Nardini e Domenis puntano su miscelati e mercati asiatici

L’ad del gruppo veneto-friulano Viscidi: è la prima acqusizione che Nardini ha fatto in quasi due secoli e mezzo di storia, ma la famiglia è contentissima dell’operazione. L’obiettivo è quello di aumentare volumi e fatturati entro cinque anni

La redazione
Una veduta dall'alto della distilleria Domenis di Cividale, di recente acquisita da Nardini
Una veduta dall'alto della distilleria Domenis di Cividale, di recente acquisita da Nardini

La grapperia storica Nardini affaccia sul celeberrimo ponte degli alpini di Bassano.

E mai binomio potrebbe essere più saldo tra i due simboli della città vicentina: il suo ponte, conosciuto in tutto il mondo, e l’antica distilleria che, tra alambicchi e vinacce, produce grappa dal 1779. Ovvero dai tempi in cui gli Stati Uniti da poco si erano affrancati dalla madre patria Inghilterra con la dichiarazione d’Indipendenza.

Eppure ci sono voluti quasi due secoli e mezzo, alla proprietà Nardini, per fare un passo fuori dai confini del Veneto e definire, dopo una trattativa di alcuni mesi che è filata via liscia, la prima acquisizione di un’impresa dello stesso settore, la Domenis di Cividale, in Friuli.

Anch’essa una distilleria che vanta origini nei tempi che furono, nel 1898 e che dal 2016 era controllata da un investitore svizzero, Alain Rubeli.

Adesso, dopo la pausa ferragostana e gli approcci conoscitivi tra i vertici delle due realtà che in tutto occupano 63 addetti, Nardini e Domenis sono pronti ad avviare la campagna di distillazione 2025.

«Il nostro mastro distillatore è qua in Friuli in questi giorni - commenta Michele Viscidi, amministratore delegato dell’azienda di Bassano - , c’è una presa di contatto con il suo collega in Domenis, uno scambio di vedute utile in queste occasioni. La famiglia Nardini è contentissima dell’operazione in Friuli, siamo fiduciosi che le cose andranno per il meglio. Del resto Domenis è un marchio prestigioso, che si colloca nella fascia medio alta del mercato. A testimonianza della serietà del lavoro che fanno, c’è l’utilizzo delle vinacce, che vengono tutte da vigneti dei Colli orientali del Friuli, una delle zone più nobili per l’enologia regionale».

In azienda, a Darnazzacco di Cividale, accanto alle tenute Bastianich, sorge la distilleria Domenis e, a fare gli onori di casa, c’è Cristina Domenis, la discendente dei fondatori. «La nostra produzione è tutta qui in Friuli e qui resterà anche domani - precisa la manager - l’impianto di distillazione è stato realizzato da mio padre e ancora oggi dà ottimi risultati. L’obiettivo, dopo l’accordo con il partner Nardini, è quello di aumentare i volumi, passando dagli attuali 10 mila ai potenziali 13 mila quintali di vinacce, mantenendo inalterata la nostra qualità che è riconosciuta e arrivando così dalle attuali 100 mila a 150 mila bottiglie da mettere sul mercato».

A proposito di mercato. «La grappa è ancora adesso - aggiunge Viscidi - il distillato più venduto in Italia. Il settore sta attraversando un momento di stasi (le stime per il 2025 parlando di una flessione dei consumi italiani del 4%), ma Nardini va controcorrente e punta a guadagnare quote e nuovi clienti. Potenzialità non ancora espresse ce ne sono, soprattutto nei canali Horeca e nella grande distribuzione di eccellenza. Lo testimoniano i piani quinquennali, da poco approvati, sia di Nardini che di Domenis. L’obiettivo di gruppo è di arrivare a 20 milioni di fatturato, 4 della distilleria friulana e 16 nostri. E in Friuli vogliamo investire, abbiamo trovato terreno fertile e avviato un rapporto proficuo con la Regione. Da parte del presidente Fedriga e dell’assessore alle Attività produttive e Turismo Bini abbiamo trovato apertura e disponibilità. Una strategia industriale improntata alla crescita dà fiducia all’imprenditore ed è uno stimolo per migliorarsi sempre».

Il miglioramento di cui parla l’amministratore delegato passa anche attraverso lo studio e il lancio di nuovi prodotti.«Per quanto riguarda la grappa - spiega Viscidi - c’è il consumo tradizionale, il classico “shottino” e il consumo per miscelazione. Ma sta crescendo pure una componente di non distillati, come i liquori, gli amari, l’acqua di cedro e la linea dedicata agli aperitivi. Attualmente i non distillati valgono già un 35% di fatturato, con margini di crescita. Abbiamo lanciato sul mercato da poco più di un mese un Gin chiamato Garage, un London dry, che in 40 giorni ha già fatto registrare la vendita di 5 mila bottiglie. Su nuovi tipi di grappe, invece, abbiamo dei ragionamenti in corso, ci saranno novità prossimamente».

A incupire un po’ le prospettive ci sono i dazi Usa.

«La grappa tradizionale viene venduta in Germania, Austria e Svizzera - conclude il manager -, negli Stati Uniti vanno forte liquori e miscelati. Il 15% di tariffa è da gestire, lo assorbiremo tra produttore e importatore, ma questo comporta una riduzione dei margini che incide sui ricavi. Sugli alcolici premium come quelli di Nardini e Domenis il dazio spaventa di meno rispetto ai prodotti di primo ingresso. Un consumatore alto spendente può sopportare un aggravio di 2 o 3 dollari in più a bottiglia, non è così se parliamo di chi deve far quadrare ogni mesi i conti della famiglia. Oggi le nostre vendite all’estero rappresentano il 30% del fatturato, le intenzioni sono quelle di portare tale quota al 50%, con un presidio più forte dei mercati dove siamo già presenti, ma anche cercando nuove mete, come l’Estremo oriente, Singapore, Giappone, Hong Kong e gli Emirati Arabi. La Cina invece resta una destinazione difficile, perchè ha un regime tariffario svantaggioso».

Il settore delle grappe, in Friuli e anche in Veneto, vanta diversi nomi importanti e conosciuti, ma la competizione non spaventa il nuovo gruppo. «I rapporti con gli altri big friulani sono ottimi - osserva Cristina Domenis - , c’è una sana concorrenza».

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