Illy allontana la Borsa: «Contesto nel 2026 non adatto»
L’ad Scocchia al meeting di Rimini: i dazi americani incideranno sulla marginalità, assorbire il 15% di tariffa doganale non è semplice, in più pesa anche l’aumento esponenziale della materia prima

Il 2026 non sarà l’anno dello sbarco in Borsa per Illycaffè.
Una prospettiva che per l’ad Cristina Scocchia, ospite al Meeting di Rimini, «non è più realistica, perché sono cambiate le condizioni di contesto».
Non bastano per Scocchia i buoni risultati ottenuti fin qui.
«Per quotarsi ci vogliono due condizioni: l’azienda deve essere pronta, quindi ci vuole un track record di risultati che noi abbiamo avuto negli ultimi tre anni e speriamo di confermare anche in questo 2025, ma ci vuole anche un contesto macroeconomico e geopolitico favorevole. Quello certamente non c’è e, visto che ci si quota una volta sola nella vita, bisogna avere entrambe le condizioni, altrimenti è masochismo».
Esclusa nel 2026, la quotazione «rimane un obiettivo, però bisogna capire quando sarà possibile e questo dipende più da circostanze esogene».
Pesano, secondo l’ad, i dazi statunitensi – assorbire il 15%, dice Scocchia, «comporterà una compressione significativa dei margini» – e la crescita esponenziale del costo della materia prima.
«I dazi del 50% imposti dagli Stati Uniti sulle importazioni brasiliane stanno riducendo l’offerta di caffè sul mercato americano, dove circa un terzo del caffè non tostato proviene dal Brasile. A questo si aggiungono condizioni climatiche sfavorevoli nei Paesi d’origine della materia prima».
Ne risentirà anche il prezzo della tazzina al bar. «Oggi costa 1,22 euro con una grande varietà tra città. Purtroppo, i prezzi sono aumentati di circa il 20% negli ultimi 4 anni e la stima è che crescano anche nei prossimi 12-18 mesi».
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