Nel 2021 l’export del Trentino recupera anche il calo del 2019
Ma pesa il costo delle materie prime. Il 2022 con la ripresa del virus e con il prezzo delle commodity in rilevante crescita, che solo in parte viene trasferito sul prezzo finale, riduce in maniera importante i margini delle imprese. Si rischia il fermo di alcune produzioni

TRENTO. Per il Trentino la ripresa dell’export nel 2021 vale doppio. Perché il trend si è positivamente invertito non solo rispetto al 2020 ma anche sul 2019, quando le esportazioni avevano iniziato a contrarsi già a metà anno.
Lo evidenzia il presidente di Confindustria Trento, Fausto Manzana: «Avevamo sofferto un calo per ben sei mesi di fila, dal terzo trimestre del 2019 fino a fine 2020. Quindi il deciso segno più del 2021, con in particolare il record di 1,15 miliardi del secondo trimestre, è veramente motivo di soddisfazione. Un risultato ottenuto anche grazie alla riorganizzazione e all'impegno delle strutture coinvolte nelle strategie per l'export regionale: Trentino Sviluppo che coordina le azioni per tutte le misure della Provincia Autonoma, e Trentino Export che fornisce supporto alle imprese in ambito ricerche di mercato, incontri B2B, organizzazione di missioni business, contrattualistica e normative internazionali, intermediazione linguistica. Un bell’esempio di collaborazione tra pubblico e privato».
Ma ora anche tra le aziende trentine crescono i timori per gli effetti del caro energia e materie prime e per le permanenti strozzature nelle catene di fornitura e nella logistica internazionali. «Tutto questo rischia di frustrare le aspettative. Sicuramente nell'ultimo trimestre del 2021 c'è stato un calo, anche se non abbiamo ancora i dati per certificarlo», commenta Manzana.
«Il 2022 con la ripresa del virus e con il prezzo delle commodity in rilevante crescita, che solo in parte viene trasferito sul prezzo finale, riduce in maniera importante i margini delle nostre imprese. Si potrebbe addirittura correre il rischio di vedere talune produzioni fermarsi per i rincari e per l’assenza di semilavorati e componentistica».
Nel sistema industriale trentino tra le industrie energivore si annoverano i settori della carta e della chimica. E anche il turismo montano legato ai comprensori sciistici soffre il caro energia. Una questione legata molto all’aumento esponenziale del prezzo del gas, che colpisce quindi pure le bollette delle aziende di una regione come la Provincia Autonoma di Trento, che come produzione energetica da fonti rinnovabili sarebbe autosufficiente grazie all’importante apporto dell’idroelettrico (nel 2019 quota del 109% sul consumo interno lordo di energia elettrica, rispetto alla media italiana del 34,9%, fonte Ispat - Provincia di Trento).
Guardando ai numeri positivi del 2021 su export e fatturati complessivi dei vari settori, i dati aggiornati al terzo trimestre indicano un valore complessivo delle esportazioni, trainate dal manifatturiero, di oltre 3,2 miliardi di euro (+25% tendenziale sul 2020, +7% sul 2019). In particolare buone le performance del secondo e terzo trimestre (1,15 e 1,06 miliardi, +52,4% e +25,6%), con un saldo commerciale favorevole (365 milioni nel terzo trimestre) e un interscambio complessivo aumentato del 25,6% sullo stesso periodo del 2020.
Cinque i settori che fanno due terzi dell’export: in testa macchinari e apparecchi industriali (quasi 19%), poi alimentari e bevande con l’importante contributo di vini e mele (18%), componentistica automotive con esportazioni in particolare verso Germania e Usa, prodotti in metallo (soprattutto per serramentistica), chimica.
I mercati di sbocco principali sono la Germania, di gran lunga il primo, Usa, Francia, Uk. «Va comunque sottolineato che questi risultati sono ottenuti da un numero relativamente piccolo di imprese del territorio: su un totale di 42.000 aziende, le esportatrici sono 1200, e di queste le prime 100 realizzano ben l’85% dell’export complessivo», precisa Manzana, che rispetto al tema dei mercati da sviluppare in prospettiva cita la Russia e il network di Paesi dell’Eurasia.
«Grande mercato di prossimità, seppur difficile, dove abbiamo in programma di partecipare con una delegazione di imprese come Regione italiana ospite d’onore all’edizione di settembre 2022 del Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo (Spief)».
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