La famiglia di Ponte di Piave che produce ogni anno un milione di chili di seta: ecco lo stabilimento Ongetta

Dal 1934 a oggi Ongetta è diventata uno dei principali player europei della seta: un milione di chilogrammi prodotti ogni anno, il 50% del mercato continentale, 450 dipendenti tra Italia e Romania e un fatturato da 105 milioni destinato a crescere del 15% nel 2025

Lorenza Raffaello
Lo stabilimento
Lo stabilimento

Come un baco da seta che continua a filare finché ha vita, così la traiettoria di Ongetta, storica azienda specializzata nella torcitura della seta, nei quasi cento anni dalla sua fondazione, si è sviluppata con l’obiettivo di crescere e dominare quella nicchia di mercato.

Fondata nel 1934 a Boffalora Sopra Ticino e trasferita nel 1963 nelle campagne trevigiane, a Ponte di Piave, l’impresa è passata da una manciata di collaboratori negli anni ’60 a una forza lavoro di 450 dipendenti, registrando un balzo del fatturato agli attuali 105 milioni nel 2024, con una previsione di crescita del 15% per il 2025. Quasi un secolo di attività ha consolidato la posizione di Ongetta come uno dei principali player europei del settore: nello stabilimento di via Dalla Torre, nella frazione di Levada, la produzione raggiunge un milione di chilogrammi di seta all’anno, pari al 50% del consumo complessivo del mercato europeo.

Una storia tra russia e cina

Quella serica, per la famiglia Ongetta è una passione nata in Russia e passata per la Cina ad inizio Novecento, dove Emanuele Ongetta, apprende l’arte della seta.

Quasi un secolo di seta, viaggio nello stabilimento Ongetta a Ponte di Piave: il video

Sarà Andrea, suo nipote e oggi amministratore delegato, a dare la svolta all’azienda: «Nel 1990 ho fatto il primo viaggio in Cina per andare a cercarmi l’origine delle materie prime», racconta, «per 35 anni ho studiato i fornitori cinesi alla ricerca di nuovi partner, di qualità migliore, di rapporti di comunicazione migliori e più stabili. Per questo ora conosciamo perfettamente tutte le zone della Cina dove si produce seta».

Oggi, dopo quasi un secolo, in azienda sono entrati anche Francesco e Federica, simbolo di un passaggio generazionale, il quarto in ordine temporale, che sta avvenendo in modo positivo e della volontà di crescere sia in termini di fatturato che di immagine, utile per spingere il settore e arginare lo strapotere del fast fashion e la crisi del comparto abbigliamento.

Destinazione lusso

Quando si varca la soglia che divide gli uffici dall’area produzione si entra in un mondo avulso dal tempo: centinaia di torcitori sono in azione contemporaneamente per dare corpo ai fili di seta, precedentemente bagnati per renderli più malleabili e trasferiti in rocchetti. Il mercato di riferimento è quello italiano, quello del distretto del lusso nella zona di Como, trainato dalle richieste dei marchi dell’alta moda, solo secondariamente, e con una percentuale risicata, il mercato europeo, soprattutto le grandi capitali.

La famiglia Ongetta
La famiglia Ongetta

A Ponte di Piave, Ongetta conta oggi 100 dipendenti, 350 invece in Romania dove avviene la maggior parte della produzione e lo stabilimento è aperto da 25 anni. «La Romania ci ha salvato perché i nostri primi concorrenti erano e sono ancora i cinesi», specifica l’amministratore delegato; «bisognava competere sul mercato contro costi di trasformazione, costi del lavoro cinesi: se avessimo delocalizzato, oggi non saremmo vivi. Un nostro importante competitor aveva deciso di spostarsi in Cina, ma così facendo ha perso la capacità di dare un servizio perché noi producendo in Romania abbiamo la merce a disposizione dopo due giorni. Per farla arrivare dalla Cina, invece, ci vogliono due mesi e mezzo. Oggi quel competitor ha chiuso».

Tempi e qualità

«Con i nostri macchinari riusciamo a trasformare il filato in 1000 articoli diversi affinché i nostri clienti, che siano i tessitori o magliai, possano produrre mille o duemila o tipi di tessuti diversi», spiega Ongetta davanti ad un torcitore. Se sono arrivati ad essere un riferimento del mercato, dicono che sia dovuto al rispetto di tre priorità: la qualità, il tempo e il prezzo. «La capacità di proporre in tempi rapidissimi è fondamentale ed è quello che ci distingue: il tempo è il secondo ingrediente, dopo la qualità. E questo vale sia per noi che per i nostri clienti che devono rispondere alle sollecitazioni degli stilisti in maniera rapida».

Poi c’è la leva del prezzo: «Su quello siamo sempre ugualmente aggressivi e competitivi». Parlando con la famiglia Ongetta, però, emerge anche un quarto fattore, sottolineato da Maria Pia, moglie di Andrea: «Abbiamo sviluppato un'attenzione quasi maniacale nel servizio, per esaudire le richieste dei clienti, rispettando i loro tempi e garantendo la qualità adeguata ai mercati del lusso, dove vengono impiegati i nostri filati, riusciamo grazie alla voglia di fare meglio».

Occhio all’aguglieria

Da una decina d’anni è in corso il passaggio generazionale, dopo che Francesco, il figlio maggiore di Andrea, è tornato da un’esperienza in Cina, per approfondire le potenzialità del territorio: «In questi 10 anni l’azienda è cresciuta a livello di volumi e di fatturato. Ma oggi il nostro obiettivo principale è far sì che il mondo della seta cresca e percepisca l’azienda Ongetta come riferimento.

Il mondo del tessile sta soffrendo una crisi d'identità, i negozi sono spesso troppo pieni di materiale e fanno fatica a vendere, sia a livello europeo, ma anche in America con i dazi e in Cina», commenta Francesco. Federica, sua sorella, è stata l’ultima ad entrare in azienda, cinque anni fa, e conferma: «L’intento è diversificare e far sì che la seta venga utilizzata anche in altri settori. Nell’ultimo periodo abbiamo notato un aumento dell’aguglieria, cioè del lavoro a maglia. È un nuovo trend proveniente dai Paesi del Nord Europa e sta crescendo in modo molto rapido».

La famiglia Ongetta non nasconde la possibilità di aprirsi alle acquisizioni: «Ora siamo aperti a considerare la possibilità di acquisire un’altra azienda, magari non sovrapponibile alla nostra operatività, ma che sia complementare». —

 

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