Rizzani De Eccher chiede di nuovo protezione dai creditori
A pochi mesi dalla chiusura della prima procedura di composizione negoziata della crisi, la storica azienda friulana attiva nel settore delle costruzioni ricorre per la seconda volta allo strumento stragiudiziale

Non c’è tregua per Rizzani De Eccher. A pochi mesi dalla chiusura della prima procedura di composizione negoziata della crisi, con l’omologa, a fine ottobre scorso, del relativo accordo di ristrutturazione del debito da parte del tribunale di Udine, la storica azienda friulana ricorre per la seconda volta allo strumento stragiudiziale.
Lo si apprende da alcuni documenti circolati in questi giorni nei quali l’azienda – che dopo la prima crisi è passata dalle mani della famiglia De Eccher al controllo del fondo Sagitta – informa d’aver conferito alla società romana Sodali&Co l’incarico di Information Agent al fine di garantire un efficiente e trasparente piano di comunicazione con i creditori di Rizzani De Eccher e veicolare le opportune informazioni relative allo stato della Cnc. Strumento la cui attivazione, si legge ancora nel documento, è stata richiesta lo scorso aprile. Appena cinque mesi dopo la chiusura del precedente. In questo senso, la nomina di Sodali&Co sembra finalizzata a creare consenso rispetto a un scelta che, a partire dai tempi, non mancherà di far discutere.
Nell’ambito della Cnc, Rizzani De Eccher ha richiesto, sempre ad aprile, l’applicazione delle misure protettive del patrimonio e ha visto la nomina, in qualità di esperto, di Alessandro Danovi, professionista indipendente chiamato ad agevolare le trattative tra la società e i creditori. Le interlocuzioni avranno inizio a partire dalla seconda metà di settembre, fa sapere ancora l’azienda annunciando, sempre nei documenti in circolazione, di stare ultimando con i propri advisor legali e finanziari «la predisposizione di un piano di risanamento, quindi di un nuovo piano industriale e connessa manovra finanziaria».
Un nuovo piano è dunque in arrivo, dopo quello presentato ad agosto 2024 e omologato come detto a ottobre dello scorso anno. Un documento in cui la società affrontava un passivo di bilancio quantificato in poco più di 900 milioni di euro, somma di debiti verso banche, sottoscrittori di obbligazioni, fornitori, clienti e così via. Il piano aveva ottenuto il via libera di molti creditori, la maggioranza – compresi big del calibro di Cdp, Unicredit e Zurich –, anche se diversi fornitori non avevano inizialmente sottoscritto l’accordo.
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