Metinvest, il gruppo siderurgico ucraino risorge in Italia
Gli impianti Trametal in Friuli e Ferriera Valsider in Veneto servono il mercato europeo delle lamiere da treno e dei coils. Intanto Metinvest ha riorganizzato le forniture di bramme d’acciaio da Asia e Sudamerica che arrivavano dalle acciaierie di Mariupol in Ucraina

La tenuta del mercato delle infrastrutture attenuerà gli effetti della crisi dell’acciaio sui due laminatoi triveneti del Gruppo Metinvest. Fiducia in tal senso, nella difficile congiuntura attuale, è espressa direttamente dalla Direzione centrale del Gruppo in Ucraina, e confermata dalla sede genovese di Metinvest Europe guidata da Roberto Re.
Gli impianti Trametal in Friuli e Ferriera Valsider in Veneto, che servono il mercato europeo delle lamiere da treno e dei coils, si erano fermati per manutenzione negli scorsi mesi, mentre nel frattempo Metinvest ha riorganizzato le forniture di bramme d’acciaio da Asia e Sudamerica rispetto a quelle dirette intra-gruppo che arrivavano dalle acciaierie di Mariupol in Ucraina sudorientale.
«La domanda di acciaio in Europa dovrebbe essere depressa nella seconda metà dell'anno, motivo principale, assieme all’aumento dei costi, dei significativi tagli alla produzione attuati o annunciati dai grandi produttori europei, che possono arrivare fino al 30/40% nel quarto trimestre 2022 rispetto all’anno scorso anno. Nel nostro caso, – fa sapere Metinvest Europe – saremo in parte colpiti dalla crisi del mercato, ma godremo di una situazione leggermente migliore poiché lavoriamo più con settori come le infrastrutture, che sono molto meno colpiti dalla crisi rispetto all'automotive o agli elettrodomestici. Ma la situazione del mercato non è del tutto prevedibile, a causa di vari fattori quali la crisi energetica, le elezioni in Italia, l’influsso di importazioni a basso costo, etc.».
Metinvest dichiara una ripresa della domanda in alcuni segmenti di mercato, e di essere pienamente in grado di servire i clienti in Italia ed Europa che stanno riprendendo progetti che nel secondo trimestre del 2022 erano rimasti in stand-by a causa della forte volatilità dei prezzi. Fiducia in una stabilizzazione dei prezzi entro fine anno a un livello accettabile per tutti gli operatori di settore.
E se ci saranno nell’Ue interventi di regolazione dei prezzi dell’energia e verranno evitati rilevanti restrizioni delle forniture energetiche, si attende una ripresa del consumo di acciaio nel 2023. A causa della complessità dell’attale situazione economica, nessuna dichiarazione invece sui progetti di investimento di impianti industriali che il Gruppo sta studiando in Ucraina e in Europa, tra cui la nuova acciaieria di San Giorgio di Nogaro.
In generale, rispetto all’andamento previsto della domanda e dei prezzi dell’acciaio in Europa, tra gli operatori e gli analisti di settore regna una forte incertezza, con notevoli difficoltà di lettura del mercato. Nonostante la domanda debole, i prezzi dell’acciaio dopo l’estate sono spinti al rialzo.
Due le cause: il costo dell’energia, attualmente fuori scala rispetto alla media storica, e gli stock di prodotto mediamente bassi nella filiera. In Italia i dati di Federacciai mostrano una forte riduzione della produzione siderurgica a giugno e luglio, rispettivamente del -14% e -27% tendenziale sul 2021.
Il Centro Studi della community italiana di settore, Siderweb, evidenzia anche la difficoltà della domanda apparente, che contabilizza la quantità di acciaio consumato in un Paese come saldo della produzione nazionale e delle importazioni al netto dell’export. Le vendite dei centri servizi italiani sono calate del 17% a luglio rispetto all’anno precedente.
Ed Eurofer prevede che nell’intero mercato Ue il consumo apparente calerà dell’1,7% nel 2022 rispetto al 2021, sotto i 150 milioni di tonnellate, per poi risalire oltre i 150 milioni nel 2023. Mentre la domanda reale Ue è attesa in chiusura positiva a fine anno (+1,5% tendenziale).
«Oggi l’impressione che si ricava parlando con gli operatori – osserva Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi Siderweb – è che il consumo sia “dormiente”, con gli utilizzatori finali che rimangono alla finestra in attesa di capire l’evoluzione dei prezzi».
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