Petrucco: «Icop in Borsa con il 16-17% delle azioni Poi lo shopping negli Usa»

L’ad dell’azienda friulana sull’ingresso all’Euronext Growth Milan

«Aumento di capitale da 30 milioni per finanziare la crescita»

Elena Del Giudice

Obiettivo della quotazione di Icop? «Un’acquisizione negli Usa», un’operazione di M&A, finalizzata alla crescita e all’approdo su nuovi mercati, che viene eseguita «facendo ricorso alla finanza straordinaria». Piero Petrucco, Ad di Icop, svela i piani dell’azienda friulana delle costruzioni, tra i principali player europei per i microtunnel e le fondazioni, pronta per il debutto a Piazza Affari. Il 23 luglio ci sarà l’ammissione, la negoziazione del titolo scatterà il 25, giovedì prossimo.

La fase preparatoria si è conclusa positivamente.

«Sì, l’obiettivo che ci eravamo posti è stato raggiunto, e siamo molto contenti. Certo ci sono alcuni adempimenti formali da completare, ma direi che ce l’abbiamo fatta e siamo molto soddisfatti per come è stata accolta la nostra proposta».

Qual è la proposta?

«Diamo avvio ad un’operazione di aumento di capitale fino a 30 milioni di euro».

Qual è la quota di Icop che andrà sul mercato?

«Attorno al 16-17%».

La motivazione? Capitale fresco per fare cosa?

«Per sviluppare i nostri programmi di crescita, e fra questi l’entrare nel mercato Usa».

In che modo?

«Attraverso un’acquisizione, abbiamo già identificato un potenziale target e stiamo lavorando su questo. Non mi chieda nomi perché è assolutamente prematuro. Oltre a questa operazione, nei nostri piani c’è ovviamente il consolidamento e la crescita per linee interne. Per portare a termine un’operazione straordinaria, qual è una acquisizione, abbiamo scelto un’operazione di finanza straordinaria».

Altre ragioni per approdare su Euronext Growth Milan?

«Siamo un’azienda, certo innovativa e interessante, insediata in una piccola regione a Nord Est, e siamo consapevoli che i percorsi di crescita e di sviluppo passano attraverso la capacità di attrarre e trattenere talenti. Tutto il cammino che abbiamo percorso in questi anni, dal minibond alla quotazione di oggi, è stato da un lato impegnativo ma anche formativo, e ci ha reso attrattivi».

In che modo?

«Il dare all’impresa questa dimensione, quella di una società quotata, sono convinto abbia una sua importanza. Per i giovani, nel valutare più o meno attraente un’azienda, entrano in gioco valutazioni che hanno a che vedere con la trasparenza, l’informazione, la governance, e anche la complessità. Icop, non dimentichiamo, è una società benefit, ha dei valori ben precisi che declina in fatti».

Icop si avvia alla quotazione in una fase in cui molte aziende scelgono di lasciare la Borsa, eccessivo il carico burocratico, alti i costi. Non vi spaventano questi aspetti?

«Non particolarmente. Se parliamo di trasparenza, da ben nove anni pubblichiamo i nostri bilanci; rispetto alla complessità, l’operazione minibond aveva obblighi di rendicontazione puntuali. Diciamo che abbiamo fatto nostro il metodo. Il mercato Growth ha costi compatibili. Non sono temi che ci preoccupano, ci piacciono di più le ricadute positive».

E quindi puntate in alto?

«Nella logica che, raggiunto un traguardo bisogna porsene uno nuovo, contiamo di approdare sul listino principale entro un paio d’anni».

Numeri e prospettive?

«Abbiamo un portafoglio ordini oltre i 900 milioni e abbiamo chiuso la prima trimestrale con un valore della produzione di 37,1 milioni e con un Ebitda di 9,4 milioni, dopo aver archiviato il 2023 con ricavi sopra i 112 milioni, +22% sull’esercizio precedente. Stiamo procedendo bene e guardiamo con fiducia a una importante crescita del fatturato, grazie al portafoglio ordini già acquisito, a nuove opportunità che si apriranno con gli investimenti legati anche al Pnrr, e alla partecipazione al consorzio Eteria (insieme ai gruppi Gavio e Caltagirone, ndr)».

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