Rilancio di Pro-Gest si affaccia la pista del fondo Pillarstone

Il rilancio di Pro-Gest potrebbe portare la firma di Pillarstone: il fondo internazionale sarebbe pronto a investire in un piano per far uscire dalle attuali tensioni finanziarie il gruppo trevigiano, leader in Italia e in Europa nella produzione di carta e cartone per packaging. A riportare lo scenario è il quotidiano finanziario Sole 24 Ore.
Da Istrana, quartier generale di Pro-Gest, non vengono rilasciate dichiarazioni in merito. Lo stesso da Milano, piazza Affari sede di Pillarstone. Da mesi, però, la strada dell’arrivo di un soccorritore sembra tracciata. «Si valutano operazioni straordinarie per mettere in sicurezza l’azienda»: a confermarlo erano stati gli stessi vertici societari di Pro-Gest, nella conference call con analisti e investitori lo scorso novembre. Tra le ipotesi citate esplicitamente: cessioni di asset (cartiere o immobili), aperture del capitale a fondi, rinegoziazione del debito. La cessione di asset – cartiera di Mantova in primis – viste le condizioni di mercato e la potenziale monetizzazione è sembrata da subito la strada meno utile, in questo momento. Pillarstone è quasi un’unità di emergenza: è stata fondata nel 2015 dall’attuale management in partnership con Kkr & Co, una delle principali società di investimento su scala globale, con l’obiettivo di fornire capitale e competenze professionali alle imprese «per invertire i trend recessivi e stimolarne la crescita», operando «su complesse operazioni di risanamento aziendale con rapidità ed efficienza». Quello che serve a Pro-Gest, colosso da 28 siti produttivi in sette regioni e 1.100 dipendenti, che ha necessità urgente di puntellare la propria impalcatura finanziaria in uno scenario di crisi di mercato lungo ormai più di un anno. Il bilancio dei primi nove mesi 2023 – i numeri definitivi dell’anno saranno presentati il prossimo 13 maggio – ha mostrato un passivo di 20,4 milioni di euro contro un utile di 22 milioni nello stesso periodo dell’anno precedente; ricavi in calo di oltre il 36 per cento, scesi a 379, 6 milioni di euro fra gennaio e settembre 2023; indebitamento finanziario netto cresciuto a 550 milioni di euro (471 dei quali per obbligazioni emesse, quasi 95 verso le banche) dai 504 dello stesso periodo del 2022.
Anche Moody’s aveva acceso un faro sulla situazione, abbassando il long term corporate family rating (Cfr) a “Caa2” da “Caa1”. L’agenzia aveva anche modificato l’outlook a “negativo” da “stabile”. I motivi riguardano principalmente la situazione della liquidità, in particolare alla luce della prossima scadenza (dicembre 2024) del bond senior non garantito da 250 milioni di euro. Proprio con gli obbligazionisti si potrebbe aprire un fronte di trattativa per posticipare la scadenza o immettere nuova liquidità, e qui entrerebbe in scena Pillarstone. Il fondo, secondo il Sole, avrebbe proposto agli azionisti di Pro-Gest un piano ad ampio raggio di ristrutturazione del debito e un contemporaneo aumento di capitale – resta da capirne l’entità – per il rilancio della società.
Ipotesi di apertura del capitale, con nuovi soci o in Borsa, della quale si parla già dal 2016? Lo scorso dicembre Bruno Zago, fondatore e presidente di Pro-Gest, a precisa domanda aveva risposto: «Valuteremo tutto quello che si può fare, pensiamo innanzitutto a una ripresa del mercato che ci faccia andare avanti così come fatto finora. Se la ripresa a inizio 2024 sarà buona e ci fosse la prospettiva di quotarci in Borsa perché no». Non sarà questa la strada, se le indiscrezioni sull’intervento di Pillarstone si dimostrassero veritiere.
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