Più scorte e cali dei tagli: nelle foreste del Nord Est il prezzo del legno corre

Negli ultimi mesi si è rafforzata la tendenza ai rincari nell’area che va dal Trentino Alto Adige alle province di Belluno e di Vicenza in Veneto, alla Carnia e a Tolmezzo in Friuli Venezia Giulia

Sandro Moser

Non si arresta la corsa dei prezzi del legno prodotto nelle foreste del Nord Est, sulle Alpi Orientali, il regno dell’abete rosso, in un’area che va dal Trentino Alto Adige alle province di Belluno e di Vicenza in Veneto alla Carnia e a Tolmezzo in Friuli Venezia Giulia. Un rincaro costante negli ultimi mesi malgrado l’aumento della produzione, raddoppiata in tutta l’area dopo la devastante tempesta di Vaia dell’ottobre 2018 e la seguente e ancora più devastante epidemia di bostrico.

 

In questa dinamica, la provincia di Trento, maggiore produttrice con l’Alto Adige di legname d’opera e dove il settore è costantemente monitorato, appare emblematica. Secondo il portale “Legno Trentino” della Camera di Commercio di Trento, che gestisce le aste dei lotti in vendita e aggiorna l’andamento dei prezzi, nel maggio scorso i lotti di abete rosso “in piedi” – cioè da tagliare nel bosco e trasportare su piazzola - sono stati venduti a un prezzo medio di 72,17 euro a metro cubo; i lotti su strada o su piazzola, ovvero tronchi già sfrondati, messi a misura e accatastati su strada o piazzola, pronti per il trasporto in segheria, sono stati venduti a 120,55 euro. Nel corso delle aste è stato venduto il 100% dei lotti in piedi, e il 95,6% dei lotti su strada, con un incremento sulla base d’asta del 40% per i primi e del 19% su strada.

I dati di maggio confermano la tendenza all’aumento già registrato nel primo trimestre dell’anno, quando il prezzo dei lotti in piedi è stato di 64,42 euro e di 111,8 euro per i lotti su strada, mentre il quarto trimestre 2024 ha registrati i prezzi, rispettivamente di 59 e 101 euro. Una crescita significativa rispetto ai primi tre trimestri del 2024, e una crescita tumultuosa rispetto agli anni precedenti. Quindi prezzi sempre più alti di fronte a maggiore produzione, anzi a produzione raddoppiata.

Negli anni precedenti Vaia, che in Trentino ha lasciato sul terreno 4,5 milioni di metri cubi di conifere, su 20 mila ettari di foresta, il prelievo medio annuale era di 550 mila metri cubi. Ora si viaggia costantemente sul milione di metri cubi, con una riduzione dell’import, e per il 2025 il Servizio Foreste prevede tagli possibili per 1,2 milioni di metri cubi. «Ma attenzione – mette in guardia Lorenzo Valenti, del Servizio Foreste della Provincia Autonoma di Trento – in questi ultimi anni le medie sono state sconvolte dalle conseguenze degli schianti provocati da Vaia e dall’epidemia di bostrico».

L’aumento dei tagli infatti non è stato autorizzato per ragioni di mercato ma per il recupero del legname schiantato e soprattutto per contenere l’epidemia di bostrico, il micidiale coleottero che sta facendo strage di abeti rossi su tutte le Alpi orientali. Se tagliato per tempo, infatti, l’abete rosso disseccato del bostrico mantiene intatte tutte le sue qualità.

In realtà le ragioni che stanno dietro la corsa dei prezzi non sono solo relative all’andamento della domanda. Il punto, secondo le analisi del Servizio Foreste della Provincia di Trento, è che le aziende stanno facendo scorte su scorte, a partire da quelle dell’imballaggio industriale, gli europallet. Le previsioni a medio periodo infatti parlano di un calo della produzione, con conseguente maggiore ricorso all’import e la probabilità di un netto aumento dei prezzi.

In Veneto la situazione appare diversa, almeno così come viene rappresentata da “Portalelegnoveneto”, il portale aperto nel 2021 dalla Camera di Commercio di Treviso e Belluno (con una copertura ancora ridotta del settore) per promuovere e gestire le aste e che in questi giorni ha pubblicato il report su prezzi e produzione del 2024. Anche in questa aree i prezzi mostrano la tendenza a un netto rialzo, ma sono ancora condizionati dal recupero di abeti rossi schiantati da Vaia o chiaramente degradati dal bostrico.

Il portale ha promosso in 24 aste la vendita di 53 lotti da parte di 17 enti pubblici, per un totale di 84.960 metri cubi di resinose. Di questi 81.617 metri cubi erano di abeti schiantati o “bostricati” e solo 3.340 metri di abeti sani. Nette quindi le conseguenze sui prezzi: il legname “degradato” è stato venduto a 18,52 euro in piedi e a 64,53 euro su strada; quello sano a 73,4 euro in piedi e a 92 euro su strada. Significativo però, nelle vendite, è stato l’aumento della base d’asta: più 72% per i lotti in piedi, più 88% dei lotti su strada.

Più complessa infine appare la situazione in Friuli Venezia Giulia, dove è attiva una fortissima filiera del legno-arredo, ma dove è più intenso il ricorso all’import in particolare dall’Austria e dove è anche significativo l’export di legno grezzo, che poi torna come semilavorato.

La produzione di legno da opera locale, da Tarvisio a Malborghetto, da Paularo a Forni Avoltri e soprattutto a Tolmezzo, si è trovata e si trova di fronte alle stesse dinamiche delle altre province alpine. I prezzi, secondo le aziende di prima trasformazione, sono in costante aumento: «Oggi i prezzi dei tronchi franco segheria, cioè portati direttamente in stabilimento – dice ad esempio Alessandro Zanini, titolare di una segheria a Tolmezzo – variano tra i 100 e i 120 euro a metro cubo. Un anno fa erano a 80, 85 euro. Massimo a 90 euro».

Ma in quest’area, molto probabilmente, ha influito una minore capacità produttiva delle aziende boschive, oltre che una difficoltà oggettiva di recupero del materiale legata all’assetto viario forestale: di fronte ad un netto aumento delle quantità assegnate, non c’è stata un conseguente aumento di utilizzazione e quindi di commercializzazione. E quindi la materia prima in realtà non abbonda rispetto al potenziale.

Per fare un esempio, secondo il portale “Legno Fvg”, gestito dal cluster Legno Arredo con la Regione, nel 2019 la massa assegnata è stata di 531 mila metri cubi; quella utilizzata di 215 mila metri cubi; nel 2024 la massa assegnata è stata di 227,8 mila metri cubi e quella utilizzata di 143 mila metri. Insomma tutto fa pensare che la corsa al rialzo dei prezzi sia tutt’altro che al suo acme.

Intanto, in Trentino, nel gennaio scorso si è tenuta un’asta per gli abeti di risonanza della pregiatissima foresta di Paneveggio, utilizzati per la liuteria e la costruzione di pianoforti, foresta devastata dalla tempesta del 2018. I pochi e piccoli lotti (anche di singoli tronchi) messi all’incanto sono stati venduti ad un prezzo di 597,37 euro a metro cubo. Un simbolo di rinascita.

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