La corsa di Stroili Oro: il retailer del gioiello a quota 338 milioni
L’azienda con sede ad Amaro gestisce 400 punti vendita in Italia e dà lavoro a 2.500 dipendenti. Il 2024 si è chiuso con un utile netto di 30 milioni, in crescita del 25% sull’anno precedente

Crescono più della media delle imprese del settore i ricavi di Stroili Oro, società con sede legale ad Amaro, in Carnia, che si è guadagnata un ruolo di primo piano a livello nazionale nel settore della gioielleria commerciale. Attiva nella vendita al dettaglio di orologi, argenteria, bigiotteria e oreficeria, l’azienda ha chiuso i conti annuali, al 30 settembre 2024, con 338,9 milioni di euro di ricavi, in crescita del 6,4% rispetto ai 318,4 milioni dell’anno precedente, un passo avanti dunque più consistente di quello medio nazionale, che si è fermato al +5% stando ai dati contenuti nel report recentemente diffuso dall’Ufficio studi di Mediobanca e dedicato al settore orafo-argentiero-gioielliero italiano.
Da impresa familiare, nata in Carnia, a Tolmezzo, nel 1987 grazie all’iniziativa di Sergio Stroili, poi trasferita ad Amaro nel 2005, vent’anni fa l’azienda è passata nelle mani della Investindustrial di Andrea Bonomi, quindi, nel 2016, in quelle del Gruppo Thom, divenuto anche grazie a quest’operazione il primo player europeo nel settore della gioielleria con oltre un miliardo di euro di giro d’affari, più di 1.100 negozi in Europa, 6.500 dipendenti, 11 brand e 9 piattaforme e-commerce.
Stroili, conti alla mano, contribuisce come detto per circa un terzo del fatturato del gruppo. In attesa dei conti 2025, ormai a un passo dalla chiusura (fissata al 30 settembre), i risultati 2024 mostrano un avanzamento non solo dei ricavi, ma anche della marginalità lorda, passata dai 194,7 milioni del 2023 a 210,5 milioni, dell’utile operativo (da 48,5 a 54,2 milioni), del risultato ante imposte (da 35,2 a 42,9 milioni) e infine del risultato netto che si è attestato a 30,4 milioni - destinato dal Cda, presieduto da Romain Peninque, a riserva straordinaria –, in crescita del 25,6% sui 24,2 milioni dell’anno precedente. Risultati messi a segno grazie a una rete di 400 punti vendita – con le tre insegne Stroili, Franco Gioielli e dal 2020 Histoire d’Or – , presenti in particolare nei centri commerciali e nei centri storici d’Italia ma sul canale digitale.
Una rete, quella del gruppo, cresciuta durante l’esercizio in corso grazie all’accordo raggiunto, il 4 luglio 2024, con Samarcanda per l’acquisto di alcuni punti vendita della catena Gold Gallery, da realizzarsi a scaglioni nell’arco di circa due anni: i primi tre, oggi operanti con insegne Stroili e Franco Gioielli, sono stati acquistati a novembre dell’anno scorso. Ennesimo tassello di una strategia che fa leva su investimenti continui.
Nell’esercizio chiuso nell’autunno dell’anno scorso, l’azienda ha messo sul piatto 17,7 milioni di euro per lo sviluppo e il mantenimento della rete dei negozi, tra nuove aperture e ristrutturazioni.
Una crescita, quella della rete commerciale, che si riflette sulla forza lavoro: l’organico medio, l’anno scorso, si è attestato a 2.478 persone a fronte delle 2.312 dell’anno precedente, di cui 2.224 addetti proprio alle vendite.
Tornando ai conti, nel corso dello scorso esercizio, il Cda di Stroili ha deliberato la distribuzione di riserve per 100 milioni, attuata senza uscite di cassa – 34 milioni sono stati attinti dalla riserva straordinaria, 64,9 milioni dalla riserva sovrapprezzo azioni – nei confronti dell’azionista. Per effetto di tale operazione il patrimonio netto si è ridotto, passando dai 213 milioni del 2023 ai 143 milioni del 2024.
L’indebitamento finanziario netto a fine esercizio era pari a 118,7 milioni, l’esposizione è di fatto legata esclusivamente nei confronti del Gruppo Thom, che ha erogato alla società un finanziamento di 124,6 milioni con scadenza bullet a febbraio 2030. A questo si aggiungono, contabilmente separati, 121 milioni di debiti riferiti ai canoni di affitto dei negozi.
Questione di settimane e il board della società approverà i conti 2024/2025, per i quali il presidente, nella relazione allegata allo scorso bilancio, si diceva moderatamente ottimista: «L’anno fiscale 2025 potrebbe essere influenzato dall’inflazione concentrata soprattutto sugli acquisti di prodotti con enorme impatto dell’aumento del fixing dell’oro. Considerando i risultati dell’anno fiscale 2024, la società è fiduciosa di compensare questo impatto negativo e di continuare a ottenere risultati soddisfacenti».
Un sentiment espresso ormai mesi addietro, che si ritrova solo parzialmente nelle previsioni degli addetti ai lavori contenute nel report dell’Ufficio studi di Mediobanca: solo il 45% delle aziende prevede infatti un aumento del fatturato, mentre il 43% si attende un calo e il 12% prospetta una stabilità.
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