonformista, ci ha scritto una mail dicendoci che le tariffe imposte dai dazi sono assurde»

«Viktor è un coraggioso, un anticonformista, porta avanti le sue idee con grande volontà, ha sempre detto che i dazi sono una cosa assurda». «Ha la forza di un don Chisciotte, a volte combatte battaglie più grandi di lui, ma ci mette cuore e determinazione».
Il Viktor di cui parlano i vignaioli friulani Cristian Specogna di Corno di Rosazzo e Alvaro Pecorari di San Lorenzo Isontino è nientemeno che l’uomo del momento in tutto il mondo.
Di cognome fa Schwartz (indubbie origini tedesche), importatore di vino di New York, è stato il capofila delle quattro aziende che hanno fatto causa al governo degli Stati Uniti e le cui ragioni sono state accolte dalla Us Court of International Trade, imponendo uno stop alla politica di Trump, prima che la sentenza venisse temporaneamente sospesa.
Schwartz è di casa in Friuli e importa proprio i vini delle aziende Lis Neris, il cui titolare è Pecorari, e di Specogna. L’ultima volta l’imprenditore newyorkese è stato in visita tra Collio, Isonzo e Colli orientali nel 2023. «Viktor è stato più volte nella nostra cantina - conferma Pecorari - , è un appassionato delle condizioni ambientali, per lui è importante capire dove si fa un vino, in che territorio. Lui quando racconta un rosso o un bianco ci mette un po’ l’anima, il vino è l’equazione su cui si gioca il territorio».
Schwartz ha in portafoglio buona parte delle etichette più prestigiose de Lis Neris, tanto che il blend bianco “Confini” è sulle tavole dei Vip americani e ha come massimo estimatore l’attore Robert De Niro che lo ordina immancabilmente nel suo ristorante preferito. «Il “Confini” è stato una sorta di passaparola per far arrivare anche gli altri vini della nostra cantina a New York - ammette il vignaiolo proprietario de Lis Neris -. Nelle annate migliori a Schwartz abbiamo mandato fino a 300 casse, circa 3.600 bottiglie, che si vendono a Manhattan e dintorni. In America hanno cercato di acquistare molto nei primi mesi del 2025, prima della bufera dei dazi di Trump. Avevano previsto contraccolpi che ci sono stati. Le vendite adesso vanno molto al rilento, l’Italia ha un peso notevole nel sistema americano, non vale solo per il vino, anche per tante altre cose. Gli americani non rinunceranno a bianchi e rossi italiani, alla moda, al cibo, anche se dovranno fare i conti con rincari importanti».
Cristian Specogna ha una collaborazione con l’importatore anti Trump dal lontano 2012. «Lui ha sempre creduto al nostro Pinot grigio ramato - spiega l’imprenditore dei Colli orientali del Friuli - , tanto che questo vino è diventato il nostro core business negli Usa, dove vendiamo circa 3 mila bottiglie nello Stato di New York. A Vinitaly sono arrivati un paio di collaboratori di Viktor, ci avevano anticipato che lui era impegnato nella causa contro la Casa Bianca. Ci aveva anche scritto una mail dicendo che era assolutamente contrario ai dazi, la definiva una scelta assurda. E aveva pure confidato che si sarebbe mosso, ma non pensavamo che potesse arrivare così in alto. È stata la conferma del personaggio che conosco»
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