Pittini acquisisce la tedesca Steelag: leader sui mercati dell’Est Europa

L’operazione porta il giro d’affari del gruppo a 2,5 miliardi

Il presidente: «Passo decisivo nella internazionalizzazione»

Maura Delle Case

A dispetto della storia recente che ha servito un mix inedito di complessità, dal Covid alla guerra in Ucraina con tutto ciò che ne è derivato, a partire dalla speculazione sui prezzi energetici, il gruppo Pittini ha mandato in archivio conti in crescita che ora corona con una nuova acquisizione.

Attraverso la sua holding Compagnia siderurgica italiana, il colosso friulano dell’acciaio ha infatti perfezionato l’acquisizione di Steelag Gmbh, azienda tedesca leader sui mercati dell’Europa centrale nel campo degli elettrosaldati e dei prodotti derivati dalla vergella nei settori delle costruzioni e dell’industria meccanica.

A darne notizia è il presidente della multinazionale di Osoppo, Federico Pittini, che saluta l’acquisizione come «un passo fondamentale nella strategia di rafforzamento ed internazionalizzazione intrapresa anni fa dal nostro Gruppo». Con sede sede in Baviera, ad Aichach, e tre stabilimenti produttivi, due in Repubblica Ceca - Steelag Praha s.r.o. e Drat Pro s.r.o. - e uno nella Repubblica Slovacca - Steelag Bánovce s.r.o. -, la società tedesca porta in dote 222,4 milioni di euro di ricavi che sommati ai 2,3 miliardi di fatturato della compagnia siderurgica friulana (entrambi i valori sono riferiti al 2021) portano il giro d’affari complessivo di Pittini a quota 2,5 miliardi di euro.

Vendite realizzate al 70% sui mercati esteri, grazie alla presenza del Gruppo in oltre 60 Paesi, che l’acquisizione di Steelag consentirà di rafforzare in particolare nei mercati dell’Europa centrale. L’azienda tedesca occupa 200 persone e produce complessivamente 200mila tonnellate l’anno di prodotti finiti: l’ingresso nel gruppo consentirà ora di produrli a partire dalla vergella Pittini.

Presidente Pittini, come cambia Steelag il profilo del Gruppo?

«Il Gruppo Pittini produce attualmente circa 3 milioni di tonnellate di acciaio ogni anno, coprendo con le diverse aziende l’intero ciclo produttivo: dai materiali ferrosi riciclati fino alla realizzazione di acciai per l’edilizia e la meccanica, trafilati e fili per saldatura. L’ingresso di un’azienda produttrice di 200mila tonnellate ogni anno è sicuramente notevole dal punto di vista quantitativo, ma ciò che ci preme di più è la possibilità di poter proseguire nel processo di verticalizzazione produttiva che ha caratterizzato la storia del Gruppo fin dagli inizi, e allo stesso tempo poter consolidare la nostra presenza nei mercati di riferimento nell’ottica di una maggior internazionalizzazione, caratteristica che ha contrassegnato le scelte strategiche aziendali negli ultimi anni. Si pensi che ormai la maggior parte del fatturato viene registrato con le esportazioni».

Steelag si innesta in un gruppo fortemente orientato al greensteel, serviranno interventi per far sì che la società sia al passo con gli stabilimenti in Italia?

«Il nostro Gruppo da anni ha avviato un piano strategico relativo alla sostenibilità ambientale di tutti gli stabilimenti. Essendo un gruppo siderurgico – e quindi fortemente energivoro – abbiamo ricercato e adottato prima di altri settori una serie di strategie per poter ridurre i consumi energetici e reinserire nel processo produttivo eventuali sottoprodotti. Oggi si parla molto di economia circolare, ma per un Gruppo come il nostro, il recupero e il riciclo di materiali ferrosi fanno parte da sempre del processo produttivo. Ciò detto, è importante continuare sulla strada di una progressiva decarbonizzazione dei processi siderurgici e le nostre ultime scelte tecnologiche e impiantistiche vanno proprio in questa direzione. Non a caso abbiamo deciso di pubblicare annualmente il Rapporto di Sostenibilità, a testimonianza del nostro impegno verso l’ambiente. Sarà naturale quindi che anche i nuovi stabilimenti si adegueranno ai più alti standard in tema di sostenibilità ambiente e non solo, previsti dal nostro Gruppo».

Venendo all’Italia, ci sono investimenti in vista negli stabilimenti di Fvg e Veneto?

«Per poter competere in un settore come il nostro è fondamentale investire continuamente in nuove tecnologie, sempre più performanti e che allo stesso migliorino le condizioni di lavoro delle persone e riducano l’impatto sull’ambiente. Sento quindi di poter affermare che non abbiamo mai smesso di investire e quindi non solo ci sono degli investimenti in vista, ma questi investimenti sono già in opera».

Ad esempio?

«A Osoppo stiamo realizzando un sistema di trasferimento automatico delle billette dall’acciaieria ai laminatoi per ottimizzare le fasi del processo produttivo, questo investimento comporterà un importante risparmio energetico. Abbiamo inoltre incrementato il sistema dei parchi fotovoltaici nelle aree degli stabilimenti. Ma non mancano gli investimenti anche negli siti del Gruppo, a cominciare da Verona e Potenza, fino ad arrivare alle altre consociate».

Che anno è stato il 2022 per il gruppo?

«Nel contesto generale il 2022, a seguito della guerra in Ucraina, è stato caratterizzato dall’aumento dei prezzi delle materie prime e da un estrema variabilità dei costi energetici, che hanno avuto un impatto significativo sulla produzione siderurgica. Dal nostro punto di vista siamo dovuti ricorrere a continui stop&go perché l’eccessivo costo di energia e gas rendevano di fatto non sostenibile la produzione di acciaio. L’instabilità dei costi energetici è stata una sfida che, come produttori siderurgici, abbiamo dovuto affrontare nel corso dell’ultimo anno. Nonostante le difficoltà il 2022 ha fatto segnare dei risultati positivi per il Gruppo grazie ad un’oculata gestione aziendale e alla buona domanda di acciaio dai nostri mercati di riferimento».

E il 2023, come sta andando?

«Attualmente la situazione sembra esseri stabilizzata e questo fa ben sperare per il prossimo futuro, ma non possiamo comunque permetterci di abbassare la guardia vista l’incertezza che ha caratterizzato questi ultimi anni. Per questo dobbiamo migliorare l’efficienza dei nostri processi, ricercare migliori soluzioni nell’uso dell’energia e cogliere le opportunità».

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