Un fiore di marmo: la vicentina Margraf realizza uno spettacolare tempio in Israele

Il progetto prevede la realizzazione di 16 giganteschi petali in marmo (ciascuno 24 metri di lunghezza x 10 di larghezza e 5 di altezza), che sovrastano il corpo centrale dell’edificio dal diametro di 55 metri, sorretti da 11 pilastri, ciascuno alto 11 metri

Luigi Dell'Olio

VICENZA. Un santuario dedicato al maestro 'Abdu'l-Bahá, nella località israeliana di Akka, da realizzare combinando nuove soluzioni tecnologiche e l’artigianalità del made in Italy.

È l’ultima commessa ottenuta da Margraf, azienda di Chiampo (Vicenza) con oltre un secolo di storia, che da tempo ha ampliato il proprio raggio d’azione oltre i confini nazionali.

“Si tratta di un’opera di straordinaria complessità, che mette alla prova tutto il know-how che abbiamo sviluppato negli anni”, commenta entusiasta Silvio Xompero, presidente dell’azienda, che ha presentato il progetto in un evento a Milano al quale ha preso parte anche l’architetto, l’iraniano-canadese Hossein Amanat.

“Siamo stati scelti dalla Casa di Giustizia Universale, massima autorità della comunità Bahá’í, nell’ambito di un’analisi sugli operatori internazionali del settore”.

I lavori termineranno il prossimo anno, con Margraf che fornisce 700 metri cubi di marmo bianco Carrara. Il progetto prevede la realizzazione di 16 giganteschi petali in marmo (ciascuno 24 metri di lunghezza x 10 di larghezza e 5 di altezza), che sovrastano il corpo centrale dell’edificio dal diametro di 55 metri, sorretti da 11 pilastri, ciascuno alto 11 metri.

Un riconoscimento importante per l’azienda vicentina, che ha saputo imporsi nel mercato internazionale per la capacità di estrarre con sapienza il marmo dai propri giacimenti per trasformarli in levigate lastre o in piccole marmette, offrendo una vastissima gamma di materiale pregiato e di prodotti di eccellenza per l’edilizia e l’architettura, dai rivestimenti interni alle facciate esterne, fino agli elementi d’arredo, dal bagno alla cucina.

Amanat, già progettista degli edifici dell’Arco Bahai sul Monte Carmelo ad Haifa (Israele) e della Torre Azadi, uno dei simboli di Teheran (Iran), sottolinea il valore di questo progetto, “unico nel suo genere in quanto rappresenta i valori di 'Abdu'l-Bahá, dall’altruismo alla saggezza, dalla gentilezza all’apertura verso il diverso. La costruzione è stata concepita come un giardino a forma di cupola e incarna l’amore per la natura del maestro al quale è dedicata”.

La presentazione del progetto è anche l’occasione per fare il punto sull’azienda. “L’anno che sta per concludersi va in archivio con numeri molto positivi: dovremmo attestarci intorno ai 58 milioni di fatturato, il 25% in più rispetto allo scorso anno”, racconta Xompero. “Anche per il 2022 lo scenario si annuncia molto positivo, con nuove commesse già acquisite in Italia e all’estero”.

L’unica nota stonata è relativa alla carenza di manodopera. “Da poco abbiamo inserito alcuni giovani in azienda, ma fatichiamo tremendamente a trovare risorse da assumere”, lamenta il numero uno dell’azienda.

“Molti continuano a pensare che questo sia un lavoro fisico e a contatto con la polvere, ma ormai il lavoro dell’uomo è quasi esclusivamente di controllo sull’operato delle macchine. Non ci sono più scuole specializzate perché i giovani si orientano in altre direzioni e così si rischia di perdere un patrimonio plurisecolare di competenze”.

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