Packaging sostenibile, Conai premia l’eco-design della vicentina Crocco

L’azienda veneta, specializzata nella realizzazione di packaging flessibile, ha messo a punto il metodo Greenside, grazie al quale può calcolare in autonomia l’impronta carbonica di tutti i suoi prodotti. A utilizzarlo è anche Melinda

Federico Piazza

VICENZA. Arriva dal mondo degli imballaggi un esempio di come si possa combattere il fenomeno del greenwashing. È il caso del metodo certificato Greenside di Crocco, azienda vicentina specializzata nella realizzazione di packaging flessibile, che misura con criteri oggettivi la sostenibilità ambientale dell’intero ciclo di vita dei prodotti.
«Rispetto all’obbiettivo della riduzione di emissioni CO2, con il metodo Greenside siamo in grado di calcolare in autonomia l'impronta carbonica di tutti i nostri prodotti, poi certificata da terzi», afferma Renato Zelcher, amministratore delegato di Crocco e presidente di EuPC, l’associazione europea di trasformatori di materie plastiche.

«Questo permette ai nostri clienti di fare valutazioni su dati misurabili, comparando la sostenibilità delle nostre soluzioni di packaging sia con altre soluzioni basate su materie plastiche sia con prodotti diversi, come carta e metalli. E se si fanno valutazioni approfondite, si ribaltano molti luoghi comuni sulla plastica» aggiunge Zelcher. 

Un recente riconoscimento per Crocco è arrivato con la vittoria dell’ottava edizione del bando “CONAI per l’eco-design degli imballaggi nell’economia circolare”. L’iniziativa, patrocinata dal ministero della Transizione Ecologica, ha premiato le soluzioni di packaging innovative ed eco-sostenibili immesse sul mercato nel biennio 2019-2020. Dei 326 progetti presentati, i 185 ammessi nella graduatoria finale riguardano prodotti che hanno consentito di raggiungere un’effettiva riduzione dell’impatto ambientale degli imballaggi, quantificabile nel contenimento del 28% delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera, nella diminuzione dei consumi di energia del 21% e nel risparmio di acqua del 10%.

In particolare, Crocco ha vinto con il progetto di un film termoretraibile, utilizzato per esempio per il confezionamento di acque minerali, che consente di ridurre il ricorso a materia prima vergine e un utilizzo di materiale riciclato pari al 30%.
Il packaging sviluppabile con il metodo Greeenside trova utilizzo in vari settori, dall’alimentare alla farmaceutica, dall’edilizia all’agricoltura. Per esempio è un film plastico con spessori molto ridotti e packaging carbon neutral il risultato della collaborazione in materia di eco-design per l’economia circolare tra Crocco e il produttore veronese di fertilizzanti organici e speciali Fomet, utilizzato per la pallettizzazione del prodotto finale in sacchi da 500 kg o 25 kg.

Spiega Matteo Ceola, direttore commerciale di Crocco: «Le emissioni di CO2 vengono compensate attraverso l’acquisto di carbon credits certificati da enti abilitati, ovvero sostenendo progetti sostenibili come riforestazioni o produzione di energia da fonti rinnovabili, come previsto dagli accordi internazionali».
Rilevante è poi l’ambito dei prodotti alimentari freschi: la pellicola Leaf di Crocco, completamente biodegradabile e compostabile, è utilizzata per esempio nelle confezioni di mele Melinda Bio.

«Possiamo co-progettare con i nostri clienti parecchie soluzioni diverse a seconda delle applicazioni finali», osserva Zelcher. «Si possono utilizzare materie prime e seconde, cioè riciclati da post consumo, ma anche materiali da fonti rinnovabili, così come prodotti da materie prime biodegradabili e compostabili. Inoltre abbiamo ottenuto la certificazione ISCC Plus per il bilancio di massa, per utilizzare materie prime sia da fonti rinnovabili sia materiale provenienti da riciclo chimico».
Soddisfacenti i risultati economici di Crocco nel 2021, nonostante le difficoltà causate da rincari e scarsità di materie prime e logistica. Commenta Zelcher: «Fatturato in forte crescita di 140 milioni di euro, di cui il 45% export soprattutto in area Ue. Ma il dato risente molto del caro materie prime. Quello che preoccupa adesso è il costo dell’energia, un aumento folle negli ultimi mesi: se non si trova una soluzione saremo costretti, e non solo noi e il nostro settore, a trasferirlo sul prodotto finale oppure a sospendere la produzione».

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