Safilo rientra in campo a Londra. Il blitz su Inspecs riscrive la partita

Il gruppo padovano ha comprato in Borsa il 25% della società britannica. Detiene così una minoranza capace di bloccare la strada al controllo

Roberta Paolini

Safilo si prepara alla campagna britannica con un colpo di scena da manuale. La ritirata dal dossier Inspecs – annunciata come resa e archiviazione del confronto per il controllo del gruppo inglese – è durata lo spazio di un comunicato.

Perché a metà dicembre il gruppo padovano dell’occhialeria è rientrato in campo dalla porta laterale e, invece di rilanciare a viso aperto, ha comprato direttamente un quarto della preda: il 25% di Inspecs Group in Borsa, tra il 15 e il 18 dicembre 2025, per 21,7 milioni di sterline, a un prezzo medio di 85,4 pence per azione. Una mossa che, più che un investimento finanziario, somiglia a un’occupazione di posizione.

Il punto non è solo quanto Safilo abbia speso, ma dove abbia piazzato la bandierina. Con quel 25% la società si è messa in tasca, di fatto, una leva di governance: nel Regno Unito l’operazione di acquisizione concordata tra Inspecs e Bidco 1125 Limited (veicolo controllato dagli imprenditori Luke Johnson e Ian Livingstone) era stata strutturata come scheme of arrangement, un meccanismo che per passare richiede il via libera di una maggioranza qualificata, il 75% + 1 azione. Tradotto: se Safilo non aderisce, può rendere la vita complicata a chiunque voglia chiudere una partita che sembra avere un copione già scritto.

C’è però un secondo livello. L’ingresso al 25% attiva, infatti, anche i paletti del Takeover Code britannico: per i prossimi sei mesi Safilo non potrà superare la soglia del 30% dei diritti di voto, e di conseguenza non potrà trasformare subito la manovra in un’Opa di controllo.

È un freno, sì. Ma è anche una clausola di raffreddamento che, letta al contrario, assomiglia implicitamente a quella che in gergo si chiama una “call option”: Safilo conserva il diritto di tornare alla carica più avanti, potenzialmente dopo febbraio 2026, quando il vincolo temporale sarà scaduto. A quel punto potrà decidere se alzare la posta e puntare al controllo pieno, oppure se cristallizzare l’asset come partnership industriale, o piattaforma produttiva amica nel perimetro allargato.

Inspecs, del resto, è un asset che parla la lingua di Safilo. Gruppo integrato verticalmente, quattro siti produttivi tra Vietnam, Cina, Italia e Regno Unito, brand proprietari riconoscibili come Titanflex, Savile Row e Botaniq, un fatturato intorno alle 195 milioni di sterline e circa 1.800 dipendenti. Un profilo industriale che completa – più che duplicare – il perimetro Safilo, aggiungendo leve produttive e controllo della supply chain.

Secondo Equita, la mossa consente al gruppo guidato da Angelo Trocchia di allocare circa 25 milioni di euro per ottenere una partecipazione di minoranza rilevante, con due possibili esiti: far fallire l’operazione concordata da Inspecs con BidCo oppure acquisirne il controllo nel medio termine, a prezzi giudicati interessanti. Resta il rischio di un processo lungo e di eventuali contromosse del consorzio britannico. Ma anche nello scenario meno favorevole – Inspecs delistata e Safilo socio di minoranza – il prezzo pagato potrebbe rivelarsi una buona base di valorizzazione post-integrazione.

La partita Inspecs va anche letta, però, dentro una traiettoria più ampia. Safilo chiude i primi nove mesi del 2025 con vendite nette pari a 758,4 milioni di euro, in crescita del 2,2% a cambi costanti, un Ebitda adjusted all’11,1% (84,4 milioni) e una generazione di cassa robusta: free cash flow a 64,2 milioni e posizione finanziaria netta positiva per 10,7 milioni (pre-IFRS 16, cioè senza considerare i contratti di leasing in quel caso sale a 30 milioni in negativo). Numeri che contano, perché il modello che il gruppo dell’occhialeria sta costruendo regge solo se i margini restano stabilmente sopra il 10%. E la pipeline di partnership – altro pilastro della strategia – mostra continuità rara in un settore molto dinamico come l’eyewear.

A differenza di EssilorLuxottica, che domina attraverso scala, integrazione totale e controllo diretto del retail, Safilo sta affinando un modello di partnership platform: produttore di eccellenza, partner affidabile per i grandi marchi, proprietario selettivo di brand forti. La stabilità delle licenze diventa un pilastro competitivo.

I segnali arrivano dai rinnovi anticipati: Kering Eyewear fino al 2029 per Gucci, Saint Laurent e Bottega Veneta; Under Armour, Dsquared2 e Carolina Herrera; Hugo Boss e Marc Jacobs estesi al 2030-2031; Pierre Cardin rinnovato fino al 2031 proprio ieri. E poi le nuove acquisizioni di qualità, come il contratto decennale con Victoria Beckham (2026-2035), che apre a gennaio 2026 il capitolo luxury womenswear con una proposta coerente, ad alto valore percepito, complementare a Carrera e al brand David Beckham, per il quale la licenza è perpetua.

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