Metinvest, la decisione sul polo dell’acciaio in autunno
Il nuovo impianto siderurgico che il gruppo ucraino costruirà in joint-venture con Danieli servirà principalmente il mercato italiano, con una capacità produttiva di 2,5 milioni di tonnellate di coils laminati a caldo. L'ubicazione dovrebbe essere annunciata nell'autunno del 2023

Il nuovo impianto siderurgico che Metinvest costruirà in joint-venture con Danieli servirà principalmente il mercato italiano, con una capacità produttiva di 2,5 milioni di tonnellate di coils laminati a caldo.
L’acciaieria creerà 700 posti di lavoro diretti e almeno tre volte tanto nell’indotto locale. L'ubicazione dovrebbe essere annunciata nell'autunno del 2023, una volta che i report sugli impatti ambientali saranno pronti e consentiranno a Metinvest di prendere una decisione con le autorità italiane. I lavori di costruzione inizieranno quindi, si spera, entro la fine del 2024 e dovrebbero essere completati per il 2028. Investimento totale del progetto: oltre 2 miliardi di euro.
In occasione di un evento di beneficienza Saving Lives di raccolta fondi per le vittime della guerra in Ucraina, Nordest Economia ha intervistato a Verona l'amministratore delegato di Metinvest Group, Yuriy Ryzhenkov, che ha fornito ulteriori informazioni sulla joint-venture Metinvest-Danieli recentemente annunciata.

Quali mercati saranno serviti dalla nuova acciaieria di Metinvest?
«Principalmente l'Italia, ma anche alcuni paesi europei limitrofi. L'impianto è stato progettato per avere una capacità produttiva di 2,5 milioni di tonnellate di bobine laminate a caldo di acciaio per diversi settori, come la cantieristica navale, l'automotive e l'edilizia. La tecnologia fornita da Danieli sarà costituita da forni elettrici ad arco all'avanguardia, per produrre acciaio decarbonizzato di alto livello secondo gli obiettivi dell'Ue. Considerando che attualmente l'Italia importa in media 6 milioni di tonnellate di acciaio all'anno, un moderno impianto produttivo con una capacità di 2,5 milioni di tonnellate darà un importante apporto alla produzione siderurgica nazionale».
La nuova acciaieria utilizzerà pellet di preridotto DRI (Drect Reduced Iron) ucraino. Corretto?
«Esattamente. A Kryvyi Rih creeremo un polo produttivo di DRI realizzato con minerale di ferro proveniente dalle miniere locali, che intendiamo utilizzare per rifornire anche altri produttori di acciaio con sede in Italia. Sul tema del DRI stiamo anche valutando l'adesione al Consorzio Italiano per il DRI (Ceip - Consorzio Elettrosiderurgici Italiani per il Preridotto). Per noi la nuova acciaieria green italiana è un progetto pilota per un altro impianto dello stesso tipo che vogliamo realizzare in Ucraina a guerra finita. Quindi si tratta di un passo importante verso la modernizzazione dell'industria siderurgica ucraina attraverso la decarbonizzazione del processo di produzione dell'acciaio, in linea con gli obiettivi del Green Deal dell'Ue».
Puoi darci qualche dettaglio in più sull’iter del progetto?
«Sono in corso studi sull'impatto ambientale dell’impianto. E poiché sarà realizzato con la migliore tecnologia per la produzione di acciaio a basse emissioni, siamo fiduciosi che l'esito dell’analisi sarà positivo. Ci aspettiamo di poter avere tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione sull'ubicazione del sito entro questo autunno. In questo momento stiamo facendo la progettazione, stiamo scegliendo le soluzioni tecnologiche e stiamo facendo tutto il necessario lavoro su questioni ambientali e normative. Speriamo di portare a termine tutta l’attività preparatoria entro la fine del 2024, quando dovrebbero iniziare i lavori di costruzione. Poiché i tempi di realizzazione dovrebbero essere tra i tre e i quattro anni, l’acciaieria dovrebbe diventare operativa per il 2027 o il 2028, con 700 posti di lavoro diretti. Numero che sarà tre o quattro volte superiore se si considerano i posti di lavoro indiretti nell’indotto».
Perché avete scelto Danieli come partner della joint-venture?
«Collaboriamo con Danieli da oltre 15 anni. E Danieli è uno dei principali fornitori di tecnologia per l'industria siderurgica ucraina sin dagli anni '90. Quindi, tanto più per un progetto in Italia, Danieli è la scelta più logica per noi».
State investendo anche nei laminatoi esistenti Trametal a San Giorgio di Nogaro e Ferriera Valsider a Oppeano nel Nordest italiano?
«Lavoriamo sempre a migliorie per entrambi le strutture, con particolare attenzione agli impianti di blasting e pre-heating e al centro servizi. Stiamo anche esaminando la possibilità di realizzare un impianto di pretaglio. Vorrei sottolineare che, dopo un periodo di difficoltà nel maggio 2022 quando i nostri stabilimenti siderurgici di Mariupol (Azovstal e Ilych) furono pesantemente danneggiati dai russi, le operazioni sono riprese rapidamente ed entrambi i nostri laminatoi in Italia stanno ora lavorando a pieno regime. Non abbiamo tagliato posti di lavoro e sicuramente siamo stati molto aiutati dall'industria siderurgica europea nel necessario processo di diversificazione dell'approvvigionamento di bramme di acciaio per Trametal e Valsider, che non possono più essere spedite da Mariupol. Ora la maggior parte delle forniture arriva da acciaierie italiane ed europee, oltre che da Asia e Sud America. Inoltre, siamo riusciti a riprendere la fornitura di bramme dall'Ucraina: non sono grandi volumi, 20mila tonnellate al mese, ma è importante. Ovviamente il nostro obiettivo è riprendere un modello di business completamente integrato verticalmente all'interno di Metinvest, dalle miniere ai prodotti finali, com'era prima dell'invasione russa su vasta scala».
Qual è oggi la capacità produttiva di Metinvest in Ucraina?
«Siamo intorno al 65% nei due stabilimenti di Zaporizhzhia (JV) e Kamianske. Ovviamente abbiamo perso Azovstal e Illych a Mariupol, per ora. Ma come detto prima, abbiamo in programma di aumentare e migliorare i nostri impianti in Ucraina con la migliore tecnologia di forni elettrici ad arco per la produzione di acciaio decarbonizzato e con un impianto di produzione DRI. Miriamo a migliorare l'integrazione di Metinvest e dell'intera industria siderurgica ucraina con quella italiana ed europea».
Come è andato il business di Metinvest nel 2022, come sta andando e cosa vi aspettate dal mercato europeo nei prossimi anni?
«Nel 2021 il fatturato di Metinvest Group è stato di 18 miliardi di euro. Nel 2022 è stato dimezzato a 8,3 miliardi. Ma siamo comunque riusciti a rimanere redditizi con un Ebitda di Gruppo del 23% nel 2022. Per quanto riguarda il mercato europeo, dove i nostri principali target sono i settori delle costruzioni e della cantieristica, siamo fiduciosi. I PNRR nell'Ue aiutano i grandi progetti. Da quello che vediamo, la maggior parte del mercato delle grandi costruzioni in acciaio è relativamente stabile: i nostri clienti hanno un ampio portafoglio di ordini con progetti per i prossimi 4-5 anni. Possono pianificare in anticipo, di conseguenza lo possiamo fare anche noi. Speriamo di rimanere stabili nel prossimo futuro. Inoltre ci sarà la ricostruzione dell'Ucraina, e questo porterà buone opportunità di business anche per le imprese di costruzione e metalmeccaniche del Nordest italiano».
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